Agenda della settimana, cosedagarante

“Privacy Talk “

É stato un piacere partecipare al Privacy Talk che abbiamo organizzato a Napoli per premiare le scuole vincitrici del nostro concorso « Diventa ambasciatore della privacy » ma, soprattutto, per confrontarci con i più giovani sul valore dei dati e la vita sui social in tutte le sue sfumature, le opportunità e i rischi.
Ho scelto di affrontare un argomento difficile, in ogni contesto e tra i più giovani ancora più complicato: come le mafie, ormai, abbiano iniziato a usare i social per promuoversi come fossero brand e arruolare nuovi adepti. L’idea, giusto ricordarlo, viene da una ricerca presentata lo scorso anno dalla Fondazione Magna Graecia. Ho provato a raccontare come i social – di per sé né buoni né cattivi – possano essere usati per proporre modelli e suscitare emulazione in modo quasi impercettibile eppure efficace e come le mafie, a cominciare dalla camorra, non si sottraggano a questa tendenza. Musica, immagini, parole chiave, falsi eroi e martiri e, naturalmente, hashtag sono strumenti che sempre più spesso le famiglie che contano nella camorra usano per farsi pubblicità e suscitare, innanzitutto nei più giovani, la tentazione di arruolarsi. Ci sembra sempre di scegliere noi, cosa vedere, cosa preferire, di chi essere amici ma, spesso, siamo scelti e/o altri scelgono per noi. Difficile dire se il messaggio sia arrivato a destinazione ma, credo, che chi fa il mio lavoro abbia il dovere almeno di provarci.