Governare il futuro

Google StreetView ora chiede aiuto agli utenti per finire di fotografare il mondo

Street View, il popolare servizio di immagini georeferenziate di casa Google oggi può contare su  170 miliardi di foto scattate lungo 10 milioni di miglia di strade più o meno di tutto il mondo.

Ma ci sono ancora – non so se dire per fortuna o per sfortuna – milioni di angoli del pianeta rimasti oscuri e a Mountain View non amano iniziare un puzzle e poi lasciarlo incompleto.

Si comincia, quindi, a Toronto, New York, Austin, Nigeria, Indonesia e Costa Rica ma, progressivamente, la nuova funzionalità sarà resa disponibile in altre città e regioni del mondo.

Gli utenti di uno smartphone android e di un’app di realtà aumentata potranno scattare foto di un civico, un incrocio, una nuova costruzione, una casa di campagna o in riva al mare non ancora mappati su Google Street View e consegnare quel luogo, più o meno per sempre, alla storia come è accaduto per la più parte del mondo ormai immortalato da Google.

E, a quel punto, gli utenti di Google che utilizzeranno l’applicazione, nel percorrere digitalmente questa o quella strada, si troveranno davanti a mappe fotografiche ancora più precise di quelle di oggi.

Insomma il puzzle del mondo iniziato da Google lo potremo completare noi.

Le foto scattate dagli utenti, fanno sapere da Mountain View saranno pubblicate con le stesse accortezze in termini di privacy che accompagnano la pubblicazione delle immagini catturate dai dispositivi di Google: le targhe saranno oscurate e i visi delle persone, come si dice in gergo, pixellati ovvero resi digitalmente irriconoscibili.

Inutile dire che qualche dubbio resta perché una cosa è gestire la pubblicazione di immagini catturate rispettando una serie di standard super precisi da poche centinaia di persone specializzate e una cosa diversa è chiedere a centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo di scaricare i propri smartphone scattando foto a 360 gradi negli angoli più remoti del pianeta.

A prescindere da ciò che Google, in fondo al processo, deciderà di pubblicare o non pubblicare dopo aver eventualmente adottato le cautele del caso, inevitabilmente, se l’iniziativa avrà successo, il numero di foto scattate in luoghi più o meno affollati e che ritrarranno volti, targhe e ogni altro genere di elemento personale aumenterà esponenzialmente.

E, per quel che si capisce, questa montagna di informazioni dal basso sarà tutta caricata sui server di Mountain View prima di essere moderata, trattata, gestita, eventualmente pubblicata e, forse, cancellata e distrutta.

Insomma, come spesso accade, l’idea è buona, è utile, è preziosa ma è troppo presto per dire che non è esente da rischi superiori ai benefici che produrrà per la collettività.

Come sempre nessun allarme e nessuna ragione per gridare altolà, ma un invito a tutti alla riflessione e a Google alla cautela, tanta cautela quanta ne serve sempre quando si ammassano foto di centinaia di milioni di persone senza esser certi che gradiscano esser ritratti e senza esser certi che poi siano utili per davvero.