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“La rivoluzione informatica”, conoscenza, consapevolezza e potere nella società digitale. Il volume di Enrico Nardelli per Edizioni Themis

“La rivoluzione informatica” di Enrico Nardelli per Edizioni Themis è un libro che ha iniziato a prendere forma, come evidenzia l’autore, nel 2013, man mano che cresceva nel tempo la necessità di insegnare l’informatica. L’obiettivo del testo – che parte dai concetti base di informatica descrivendo poi l’evoluzione dell’insegnamento dell’informatica nel panorama nazionale e internazionale, tracciando l’impatto sociale dell’informatica fornendo una visione politica (nel senso aristotelico del termine) della società digitale – è quello di far comprendere l’influenza della tecnologia digitale sulle persone e sulla società in generale e cosa si dovrebbe fare e si sta facendo rispetto ad essa. Secondo l’Autore, professore ordinario di Informatica presso l’Università di “Tor Vergata”, è necessario che l’informatica come scienza sia insegna a scuola fin dai primi anni, convinto della come la scienza informatica sia componente costitutiva dell’istruzione di qualunque cittadino. L’autore si sofferma anche sulle conseguenze che la pandemia da Covid 19 ha impresso ai comportamenti sociali di gran parte dell’Umanità e sul ruolo che le tecnologie digitali hanno giocato nel tenere sotto controllo il contagio. Accanto all’attenta analisi dell’evoluzione e del ruolo dell’informatica come dell’importanza per il sistema Paese di dotarsi di della capacità di controllare e governare le infrastrutture e i dati digitali, l’Autore disegna anche delle soluzioni per attuare uno sviluppo più equilibrato della società digitale ricordando ad esempio la via del “cooperativismo delle piattaforme”, espressione resa popolare da Trebor Sholz, professore dell’Università The News School di New Yord dove dirige l’Istitutto per l’Economia Digitale Cooperativa e il Consorzio per il cooperativismo delle Piattaforme. Una locuzione quella di “cooperativismo delle piattaforme” utilizzata anche in contrapposizione a “piattaforme estrattive” cioè quei sistemi attarverso cui le big tech estraggono, “il profitto dalle interazioni tra utenti finali e lavoratori che attraverso di essere sono messi in contatto”. Un approccio questo tramite il quale la proprietà e la guida del processo di sviluppo di una piattaforma digitale – continua l’Autore richiamando Trebors – “vengono attuate in modo coordinato da parte dei loro sviluppatori informatici e della forza lavoro che attraverso di essere si relazione all’utenza finale”. In tale modo, si possono offrire servizi convenienti per gli utenti, sfruttando la relazione fornitore cliente ed anche il vantaggio sociale di evitare lo sfruttamento della forza lavoro e il guadagno nella mani di pochissimi. L’Autore osserva infine come un tema non secondario sia quello del rispetto delle comunità locali, tema trascurato nella crescita delle piattaforme ma elemento fondamentale invece per il nostro benessere e per uno sviluppo economico e sociale equilibrato.