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Governare il futuro – Una legge dalla parte dei bambini online

Si chiama Kids Online Safety Act ed è un disegno di legge bipartisan appena presentato davanti al Congresso degli Stati Uniti d’America per provare a rendere internet e l’universo dei social network in particolare un luogo-non luogo più a misura di bambini.

Imporre ai gestori delle grandi piattaforme online di fare di più per i bambini e, soprattutto, di anteporre l’interesse di questi ultimi al proprio interesse economico.

È questa la sintesi del disegno di legge che pone a carico dei fornitori di servizi online una serie di obblighi specifici che vanno, essenzialmente, in cinque direzioni nell’interesse dei minori di sedici anni.

La prima.

Garantire che ai più piccoli non finiscano sotto gli occhi contenuti non adatti alla loro età.

La seconda.

Scongiurare il rischio che gli adulti possano contattare i più piccoli via social o raccogliere loro dati personali.

La terza.

Fornire ai bambini e ai loro genitori strumenti e canali efficaci e sicuri per segnalare agli stessi gestori delle piattaforme eventuali problemi.

La quarta.

Rinunciare a usare ogni genere di soluzione tecnologica – tipo l’autoplay dei video successivi a quello che si è scelto di vedere – finalizzata a trattenere il bambino sulla piattaforma per più tempo possibile e consentire a quest’ultimo, sempre allo stesso fine, di disabilitare ogni meccanismo di suggerimento di contenuti che potrebbero interessarlo.

La quinta.

Garantire alla comunità accademica e a centri di ricerca specializzati di accedere e analizzare i dati e le informazioni rilevanti ai fini di verificare se e in che termini gli interessi dei minori sono, effettivamente, anteposti a quelli del business.

Non c’è ragione di negare che molte piattaforme – anche se non tutte – offrono già, in ordine sparso, una o più delle opzioni e degli strumenti che il disegno di legge, ora, vorrebbe obbligare tutte ad adottare ma l’iniziativa bipartisan appena assunta davanti al Congresso americano va, comunque, nella direzione giusta nel metodo e nel merito.

Nel metodo perché l’idea di una legge contenente una serie di previsioni specificatamente rivolte a fissare il principio secondo il quale l’interesse dei bambini viene prima di quello economico è preziosa e porta con sé un messaggio che, specie in una stagione come questa nella quale le cose dell’economia sembrano avere il sopravvento su tutto il resto, andrebbe diffuso in ogni sede.

Nel merito perché i profili messi in fila dai parlamentari americani sono alcuni tra quelli che possono davvero rendere la dimensione digitale più a misura di bambino.

È decisamente un’iniziativa da imitare.

Sarebbe oltremodo importante se, anche da questa parte dell’oceano, anche nel nostro Paese, tra tanti decreti legge, per carità tutti egualmente importanti, per fronteggiare l’emergenza sanitaria e garantire la ripartenza del Paese, si decidesse di dedicare un decreto e un Consiglio dei Ministri al varo di un provvedimento del genere perché non c’è dubbio che l’esigenza di rendere l’ecosistema digitale un luogo-non luogo nel quale i bambini possano crescere e svilupparsi in maniera più sana rappresenta, e rappresenterà sempre di più negli anni che verranno, un’autentica emergenza della quale abbiamo troppo a lungo omesso di occuparci.

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