Privacy Daily

PRIVACY DAILY 76/2023

L’amministratore delegato di TikTok, Shou Chew, ha fatto la sua prima apparizione davanti al Congresso ed è stato immediatamente colpito da critiche feroci da parte dei legislatori. La presidente del Comitato per l’energia e il commercio della Camera, ha aperto l’audizione attaccando TikTok e dicendo: “La vostra piattaforma dovrebbe essere vietata”. “Mi aspetto che oggi diciate qualsiasi cosa per evitare questo risultato”, ha continuato, puntualizzando che “quando si festeggiano i 150 milioni di utenti americani su TikTok, si sottolinea l’urgenza che il Congresso agisca. Sono 150 milioni di americani su cui il Partito Comunista Cinese può raccogliere informazioni sensibili”. Rispondendo al fuoco di fila, Chew ha cercato di sottolineare l’indipendenza di TikTok dalla Cina e ha messo in risalto i suoi legami con gli Stati Uniti. “Abbiamo sedi a Los Angeles e Singapore e abbiamo 7.000 dipendenti negli Stati Uniti”, ha dichiarato. “Il punto cruciale è che si tratta di dati americani conservati su suolo americano da un’azienda americana e supervisionati da personale americano”. Sempre Chew ha affermato che “ByteDance non è un agente della Cina o di qualsiasi altro Paese”, facendo poi riferimento a tutte le misure che l’azienda ha adottato e intende adottare per risolvere i timori che il governo cinese possa accedere ai dati degli utenti di TikTok attraverso la sua potenziale influenza su ByteDance. Tra queste misure c’è la promessa di “mettere al riparo” i dati degli utenti statunitensi da “accessi stranieri non autorizzati”. Con la sua apparizione, Chew spera di mitigare l’accesa retorica di Washington sull’app, ma per farlo deve affrontare un enorme scetticismo da parte dei legislatori su TikTok e su se stesso. C’è da dire, però, che alla vigilia dell’udienza, decine di creators di TikTok che si oppongono al divieto hanno tenuto un’appassionata conferenza stampa in Campidoglio con il deputato Jamaal Bowman.

Aumenta la politicizzazione del tema delle cryptovalute e della privacy. Questa settimana, il governatore della Florida Ron DeSantis ha proposto una legge per cercare di impedire al governo federale di distribuire una Central Bank Digital Currency (CBDC) nel suo Stato. Accanto a uno striscione che recita “Il dollaro digitale del Grande Fratello”, il governatore DeSantis – che dovrebbe sfidare Donald Trump per la nomination repubblicana alla presidenza nel 2024 – sostiene che i CBDC possono consentire la sorveglianza da parte del governo federale, minacciando la privacy individuale e la libertà economica. Il suo progetto proibirebbe l’accettazione di un CBDC americano ai sensi del Codice commerciale uniforme della Florida e imporrebbe altri limiti ai CBDC di Paesi stranieri. Inoltre, ha invitato “gli Stati affini a unirsi alla Florida nell’adozione di divieti simili per contrastare questo concetto cryptovaluta a livello nazionale”. Ciò in quanto, a seconda di come verrà progettato tecnicamente e regolato legalmente, un CBDC rivolto ai consumatori potrebbe potenzialmente accumulare e immagazzinare grandi volumi di informazioni personali sugli acquisti e gli spostamenti quotidiani degli individui. A livello nazionale, gruppi come l’American Civil Liberties Union hanno ripetutamente sottolineato l’importanza di mantenere una privacy simile a quella del denaro contante, nel caso in cui il ramo esecutivo e il Congresso procedano con un dollaro digitale. A livello internazionale, vi sono fondati timori che i CBDC possano essere utilizzati, in particolare da Paesi non democratici, come strumento di sorveglianza e controllo pervasivo dei propri cittadini.

L’ufficio per la tutela dei consumatori della Commissione europea lancerà un’iniziativa volontaria per abbandonare i banner sui cookie. È il preludio a una proposta legislativa? L’iniziativa sui cookie sarà annunciata martedì 28 marzo durante lo European Consumer Summity, dove una sessione sarà dedicata alla pubblicità online e alle sfide poste dai cookie. Dopodiché, le parti interessate, come i gruppi di consumatori, gli editori, gli inserzionisti e le aziende tecnologiche, saranno invitate a una serie di tavole rotonde dopo la pausa pasquale. L’impulso politico dell’iniziativa proviene direttamente dal Commissario europeo per la Giustizia e i Consumatori Didier Reynders che già da tempo ha anticipato l’intenzione di affrontare la crescente “stanchezza da cookie” degli utenti online. L’impegno volontario proposto dal dipartimento dei consumatori è destinato a scontrarsi con il settore della politica digitale della Commissione, che nel 2017 ha proposto il regolamento ePrivacy per aggiornare l’attuale regime delle comunicazioni elettroniche, la direttiva ePrivacy, .Tuttavia, le discussioni sul regolamento ePrivacy sono state dirottate da una coalizione di Stati membri, guidata dalla Francia, che voleva introdurre disposizioni che consentissero alle forze dell’ordine di accedere e conservare i dati relativi alle comunicazioni elettroniche private. Dopo anni di stallo politico dovuto prima alle divergenze tra Parigi e Berlino e poi tra il Consiglio e il Parlamento dell’UE, è probabile che il Regolamento ePrivacy venga ritirato se non verrà raggiunto un accordo entro la fine di questo mandato europeo. L’idea è che agli utenti non venga chiesto il consenso tramite un banner di cookie ogni volta che approdano su un sito web. Al contrario, la loro preferenza verrebbe espressa una sola volta nell’ambito delle impostazioni del browser, con spiegazioni dettagliate sul motivo per cui vengono richiesti i loro dati, sui potenziali benefici e sul modello aziendale alla base del trattamento.

