Governare il futuro

Zero roaming per altri dieci anni, la proposta della Commissione UE

Prima o poi, speriamo prima che poi, torneremo a viaggiare.

E, a quel punto, nella smarphone society nella quale viviamo, avere la certezza di poter usare il nostro telefonino a Roma, Parigi, Madrid o Berlino alle stesse condizioni sarà un elemento essenziale per sentirci europei.

Ecco perché la proposta della Commissione europea arrivata nei giorni scorsi è preziosa.

Secondo un’indagine di Eurobarometro, negli ultimi 2 anni la metà degli europei in possesso di un cellulare si è recata in un altro paese dell’UE.

Nell’estate del 2019, la nostra ultima estate normale prima della pandemia, l’uso del roaming di dati è aumentato di 17 volte rispetto a quella del 2016, ossia l’estate precedente rispetto all’entrata in vigore delle attuali regole sul roaming che, appunto, stabiliscono che l’utente europeo di un servizio di telefonia ha diritto a usare il suo smartphone alle stesse tariffe ovunque si muova in Europa.

Numeri che rendono impossibile dubitare della circostanza che le attuali regole siano un fattore abilitante – per non dire irrinunciabile – lungo la strada del mercato unico digitale ma anche e ancora prima di un’Unione europea reale per utenti e cittadini di ogni genere di servizio.

Le regole vigenti, tuttavia, scadranno il prossimo 30 giugno 2020 e, anche se, oggi, da prigionieri della pandemia la questione ci sembra meno importante, non si può e non si deve correre il rischio che superata questa data e tornati a viaggiare, varcare una frontiera magari a una manciata di chilometri da casa nostra o semplicemente passando da dove viviamo a dove lavoriamo o da dove lavoriamo a dove studiano i nostri figli ci si ritrovi esposti a bollette telefoniche astronomiche per colpa del roaming.

La libertà di circolazione – e non solo quella – in una società nella quale la nostra vita, ormai, ruota attorno al nostro smartphone rischia di essere irrimediabilmente compromessa se a ogni nostro spostamento intra-europeo si accompagnasse un cambio di tariffe telefoniche o delle condizioni di utilizzo dei servizi digitali e del nostro smartphone.

È, per questo, che la proposta della Commissione europea di prorogare fino al 2030 le attuali regole sul roaming e, anzi, potenziarle stabilendo che i cittadini europei abbiano diritto non solo allo stesso prezzo ma anche allo stesso livello di servizio – o, almeno, a quello equivalente nel Paese di destinazione – è da salutare con favore.

Difficile pensare a un’Europa unita per davvero, specie nella società post-pandemia destinata a essere più digitale di sempre, se l’utilizzo dei nostri smartphone tornasse a essere segnato da frontiere tariffarie diverse.

Non c’è Europa unita, senza mercato unico digitale e non c’è mercato unico digitale senza abbattimento di ogni genere di discriminazione o differenza nell’uso, innanzitutto, delle nostre risorse di connettività mobili a prescindere dal luogo europeo nel quale ci troviamo.

La consapevolezza di essere cittadini di un solo grande Paese, nella smartphone society, ha per presupposto necessario lo smantellamento di ogni frontiera digitale.

Avanti tutta, quindi, lungo la strada della nuova proposta per lo zero roaming e un grazie sentito alla Commissione per l’iniziativa.