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“Sudditi. Diritti e cittadinanza nella società digitale” – Giuffrè.

Siamo sudditi o cittadini? La dimensione digitale come e quanto ha cambiato il ruolo delle persone all’interno delle organizzazioni nelle quali viviamo? Questi sono alcuni degli interrogativi cui cerca di rispondere il nuovo libro di Alfonso Celotto Celotto è professore ordinario di Diritto Costituzionale nell’Università di Roma Tre, esperto di burocrazia, diritti e istituzioni, è stato diverse volte Capo di Gabinetto e Capo Ufficio Legislativo di vari Ministeri. Almeno in Europa occidentale da un paio di secoli si è compito il passaggio dalle monarchie assolute a sistemi che garantiscono la divisione dei poteri, i diritti fondamentali, la protezione sociale delle categorie più deboli: modelli politici aperti e competitivi, basati sul principio di legalità e sul pluralismo. Per millenni siamo stati sudditi, cioè sottomessi al potere di un Monarca, superiore alle leggi, perché regna per grazia di Dio, prima ancora che per volontà della Nazione.    Poi per secoli abbiamo combattuto per diventare cittadini, cioè, per appartenere ad una comunità statale, in condizioni di piena eguaglianza con propri diritti e dovere e la facoltà di partecipare alle decisioni democratiche. Negli ultimi anni è emersa però quella che alcuni chiamano la quarta generazione dei diritti, legati al campo della evoluzione tecnologica: sono i diritti dell’uomo nel villaggio globale e digitale, sia come nuovi diritti (accesso ad internet, diritto all’oblio) sia come evoluzione dei diritti tradizionali (es. riservatezza, tutela della manifestazione del pensiero, controllo sulle notizie false o fake news). Si tratta di una profonda trasformazione dei diritti umani con impatti così ampi che vanno addirittura ad incidere sulla nostra condizione di cittadini, tornando a farci essere – almeno in certi ambiti – “sudditi”. Come ha scritto Castells “internet non solo una tecnologia, ma una nuova forma di comunicazione e interazione umana”. Apparentemente – sostiene Celotto – è un grande strumento di libertà, ma a ben guardare nella sostanza è uno strumenti di dominio. Il dominio della rete digitale sulle nostre libertà. Il digitale – scrive ancora Celotto – crea anche nuove sfide e minacce ai diritti umani, come la sorveglianza di massa, la discriminazione algoritmica, la violazione della privacy e la manipolazione dell’informazione. Il problema riguarda la radice dei diritti: la necessità impellente di “rafforzare la tutela dei diritti fondamentali alla luce dell’evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici”, come afferma il preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Con l’espansione del mondo digitale la nostra posizione dei cittadini può essere ripensata; sembra che internet e il digitale siamo soltanto strumenti per ampliare la libertà, l’informazione, la conoscenza. Invece, all’interno delle piattaforme ci troviamo ad essere semplici utenti con pochi diritti e poche tutele. Forse stiamo tornando ad essere sudditi, dopo aver lottato per diventare cittadini?