Privacy Daily

PRIVACY DAILY 58/2023

La Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una proposta di legge che conferirebbe al Presidente Biden l’autorità per vietare TikTok. “Le implicazioni sono ottime per chiunque abbia perso quote di mercato a favore di TikTok”, ha dichiarato in un’intervista Laura Martin, analista di Needham, aggiungendo che Snap, Meta e YouTube potrebbero essere “enormi beneficiari” se il divieto dovesse avere luogo. TikTok ha avuto un’ascesa vertiginosa negli Stati Uniti e il suo impatto è stato particolarmente evidente nel 2022, quando un’economia in crisi ha fatto crollare il mercato delle pubblicità online. Nel 2021, TikTok ha superato il miliardo di accessi mensili. Un sondaggio del Pew Research Center di agosto ha rilevato che il 67% degli adolescenti statunitensi utilizza TikTok e il 16% ha dichiarato di utilizzarlo quasi costantemente. Secondo Insider Intelligence, TikTok controlla il 2,3% del mercato mondiale degli annunci digitali, dietro solo a Google (compreso YouTube), Facebook (compreso Instagram), Amazon e Alibaba. Ma le preoccupazioni relative alla protezione dei dati personali sono man mano cresciute. “Un divieto statunitense su TikTok è un divieto all’esportazione della cultura e dei valori americani verso il più di un miliardo di persone che utilizza il nostro servizio in tutto il mondo”, ha dichiarato un portavoce di TikTok. “Siamo delusi di vedere questa legislazione affrettata andare avanti, nonostante il suo considerevole impatto negativo sui diritti di libertà di parola di milioni di americani che usano e amano TikTok”. Tuttavia la strada da percorrere prima che un vero divieto possa essere implementato è ancora lunga. Se la legge dovesse passare alla Camera, controllata dai repubblicani, transiterebbe al Senato, a maggioranza democratica. Ma sarà una sfida, vista l’opposizione già espressa da alcuni esponenti democratici. Inoltre, anche qualora la legge venisse approvata in Senato, Biden dovrebbe decidere se porre il veto o firmare.

Nel Regno Unito, YouTube è stato accusato di raccogliere i dati di visualizzazione di bambini di età inferiore ai 13 anni. Così viene sostenuto in un reclamo presentato all’Autorità garante privacy britannica (Information Commissioner’s Office, ICO) dall’attivista Duncan McCann, appartenente al gruppo 5Rights Foundation. YouTube ha risposto dichiarando di aver investito nella protezione delle famiglie, prevedendo apposite modalità per il trattamento dei contenuti destinati ai bambini. “Continuiamo il nostro engagement con l’ICO su questo tema prioritario e con le altre principali parti interessate, tra cui bambini, genitori ed esperti di protezione dell’infanzia”, ha dichiarato un portavoce di Alphabet, società madre di Google e Youtube. L’azienda ha sempre dichiarato che il suo servizio non è destinato all’uso da parte di bambini di età inferiore ai 13 anni e offre un’applicazione separata per bambini chiamata YouTube Kids, oltre a una “esperienza supervisionata” che richiede il consenso dei genitori. McCann sostiene, però, che molti bambini guardano i contenuti di YouTube sui dispositivi di famiglia, dove questi dati possono essere raccolti per impostazione predefinita perché non sono registrati come account per bambini. Questo reclamo potrebbe essere il primo test del Children’s Code dell’ICO, introdotto nel 2020, quando alle aziende tecnologiche è stato concesso un anno di tempo per conformarsi. All’epoca YouTube aveva dichiarato che avrebbe disattivato la riproduzione automatica predefinita dei video e bloccato il targeting e la personalizzazione degli annunci per tutti i bambini. Secondo l’autorità di regolamentazione Ofcom, nel 2021 l’89% dei bambini nel Regno Unito di età compresa tra i 3 e i 17 anni ha utilizzato la piattaforma video. Le aziende che violano il Codice possono incorrere in multe salate, simili alle sanzioni previste per la violazione delle leggi sulla protezione dei dati. L’ICO ha dichiarato che esaminerà attentamente il reclamo.

