Privacy Daily

PRIVACY DAILY 75/2023

Lo Utah è il primo Stato americano a limitare i trattamenti dei dati degli adolescenti da parte dei social media. Il governatore Spencer Cox sta per firmare due proposte di legge che mirano a proteggere i bambini dalla dipendenza e da altri potenziali danni dei social media. Le piattaforme dovranno ottenere il consenso dei genitori, se un utente di età inferiore ai 18 anni deciderà di aprire un account, e potrebbero incorrere in sanzioni e azioni legali in caso di violazioni. Queste proposte di legge sono tra gli sforzi più importanti che hanno impegnato quest’anno i legislatori statali in tutti gli Stati Uniti per regolamentare la fruizione dei servizi online da parte dei minori. La prima proposta richiede alle piattaforme di social media di verificare l’età degli utenti a partire dal 1° marzo 2024. Agli adolescenti verrebbe impedito, inoltre, di utilizzare i social media durante alcune ore notturne senza che un genitore modifichi le impostazioni dell’account. È inoltre prevista una limitazione della raccolta di informazioni personali dei minori. La seconda misura vieterebbe alle aziende di social media di utilizzare funzioni di design che creano dipendenza per i giovani sotto i 18 anni a partire dal 1° marzo 2024. Le violazioni potrebbero comportare sanzioni di 250.000 dollari per ogni funzione o pratica che crea dipendenza e di 2.500 dollari per ogni minore esposto, a meno che le aziende non verifichino e correggano le loro pratiche entro un determinato periodo di tempo. La misura prevede anche un diritto di azione legale per i danni subiti dal titolare di un account minorenne. Se l’utente ha meno di 16 anni, vi sarebbe una presunzione che il danno si sia verificato, rendendo più facile il successo di una richiesta di risarcimento in tribunale.

Secondo uno studio, alcune delle 12 principali app australiane per la fertilità raccolgono e vendono dati particolari. Lo studio, condotto congiuntamente da Katharine Kemp, researcher in law presso l’Università del New South Wales, e dal gruppo di consumatori Choice, ha valutato le privacy policy delle 12 app per la fertilità più popolari in Australia. Choice ha riscontrato che BabyCenter consentirebbe all’azienda di raccogliere informazioni sui propri utenti attraverso altre aziende e broker di dati, nonché di vendere dati personali ad altre aziende o di fornirli ad aziende che fanno pubblicità all’interno dell’app. Inoltre, permetterebbe alle aziende di tracciare i dati all’interno dell’app, a meno che non si scelga di non farlo, senza peraltro specificare se i dati vengono cancellati dopo un certo periodo di tempo. Choice ha scoperto che le app Glow Fertility, Nurture ed Eve “raccolgono ulteriori informazioni” sugli utenti da altre aziende, descritte solo come fonti di terze parti. Per di più, le app disporrebbero di tecnologie di tracciamento. Stando ai terms of service di Glow, tutti i dati degli utenti potrebbero essere diffusi a un’altra società, qualora l’app o il database venissero venduti. È stato, altresì, riscontrato che le app Ovia Fertility e Pregnancy raccoglierebbero numerosi dati non necessari per l’applicazione, tra cui malattie, situazione finanziaria, abitazione, sicurezza e livello di istruzione. Queste app potrebbero anche condividere la posizione e l’attività all’interno dell’app con gli inserzionisti. Choice ha riferito che l’app What To Expect è in grado di raccogliere informazioni sui suoi utenti da altre aziende, compresi gli intermediari di dati, consente la vendita dei dati degli utenti e permette ad altre aziende di tracciare gli utenti nell’app. Un esponente di Choice ha dichiarato che l’aspetto più preoccupante è la monetizzazione dei dati da parte delle app.

