Privacy Daily

PRIVACY DAILY 61/2023

La Cina sta per istituire una nuova agenzia governativa per centralizzare la gestione delle banche dati. Lo riporta un articolo del Wall Street Journal, ripreso dalle agenzie. Pechino starebbe cercando di razionalizzare la propria struttura regolatoria, attualmente ripartita in vari soggetti (Amministrazione del Cyberspazio della Cina, Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione, Commissione Nazionale dello Sviluppo e delle Riforme ecc.). Secondo fonti ben informate, il nuovo ufficio nazionale per i dati è destinato a diventare il massimo regolatore cinese per tutte le principali materie legate ai dati, facendo marcare un cambiamento rispetto all’attuale quadro in cui le competenze sono spesso condivise tra le amministrazioni, provocando dubbi tra le imprese e i cittadini. Il piano per la creazione dell’agenzia dovrebbe essere discusso e approvato dall’Assemblea nazionale del popolo durante la sua sessione annuale, che durerà fino al 13 marzo. Qualora fosse istituita, l’agenzia sarebbe titolare di varie decisioni strategiche, tra cui quelle relative all’esportazione dei dati generati dalle operazioni delle multinazionali in Cina. Inoltre, l’agenzia stabilirebbe e applicherebbe le regole di raccolta e condivisione dei dati. Per giunta, la nuova agenzia sarebbe competente anche su altre questioni in ambito digitale, come l’uso di algoritmi per la manipolazione dei dati o per indurre la dipendenza da internet tra i minori, oltre a identificare le vulnerabilità della sicurezza dei dati che sono soggette a cyberattacchi. Ad oggi, l’Assemblea nazionale del popolo e l’Ufficio informazioni del Consiglio di Stato non hanno ancora commentato la notizia. Ciononostante, diversi alti dirigenti avrebbero espresso preoccupazione per il fatto che un nuovo soggetto regolatore possa soffocare l’innovazione nel settore tecnologico, già in crisi, dopo un giro di vite di due anni sulle aziende tecnologiche.

WhatsApp si è impegnata a essere più trasparente sulle modifiche ai suoi termini di servizio. Ciò fa seguito ad un ampio dialogo della società con le autorità di protezione dei consumatori dell’UE e con la Commissione europea (CPC network). L’azienda renderà più facile per gli utenti rifiutare gli aggiornamenti e spiegherà chiaramente quando tale rifiuto comporterà l’impossibilità di utilizzare i servizi di WhatsApp. Inoltre, l’azienda ha ribadito che i dati personali degli utenti non vengono condivisi con terze parti o altre società Meta – tra cui Facebook – per scopi pubblicitari. Il dialogo è stato coordinato dall’Agenzia svedese per i consumatori e dalla Commissione irlandese per la concorrenza e la protezione dei consumatori e facilitato dalla Commissione. Il Commissario per la Giustizia, Didier Reynders, ha dichiarato di aver accolto con favore l’impegno di WhatsApp a modificare le sue pratiche per conformarsi alle norme dell’UE, a informare attivamente gli utenti di qualsiasi modifica al loro contratto e a rispettare le loro scelte. La CPC network monitorerà attivamente l’attuazione di questi impegni da parte di WhatsApp in occasione di eventuali futuri aggiornamenti e, se necessario, imporrà il rispetto delle norme anche attraverso l’irrogazione di sanzioni. Ciò si pone, peraltro, nel solco tracciato dal Digital Services Act, il quale prevede l’obbligo per i servizi di avere termini e condizioni chiari, spiegando all’utente in un linguaggio comprensibile quando il loro contenuto o il loro account possono essere interessati da determinate restrizioni. Uno degli obiettivi del DSA è infatti integrare l’attuale disciplina della concorrenza e della protezione dei dati personali, garantendo che non venga lasciata alcuna lacuna normativa per le piattaforme per manipolare gli utenti.

