Lo scorso 24 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il programma strategico nazionale per l’intelligenza artificiale. Sei obiettivi, undici settori prioritari sui quali concentrare gli sforzi e 3 aree di azioni quelli individuati dal Governo.
È una buona notizia, anzi, un’ottima notizia.
E però non possiamo dimenticarci lo stato di analfabetismo digitale nel quale versa il Paese, una condizione che la pandemia ha solo mascherato imponendo a tutti di impugnare lo smartphone e a iniziare a vivere la propria vita anche nella dimensione digitale.
Ma aver imparato a far la spesa online, ordinare una pizza a domicilio e a esibire il green pass all’ingresso di un ristorante non significa, naturalmente, esser diventati, dalla sera alla mattina, cittadini digitali.
Uno dei pilastri del programma nazionale per l’intelligenza artificiale è la formazione di competenze specifiche nei settori di riferimento.
Bene, benissimo perché senza, specie un Paese come il nostro tradizionalmente allergico, alle discipline tecniche, matematiche, informatiche e scientifiche in genere non si va da nessuna parte.
C’è, però, un ma.