Neanche l’Intelligenza artificiale di ChatGpt è al sicuro da guasti tecnici che potrebbero pregiudicare la privacy. Nelle scorse ore, il software ha smesso di funzionare. A causare il disservizio la decisione dello sviluppatore, OpenAI, di bloccare temporaneamente la piattaforma per un bug, un errore che ha esposto i titoli delle conversazioni degli utenti. Il contenuto delle conversazioni, come ha precisato OpenAI a Bloomberg, non è stato diffuso. Dopo aver intercettato il problema la società, su cui Microsoft ha investito molto nei mesi scorsi, ha bloccato l’accesso alla chatbot per evitare che l’errore di privacy si estendesse ulteriormente. Prima di essere messo offline, sulla pagina principale di ChatGpt, invece di vedere la cronologia dei titoli delle proprie chat con l’AI, si potevano leggere quelli, casuali, di altri navigatori. Per evitare altri problemi, anche dopo la risoluzione, la cronologia degli utenti è rimasta indisponibile, con l’impossibilità di accedere alle domande fatte in precedenza all’intelligenza artificiale. La pagina di stato di ChatGpt ha specificato che OpenAI sta ancora lavorando per ripristinare il tutto.

English version

Utah is the first US state to restrict the processing of teenagers’ data by social media. Governor Spencer Cox is about to sign two bills that aim to protect children from the addiction and other potential harms of social media. Platforms will have to obtain parental consent if a user under the age of 18 decides to open an account, and could face penalties and legal action for violations. These bills are among the most important efforts that have engaged state legislators across the US this year to regulate minors’ use of online services. The first proposal would require social media platforms to verify the age of users as of 1 March 2024. Teenagers would also be prevented from using social media during certain hours at night without a parent changing their account settings. There would also be a restriction on the collection of personal information from minors. The second measure would prohibit social media companies from using addictive design features for young people under the age of 18 from 1 March 2024. Violations could result in penalties of $250,000 for each addictive feature or practice and $2,500 for each exposed minor, unless companies verify and correct their practices within a specified time period. The measure also provides a right of action for damages suffered by a minor account holder. If the user is under 16 years of age, there would be a presumption that the damage has occurred, making it easier to make a successful claim in court.

Some of Australia’s top 12 fertility apps collect and sell special data, according to a study. The study, conducted jointly by Katharine Kemp, a researcher in law at the University of New South Wales, and the consumer group Choice, assessed the privacy policies of the 12 most popular fertility apps in Australia. Choice found that BabyCenter would allow the company to collect information about its users through other companies and data brokers, as well as sell personal data to other companies or provide it to companies that advertise within the app. It would also allow companies to track data within the app unless you choose not to, without specifying whether the data is deleted after a certain period of time. Choice found that the apps Glow Fertility, Nurture and Eve ‘collect additional information’ about users from other companies, described only as third-party sources. What is more, the apps would have tracking technologies. According to Glow’s terms of service, all user data could be disclosed to another company if the app or database were sold. It was also found that the Ovia Fertility and Pregnancy apps would collect a lot of data not needed for the app, including illness, financial situation, housing, security and education level. These apps could also share location and activity within the app with advertisers. Choice reported that the What To Expect app is able to collect information about its users from other companies, including data brokers, allows the sale of user data, and allows other companies to track users in the app. A Choice representative stated that the most worrying aspect is the monetisation of data by apps.

Not even ChatGpt’s artificial intelligence is safe from technical failures that could affect privacy. In recent hours, the software has stopped working. The disruption was caused by the decision of the developer, OpenAI, to temporarily block the platform due to a bug, an error that exposed the titles of users’ conversations. The content of the conversations, as OpenAI clarified to Bloomberg, was not released. After intercepting the problem, the company, in which Microsoft has invested heavily in recent months, blocked access to the chatbot to prevent the privacy error from spreading further. Before being taken offline, on ChatGpt’s main page, instead of seeing the history of one’s chats with the AI, one could read the random ones of other surfers. To avoid other problems, even after the resolution, the users’ history remained unavailable, making it impossible to access the questions previously asked by the artificial intelligence. The ChatGpt status page specified that OpenAI is still working to restore everything.