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L’affermazione del metaverso è compatibile con lo sviluppo sostenibile delle nostre democrazie?

Se internet che si può dire è nata nel pubblico per il pubblico – prima come progetto militare e poi come rete aperta per la condivisione della ricerca – in una manciata di anni è stata letteralmente privatizzata e completamente piegata alle ragioni del mercato, il metaverso o i metaversi appaiono destinati a nascere o, almeno, a diventare ben presto, enormi mercati digitali di esperienze di vita, le più diverse e eterogenee.

Ma se così è, allora, è verosimile che il metaverso o i metaversi altro non sarà che un enorme giardino privato o, magari, una sequenza di giardini privati i cui gestori detteranno, per contratto, le regole e, per questa via, decideranno cosa miliardi di persone possono fare o non fare, con buona pace delle leggi applicabili nei Paesi nei quali le persone in questione vivono. Non è in questa prospettiva, inverosimile, che assisteremo a una sempre più rapida e efficace erosione dei poteri pubblici da parte dei poteri privati.

Davanti a uno scenario di questo genere, inesorabilmente, dobbiamo porci una domanda: l’affermazione del metaverso è compatibile con lo sviluppo sostenibile delle nostre democrazie?

Una domanda, per ora senza risposta, che in occasioni come l’evento organizzato da EY in collaborazione con il Centro di Ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” – Luiss Guido Carli Web 3.0 opportunità e sfide di un contesto in rapida evoluzione”, a cui ho avuto il piacere di partecipare, credo bisogna porsi.