Il 30% di noi trova normale installare sullo smartphone del proprio partner un’app capace di tracciarne i movimenti, l’uso del telefonino, del tablet o del PC e di attivare, a distanza, il microfono o la videocamera.
E non basta.
L’8% degli uomini e il 10% delle donne si sono sentiti chiedere dal partner se avessero qualcosa in contrario in questa forma di pedinamento digitale.
E chissà quale è la percentuale di quelli che hanno installato questo genere di app sullo smartphone del partner senza neppure chiedere permesso.
I numeri, i dati, le percentuali rimbalzano da una ricerca pubblicata nei giorni scorsi da Kaspersky società leader nella sicurezza digitale.
E sono dati che tratteggiano, a tinte fosche, i contorni di un fenomeno che non possiamo lasciarci scivolare addosso.
Le app che ne sono protagoniste, infatti, sono, sfortunatamente, scaricabili dall’Apple Store e dal Play Store e vengono normalmente distribuite come soluzioni per la sicurezza personale o per quella dei propri familiari ma, naturalmente, come suggerisce la ricerca si prestano a essere utilizzate – e nei fatti vengono spesso utilizzate – per spiare il partner.