English version

TikTok CEO Shou Chew made his first appearance before Congress and was immediately met with fierce criticism from lawmakers. The chairwoman of the House Energy and Commerce Committee, opened the hearing by attacking TikTok and saying: ‘Your platform should be banned. “I expect you to say anything today to prevent this outcome,” she continued, pointing out that “when you celebrate 150 million American users on TikTok, it underscores the urgency for Congress to act. These are 150 million Americans on whom the Chinese Communist Party can collect sensitive information’. Responding to the barrage, Chew sought to emphasise TikTok’s independence from China and highlighted its ties to the United States. “We have offices in Los Angeles and Singapore and we have 7,000 employees in the US,” he said. “The bottom line is that this is American data stored on American soil by an American company and overseen by American staff.” Chew again stated that “ByteDance is not an agent of China or any other country,” going on to refer to all the measures the company has taken and intends to take to address fears that the Chinese government could access TikTok user data through its potential influence on ByteDance. Among these measures is a promise to ‘shield’ US user data from ‘unauthorised foreign access’. With his appearance, Chew hopes to mitigate Washington’s heated rhetoric about the app, but to do so he faces enormous scepticism from lawmakers about TikTok and himself. It must be said, however, that on the eve of the hearing, dozens of TikTok creators opposing the ban held an impassioned press conference on Capitol Hill with Congressman Jamaal Bowman.

The politicisation of the cryptocurrency and privacy issue is increasing. This week, Florida Governor Ron DeSantis proposed a bill to try to prevent the federal government from deploying a Central Bank Digital Currency (CBDC) in his state. Flanked by a banner reading ‘Big Brother’s Digital Dollar’, Governor DeSantis – who is expected to challenge Donald Trump for the Republican nomination for president in 2024 – argues that CBDCs can enable surveillance by the federal government, threatening individual privacy and economic freedom. His plan would prohibit the acceptance of a US CBDC under the Florida Uniform Commercial Code and impose other limits on CBDCs of foreign countries. In addition, he called on ‘like-minded states to join Florida in adopting similar bans to counter this cryptocurrency concept nationwide’. This is because, depending on how it is technically designed and legally regulated, a consumer-facing CBDC could potentially accumulate and store large volumes of personal information about individuals’ daily purchases and movements. At the national level, groups such as the American Civil Liberties Union have repeatedly stressed the importance of maintaining cash-like privacy should the executive branch and Congress proceed with a digital dollar. Internationally, there are well-founded fears that CBDCs could be used, particularly by non-democratic countries, as a tool for pervasive surveillance and control of their citizens.

The European Commission’s consumer protection office will launch a voluntary initiative to abandon cookie banners. Is this the prelude to a legislative proposal? The cookie initiative will be announced on Tuesday 28 March during the European Consumer Summity, where one session will be dedicated to online advertising and the challenges posed by cookies. Afterwards, stakeholders such as consumer groups, publishers, advertisers and technology companies will be invited to a series of roundtables after the Easter break. The political impetus for the initiative comes directly from European Commissioner for Justice and Consumers Didier Reynders, who has long anticipated the intention to tackle the growing ‘cookie fatigue’ of online users. The voluntary effort proposed by the consumer department is bound to clash with the Commission’s digital policy area, which in 2017 proposed the ePrivacy Regulation to update the current electronic communications regime, the ePrivacy Directive, .However, discussions on the ePrivacy Regulation were hijacked by a coalition of member states, led by France, which wanted to introduce provisions allowing law enforcement to access and retain private electronic communications data. After years of political deadlock due first to differences between Paris and Berlin and then between the EU Council and Parliament, the ePrivacy Regulation is likely to be withdrawn if no agreement is reached by the end of this European term. The idea is that users will not be asked for consent via a cookie banner every time they land on a website. Instead, their preference would be expressed only once within the browser settings, with detailed explanations as to why their data is being requested, the potential benefits, and the business model behind the processing.