Secondo il Department of Corrections della Virginia, i nastri delle registrazioni audio delle esecuzioni dei condannati a morte devono rimanere segreti. La National Public Radio (NPR) ha, infatti, recentemente pubblicato alcune registrazioni – ottenute presso la Library of Virginia – relative a esecuzioni capitali mediante la sedia elettrica avvenute tra il 1987 e il 2017. Dopo la messa in onda da parte della NPR, il Department of Corrections dello Stato ha richiesto la restituzione dei nastri e Library of Virginia, titolare delle cassette, ha acconsentito. Il Dipartimento ha poi respinto la richiesta dell’Associated Press volte ad ottenere copie di tutte le registrazioni delle esecuzioni in suo possesso, citando le eccezioni previste dalla legge sugli Open Records che riguardano la riservatezza delle cartelle cliniche e delle informazioni sul personale. Diversi esperti hanno, però, affermato che le quattro registrazioni in Virginia e altri 23 nastri di esecuzioni in Georgia – rilasciati due decenni fa – sono ritenuti le uniche registrazioni di esecuzioni pubblicamente disponibili negli Stati Uniti. Questi nastri offrono uno sguardo privilegiato sulle esecuzioni, procedimenti governativi spesso avvolti nella segretezza e a cui possono assistere solo in pochi, tra cui funzionari del carcere, familiari delle vittime e giornalisti. Peraltro, anche a coloro che sono autorizzati ad assistere, spesso viene impedito di vedere o ascoltare l’intero processo di esecuzione. Un rapporto del 2018 ha rilevato che dei 17 Stati federali che hanno effettuato esecuzioni tra gennaio 2011 e agosto 2018, ben 14 Stati hanno impedito ai testimoni di vedere almeno una parte dell’esecuzione, mentre 15 Stati hanno addirittura impedito ai testimoni di sentire ciò che accadeva all’interno della camera di esecuzione.

English version

China is about to set up a new government agency to centralise database management. This was reported in a Wall Street Journal article, which was picked up by the agencies. Beijing is reportedly trying to rationalise its regulatory structure, which is currently divided into various entities (Cyberspace Administration of China, Ministry of Industry and Information Technology, National Development and Reform Commission, etc.). According to well-informed sources, the new national data bureau is destined to become China’s top regulator for all major data-related matters, marking a change from the current framework in which competences are often shared between administrations, causing doubts among businesses and citizens. The plan to establish the agency is expected to be discussed and approved by the National People’s Congress during its annual session, which runs until 13 March. If established, the agency would be in charge of various strategic decisions, including those related to the export of data generated by multinational corporations’ operations in China. In addition, the agency would establish and enforce data collection and sharing rules. In addition, the new agency would also be responsible for other digital issues, such as the use of algorithms to manipulate data or induce internet addiction among minors, as well as identify data security vulnerabilities that are prone to cyber-attacks. To date, the National People’s Congress and the State Council Information Office have not commented on the news. Nonetheless, several senior executives have reportedly expressed concern that a new regulator could stifle innovation in the technology sector, which is already in crisis after a two-year crackdown on technology companies.

WhatsApp has committed to being more transparent about changes to its terms of service. This follows extensive dialogue by the company with EU consumer protection authorities and the European Commission (CPC network). The company will make it easier for users to reject updates and clearly explain when such a rejection will result in the inability to use WhatsApp’s services. Furthermore, the company reiterated that users’ personal data is not shared with third parties or other Meta companies – including Facebook – for advertising purposes. The dialogue was coordinated by the Swedish Consumer Agency and the Irish Competition and Consumer Protection Commission and facilitated by the Commission. Justice Commissioner Didier Reynders said he welcomed WhatsApp’s commitment to change its practices to comply with EU rules, to actively inform users of any changes to their contract and to respect their choices. The CPC network will actively monitor WhatsApp’s implementation of these commitments in any future updates and, if necessary, enforce compliance including through the imposition of sanctions. This is also in line with the Digital Services Act, which requires services to have clear terms and conditions, explaining to the user in understandable language when their content or account may be affected by certain restrictions. In fact, one of the objectives of the DSA is to complement the existing competition and personal data protection regulations, ensuring that no regulatory loopholes are left for platforms to manipulate users.

According to the Virginia Department of Corrections, tapes of audio recordings of executions of those sentenced to death must remain secret. National Public Radio (NPR) has, in fact, recently released recordings – obtained from the Library of Virginia – of executions by electric chair that took place between 1987 and 2017. After NPR aired them, the state’s Department of Corrections requested the return of the tapes, and Library of Virginia, the owner of the tapes, agreed. The Department then rejected the Associated Press’ request to obtain copies of all the execution tapes in its possession, citing exceptions in the Open Records Act regarding the confidentiality of medical records and personnel information. Several experts have, however, affirmed that the four recordings in Virginia and 23 other tapes of executions in Georgia released two decades ago are believed to be the only publicly available recordings of executions in the United States. These tapes offer an insider’s view of executions, government proceedings that are often shrouded in secrecy and witnessed by only a handful of people, including prison officials, victims’ relatives and journalists. Moreover, even those who are authorised to attend are often prevented from seeing or hearing the entire execution process. A 2018 report found that of the 17 federal states that carried out executions between January 2011 and August 2018, as many as 14 states prevented witnesses from seeing at least part of the execution, while 15 states even prevented witnesses from hearing what was happening inside the execution chamber.