Il rapporto dell’ICO che mette in guardia sui rischi delle tecnologie che monitorano il cervello
L’Autorità garante britannica (Information Commissioner’s Office, ICO) ha pubblicato un rapporto intitolato “ICO tech futures: neurotechnology”, che illustra i possibili sviluppi futuri delle neurotecnologie.
Questo rapporto prende in considerazione in particolare la raccolta, l’analisi e l’utilizzo delle informazioni prodotte direttamente dal cervello e dal sistema nervoso, definite neurodati. Si va dal monitoraggio dei livelli di concentrazione sul lavoro a concetti più distanti, come le protesi intelligenti in grado di imitare i modelli cerebrali per garantire una maggiore reattività.
Si tratta di un’introduzione dal punto di vista normativo, che esamina l’impatto delle neurotecnologie e dei neurodati sulla privacy.
Nel rapporto l’Autorità ammonisce rispetto ai rischi discriminatori sottesi all’utilizzo delle neurotecnologie, nonostante i possibili impieghi siano molto promettenti. L’ICO prevede, infatti, che già nel prossimo decennio si diffonderà l’uso della tecnologia per monitorare i neurodati.
Ad oggi, nel Regno Unito la neurotecnologia è impiegata nel settore sanitario, nell’ambito del quale vigono norme molto severe. Mediante questa tecnologia è possibile prevedere, diagnosticare e trattare malattie fisiche e mentali complesse, rendendo più efficace la risposta alle cure per malattie come la demenza o il morbo di Parkinson. A maggio, Gert-Jan Oskam, un uomo olandese di 40 anni rimasto paralizzato in un incidente ciclistico 12 anni fa, è stato in grado di camminare di nuovo grazie a impianti elettronici nel suo cervello.
Ma le neurotecnologie si stanno rapidamente sviluppando per essere utilizzate non solo nei settori del benessere personale e dello sport, ma anche in quello del marketing e nel monitoraggio dei lavoratori.
L’ICO rileva che le neurotecnologie devono essere sviluppate e testate su un numero sufficientemente ampio di persone, altrimenti rischiano di incorporare bias e dati imprecisi, con potenziali conseguenze negative per individui e gruppi.
Il rischio è, infatti, che si possano creare scenari discriminatori della più varia natura. Ad esempio, in ambito lavoristico, alcuni soggetti potrebbero restare esclusi da promozioni o opportunità di lavoro se risultassero appartenere a schemi neurologici “indesiderati”.
Oltre ai rischi connessi ad eventuali discriminazioni, l’ICO sottolinea la necessità di rendere comprensibili la tecnologia e la terminologia specifica, nonché di addivenire a forme di cooperazione normativa per garantire chiarezza in un’area scientificamente, eticamente e giuridicamente complessa.
A tal fine, l’Autorità prevede di invitare le organizzazioni interessate a collaborare con l’apposita Regulatory Sandbox e di coinvolgere l’opinione pubblica allo scopo di saggiarne il livello di consapevolezza e le principali preoccupazioni in materia di neurotecnologie e privacy.
L’ICO si propone anche di sviluppare una guida specifica sui dati neurologici nel medio termine.
Tale guida terrà in considerazione le principali definizioni legislative e tecniche di neurotecnologia, evidenzierà i collegamenti con i documenti dell’ICO già esistenti e le posizioni dell’Autorità rispetto ai rischi emergenti e fornirà casi di studio specifici per ciascun settore al fine di individuare le good practices entro il 2025.