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Delta, negli USA il riconoscimento facciale per salire su un aereo

Si comincia sempre così e poi fermarsi diventa difficile.

Delta Airlines, una delle più grandi compagnie aeree americane ha appena annunciato che sta per consentire ai passeggeri che si imbarcano su uno dei suoi voli in partenza dall’aeroporto di Detroit la possibilità di salire a bordo senza mostrare un documento di identità ma semplicemente, si fa per dire, lasciandosi riprendere in volto da una telecamera.

Il bagaglio in una mano, il giornale nell’altra, magari un bambino in braccio o il cappotto sul braccio, poi quella lunga fila – alla quale, per la verità, con poche eccezioni abbiamo ormai perso l’abitudine causa Covid – all’imbarco per salire su un aereo e, in fondo, la hostess a chiederti di mostrare la carta d’imbarco e magari il passaporto rimasto incastrato in qualche tasca.

Non è difficile credere che un piccolo sogno segreto di tanti viaggiatori più o meno abituali è quello di poter salire su un aereo come si sale su un autobus, un taxi o – almeno una volta – su un treno.

E, oggi, il progetto che Delta, assieme al Dipartimento per la sicurezza nei trasporti americano, sta lanciando rende questo sogno realizzabile almeno per i viaggiatori che salgono a bordo di un volo delta nell’aeroporto di Detroit.

Basta passare in un corridoio dedicato e lasciarsi inquadrare il volto da una telecamera e il gioco e fatto.

I dati biometrici che caratterizzano il nostro viso sono spediti, in tempo reale, a un’agenzia governativa i cui algoritmi si preoccupano di verificare che il viaggiatore sia chi dice di essere stando al biglietto che ha acquistato e al suo passaporto e che, dunque, ha diritto a salire a bordo.

Ovviamente visto che un po’ di diffidenza, per fortuna, le soluzioni basate sul riconoscimento facciale ancora la sollevano, un viaggiatore può anche optare per la soluzione tradizionale ma deve aver la forza, perché di questo si tratta, di rinunciare alla comodità di un imbarco veloce.

E dal quartier generale della Delta aggiungono che deve anche rinunciare a un imbarco senza contatto fisico con gli operatori ai quali altrimenti deve consegnare passaporto e carta d’imbarco il che, in periodo di pandemia, non è da poco.

Insomma il riconoscimento facciale per salire a bordo non è obbligatorio ma è il modo più sicuro, più comodo e più veloce per prendere un aereo.

Ed è esattamente questo che rende la notizia una di quelle notizie da non lasciar scivolare via con indifferenza perché è abbastanza evidente che è questa la strada attraverso la quale abbiamo già più o meno consapevolmente accettato di lasciarci espropriare della nostra privacy e accettato di cedere quantità industriali della nostra identità personale in cambio di servizi da pochi dollari al mese e, purtroppo, c’è il rischio concreto che accetteremo di fare altrettanto anche con dati biometrici – e quindi con i più preziosi tra i nostri dati personali – in cambio di un po’ di comodità e di semplicità di uso di questo o quel servizio.

Qui le regole del mercato, quelle del buon senso, la scelta degli utenti e dei consumatori, probabilmente, salvo in una manciata di casi davvero molto molto limitati, non basta e, forse, sarebbe opportuno un intervento regolamentare che restringa in maniera più importante di quanto già non faccia, almeno da questa parte dell’oceano, la disciplina europea sulla privacy, il ricorso al riconoscimento facciale.

Perché altrimenti possiamo già dirci oggi come andrà a finire: l’usabilità dei servizi ci conquisterà e rinunceremo di corsa a una fetta importante, forse la più importante, della nostra identità personale.

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