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“L’economia di ChatGPT – Tra false paure e veri rischi”

“L’economia di ChatGPT – Tra false paure e veri rischi” di Stefano Da Empoli, docente di Economia Politica, presidente Istituto per la Competitività I-Com, edito da Egea. Dopo il lungo inverno dell’Intelligenza Artificiale (AI), dopo le promesse non mantenute dell’auto a guida autonoma, l’uscita di ChapGPT ha suscitato nel mondo un enorme clamore mediatico assieme al rilascio di altri prodotti in grado di generare in pochi secondi testi, immagini, video, codici riportando l’Intelligenza artificiale al centro del dibattito pubblico internazionale tra esperti del settore e non. Declino che sembra segnato, certificato persino da un report dell’Università di Stanford, finchè non è arrivato il fenomeno dell’AI generativa che ha colpito l’immaginario comune per un livello qualitativo – mai così alto – in un incrocio tra sofisticazione linguistica, velocità di esecuzione e facilità d’uso senza precedenti, pur non mancando insufficienze di funzionamento di ChatGPT. Il libro, tra storia e assetti futuri, illustra e approfondisce le implicazioni sociali, culturali, etiche, economiche e organizzative dell’Intelligenza artificiale indagando su come l’AI generativa prospetti benefici enormi ma anche problemi di policy nella consapevolezza di poter ancora evitare alcuni errori di fondo: da un lato ritenere che le macchine possano sostituire l’Uomo in tutto e per tutto, dall’altro deificarla. Dopo molte false partenze e delusioni, sono stati soprattutto due fattori a determinare la recente accelerazione verso l’AI: l’aumento esponenziale della capacità di calcolo dei computer e la possibilità di disporre di enormi quantità di dati. Elementi che determinano un ventaglio di conseguenze, non hanno solo sul piano tecnologico. Per Da Empoli occorre adoperarsi con sollecitudine perché l’AI sia complementare alle attività dell’Uomo, mettendo sin da subito fuoco i rischi reali cui siano di fronte: da rilevanti violazioni della privacy dei cittadini alla potenziale perdita di posti di lavori, dai rischi per la democrazia a raffinate possibilità di inganno ai danni di Stati, imprese e cittadini. Senza tralasciare i problemi connessi alla violazione della proprietà intellettuale per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Un ampio capitolo finale viene dedicato “ad una certezza che rimane tale: l’Italia senza una vera strategia di IA”. L’Italia – sottolinea Da Empoli – è decisamente in ritardo per numero di brevetti, aziende, startup leader nello sviluppo di tecnologie. Eppure accanto ad innumerevoli criticità, l’Italia ha dei punti di forza che potrebbero collocare il Paese in una posizione di vantaggio sull’AI, tra queste la resilienza del sistema produttivo, flessibilità organizzativa, personalizzazione del prodotto, centralità del B2b e la co-operation dei distretti industriali, cioè un misto di cooperazione e concorrenza che fa sì che le imprese si facciano concorrenza ma al tempo stesso collaborino rispetto ad obiettivi comuni. Oltre a stanziare risorse adeguate per le sfide che il Paese ha di fronte, Da Empoli invita a disegnare una strategia che aggiorni il piano strategico 2022 – 2024 ne allunghi la prospettiva temporale e allarghi il campo di gioco, guardando agli impatti complessivi dell’AI sulla società, non solo su ricerca e sviluppo, ma anche all’adozione nelle imprese, anche in quelle più piccole, e presso i consumatori.