Privacy Daily

PRIVACY DAILY 37/2023

La Francia introdurrà un sistema di certificazione dell’età per bloccare l’accesso dei minori ai siti web pornografici. Lo ha annunciato Jean-Noël Barrot, ministro con delega al digitale, in un’intervista esclusiva a Le Parisien. “Sarà la fine dell’accesso ai siti pornografici per i nostri bambini”, ha dichiarato il ministro: tutti i siti web per adulti “dovranno adeguarsi, altrimenti sarà vietata loro la trasmissione sul territorio nazionale”. I dettagli di questa misura saranno presentati in settimana, secondo il quotidiano parigino, e troveranno attuazione a partire da settembre. La certificazione dell’età deve avvenire attraverso un “attestato digitale”, i cui dettagli tecnici non sono ancora stati definiti, ma che avrà anche l’obiettivo di preservare l’anonimato dell’utente di Internet. Attualmente, i siti pornografici chiedono agli utenti di certificare la loro età inserendo la data di nascita o, più semplicemente, premendo una casella per dire “sono maggiorenne”.

Negli ultimi decenni, il settore dei servizi finanziari di prestito al consumo si è affidato in larga misura a “fonti di dati non autorizzate”. Una soluzione a questo problema potrebbe essere il confidential computing: una tecnologia che consente di elaborare i dati in un ambiente sicuro e isolato, definito trusted execution environment. Il confidential computing impedisce l’accesso non autorizzato e garantisce un elevato livello di esattezza dei dati e integrità degli algoritmi. Questa tecnologia consente, peraltro, di elaborare i dati degli interessati nel formato più riservato possibile Già ci sono diverse ricerche in corso, anche approfondite, in materia, non ultimo il progetto Rally di Mozilla. Il concetto a cui si vuole arrivare è quello di una monetizzazione reciprocamente vantaggiosa dei dati dei motori di ricerca e il tempo ci dirà quali saranno le modalità tecniche più corrette per rafforzare il controllo degli utenti sui propri dati. Il confidential computing potrebbe essere un modo sicuro ed etico di utilizzare i dati personali, traendone il valore e rispettando le norme sulla privacy.

I dati degli utenti molesti delle app di dating potrebbero non essere più “al sicuro”. L’eSafety Commissioner australiano (ente federale che si occupa della sicurezza online) ha infatti dichiarato che le app di incontri potrebbero presto essere obbligate a fornire informazioni su coloro che usano l’app per molestare altri utenti e le ha esortate a semplificare i propri meccanismi di reclamo per cattiva condotta. Una ricerca dell’eSafety Commission basata su un campione 4783 persone e pubblicata in occasione dell’annuale Safer Internet Day, ha mostrato come nel 2022 quasi un terzo degli australiani abbia ricevuto online contenuti inappropriati e indesiderati, come pornografia o materiale violento, che il 30% è stato chiamato con nomi offensivi e che il 25% ha subito trattamenti illeciti delle proprie informazioni personali, ad esempio la condivisione di foto senza consenso. Gli intervistati si sono detti preoccupati per la proliferazione di account falsi o impostori online, anche su app di incontri, siti di gioco e piattaforme di social media e, complessivamente, i tre quarti degli adulti australiani hanno riportato almeno un’esperienza negativa online nell’ultimo anno.

English version

France will introduce an age verification system to block minors’ access to pornographic websites. This was announced by Jean-Noël Barrot, minister in charge of digital, in an exclusive interview with Le Parisien. ‘It will be the end of access to pornographic websites for our children,’ said the minister: all adult websites ‘will have to adapt, otherwise they will be banned from broadcasting on national territory’. The details of this measure will be presented this week, according to the Paris newspaper, and will be implemented from September. Age verification is to take place through a ‘digital certificate’, the technical details of which have yet to be finalised, but which will also aim to preserve the anonymity of the Internet user. Currently, pornographic sites ask users to certify their age by entering their date of birth or, more simply, by pressing a box to say ‘I am of age’.

In recent decades, the consumer financial services sector has relied heavily on ‘unauthorised data sources’. One solution to this problem could be confidential computing: a technology that allows data to be processed in a secure and isolated environment, called a trusted execution environment. Confidential computing prevents unauthorised access and guarantees a high level of data accuracy and algorithm integrity. Moreover, this technology allows the data of those concerned to be processed in the most confidential format possible. Already, there is a lot of ongoing research, even extensive, on this subject, not least Mozilla’s Rally project. The concept one wants to arrive at is that of a mutually beneficial monetisation of search engine data, and time will tell what will be the most correct technical ways to strengthen users’ control over their own data. Confidential computing could be a safe and ethical way of using personal data, extracting value from it and respecting privacy rules.

The data of harassing users of dating apps may no longer be ‘safe’. In fact, Australia’s eSafety Commissioner (a federal body that deals with online safety) has stated that dating apps may soon be required to provide information about users who use the app to harass other users, and urged them to simplify their misconduct complaint mechanisms. Research by the eSafety Commission based on a sample of 4783 people and released on the annual Safer Internet Day, showed that in 2022 almost a third of Australians had received inappropriate and unwanted content online, such as pornography or violent material, that 30 per cent had been called offensive names, and that 25 per cent had experienced unlawful processing of their personal information, such as sharing photos without consent. Respondents were concerned about the proliferation of fake or imposter accounts online, including on dating apps, gaming sites and social media platforms, and overall, three-quarters of Australian adults reported at least one negative online experience in the past year.