Le piccole imprese australiane potrebbero presto essere obbligate a conformarsi al Privacy Act. Fino ad oggi, infatti, le imprese con un fatturato annuo pari o inferiore a 3 milioni di dollari erano rimaste escluse dall’applicazione della disciplina in materia di protezione dei dati. Ma l’ampia revisione del Privacy Act da parte del Dipartimento del Attorney – General ha esposto la necessità di eliminare l’esenzione, che risale a 20 anni fa e che è stata introdotta prima dell’adozione delle piattaforme online da parte delle imprese. L’Autorità garante privacy australiana, Angelene Falk, ha dichiarato che il rischio che le piccole imprese siano vittime di cybercrime è in aumento. “Anche se le piccole imprese potrebbero fare del loro meglio per proteggere le informazioni personali, non esiste alcun obbligo legale in tal senso e quindi non esiste alcuna possibilità di ricorso per gli individui se le loro informazioni personali vengono compromesse”, ha dichiarato la Falk. Qualora le piccole imprese venissero ricomprese nell’ambito di applicazione della legge, dovrebbero dire ai loro clienti come gestiscono le informazioni personali. “Dovrebbero avere una politica sulla privacy, dovrebbero garantire la sicurezza delle informazioni personali e cancellarle o de-identificarle quando non sono più necessarie per i loro scopi”, aggiunge sempre la Falk. La riforma del Privacy Act gode di ampio appoggio, mentre i gruppi imprenditoriali hanno espresso il timore per i costi della compliance, che potrebbero, a loro detta, danneggiare gravemente i 2,5 milioni di piccole imprese presenti in Australia.

English version

The Foreign Affairs Committee of the US House of Representatives has approved a bill that would give President Biden the authority to ban TikTok. “The implications are great for anyone who has lost market share to TikTok,” Needham analyst Laura Martin said in an interview, adding that Snap, Meta and YouTube could be “huge beneficiaries” if the ban were to take place. TikTok has had a meteoric rise in the US and its impact was particularly evident in 2022, when a slumping economy caused the online advertising market to collapse. In 2021, TikTok exceeded one billion monthly hits. A Pew Research Center survey in August found that 67% of US teenagers use TikTok and 16% said they use it almost constantly. According to Insider Intelligence, TikTok controls 2.3% of the global digital ad market, behind only Google (including YouTube), Facebook (including Instagram), Amazon and Alibaba. But concerns about the protection of personal data have gradually grown. “A US ban on TikTok is a ban on exporting American culture and values to the more than one billion people who use our service around the world,” said a TikTok spokesperson. “We are disappointed to see this rushed legislation move forward, despite its considerable negative impact on the free speech rights of millions of Americans who use and love TikTok.” However, there is still a long way to go before a real ban can be implemented. If the bill were to pass the Republican-controlled House, it would pass the Democratic-controlled Senate. But it will be a challenge, given the opposition already expressed by some Democrats. Moreover, even if the bill passes the Senate, Biden would have to decide whether to veto or sign it.

In the UK, YouTube has been accused of collecting viewing data of children under the age of 13. This is alleged in a complaint lodged with the UK’s Information Commissioner’s Office (ICO) by activist Duncan McCann, a member of the group 5Rights Foundation. YouTube responded by stating that it has invested in the protection of families by making special arrangements for the processing of children. “We remain committed to continuing our engagement with the ICO on this priority issue and with other key stakeholders, including children, parents and child protection experts,” said a spokesperson for Alphabet, parent company of Google and YouTube. The company has always stated that its service is not intended for use by children under the age of 13 and offers a separate children’s app called YouTube Kids, as well as a ‘supervised experience’ that requires parental consent. McCann claims, however, that many children watch YouTube content on family devices, where this data can be collected by default because they are not registered as children’s accounts. This complaint could be the first test of the ICO’s Children’s Code, introduced in 2020, when technology companies were given a year to comply. At the time, YouTube said it would disable default autoplay of videos and block targeting and personalisation of ads for all children. According to regulator Ofcom, 89% of children in the UK aged between 3 and 17 used the video platform in 2021. Companies that breach the Code may face steep fines, similar to the penalties for breaching data protection laws. The ICO said it will closely examine the complaint.

Australian small businesses may soon be required to comply with the Privacy Act. Until now, businesses with an annual turnover of $3 million or less were excluded from the data protection regulations. But the Department of the Attorney – General’s extensive review of the Privacy Act has exposed the need to remove the exemption, which dates back 20 years and was introduced before the adoption of online platforms by businesses. Australia’s Privacy Authority, Angelene Falk, said the risk of small businesses falling victim to cybercrime was increasing. “While small businesses might do their best to protect personal information, there is no legal obligation to do so and therefore no recourse for individuals if their personal information is compromised,” Falk said. If small businesses are brought within the scope of the law, they should tell their customers how they handle personal information. “They should have a privacy policy, they should ensure the security of personal information and delete or de-identify it when it is no longer needed for their purposes,” Falk added. While there is broad support for privacy act reform, business groups have expressed concern about the cost of compliance, which they say could severely damage Australia’s 2.5 million small businesses.