Governare il futuro

Via l’anonimato dai social network. Un’idea che rimbalza dalla Francia

Studiare, in un rapporto da redigersi nei prossimi sei mesi, quale sarebbe l’effetto dell’eliminazione dell’anonimato dai social network.

E’ il contenuto di un emendamento al disegno di legge sui principi della Repubblica presentato nelle scorse settimana al Parlamento francese.

Non è la prima volta e non sarà l’ultima che il problema rimbalza nell’agone politico.

Capita ciclicamente e capita ogni qualvolta il livello di guardia in relazione ad alcuni fenomeni caratteristici dei socialnetwork viene superato.

Ora accade in Francia dove 17 parlamentari vorrebbero prevedere per legge l’obbligo del Governo di far predisporre, nei sei mesi successivi all’eventuale entrata in vigore della legge, un rapporto che identifichi l’impatto di una futura legge che vieti l’utilizzo anonimo dei social network.

Per ora se ne discute.

L’emendamento non è stato dichiarato inammissibile e non si può dire se l’iniziativa avrà o non avrà successo.

Anche perché, in fondo, si tratta solo di valutare un’ipotesi e studiarne l’impatto.

E sono gli stessi parlamentari proponenti, nella relazione che accompagna l’emendamento, a suggerire che sarebbe, tra l’altro, necessario verificare se e quali conseguenze una legge del genere produrrebbe sulla libertà di manifestazione del pensiero.

Perché, evidentemente, non sfugge neppure a loro che ci sono parole, opinioni, fatti e riflessioni che, difficilmente, arriverebbero al grande pubblico se l’autore non potesse contare su un più o meno efficace scudo della sua identità anche se non su un vero e proprio anonimato.

Al tempo stesso i parlamentari che hanno proposto l’emendamento si dicono convinti che l’autoregolamentazione dei social network ha fallito in particolare in relazione al contenimento del fenomeno della disinformazione e a quello dell’hate speech.

Magari sarà anche così ma il punto che non andrebbe mai perso di vista è che l’anonimato, quello vero, online, nella sostanza non esiste o, almeno, non è per tutti e che normalmente, specie nei social network la gente non solo ci mette il nome ma anche la faccia, qualunque cosa pubblichi.

Sembra, dunque, elevato il rischio che vietare l’anonimato online mentre produrrebbe modesti vantaggi nella direzione sperata dai proponenti, finirebbe con lo scoraggiare un gran numero di utenti dall’usare proprio il web per denunciare questo o quell’episodio che non denuncerebbero mai firmandosi con il proprio nome e cognome.

E, come ha già fatto osservare qualcuno a Parigi, peraltro, non è niente affatto chiaro come si potrebbe pensare di identificare in maniera forte e universale la popolazione globale dei social network.

L’idea, insomma, oltre a non esser nuova non sembra neppure quella giusta.