PRIVACY DAILY 54/2023

Justin Trudeau contro il blocking test di Google. Il primo ministro canadese ha dichiarato che è stato un “terribile errore” da parte di Google bloccare i contenuti giornalistici come reazione nei confronti di una proposta di legge del Governo che obbligherebbe il gigante tecnologico a pagare per essi. Questa settimana Google ha dichiarato di aver testato il blocco dell’accesso alle notizie da parte di alcuni utenti canadesi come potenziale risposta all’Online News Act del governo Trudeau, ormai in via di approvazione. Trudeau, parlando con i giornalisti a Toronto, ha detto che il blocco delle notizie in Canada è un problema che lo “preoccupa”. “Mi sorprende davvero che Google abbia deciso di impedire ai canadesi l’accesso alle notizie piuttosto che pagare effettivamente i giornalisti per il lavoro che svolgono”, ha detto, aggiungendo che “penso che sia un errore terribile e so che i canadesi si aspettano che i giornalisti siano ben pagati per il lavoro che fanno”.  L’Online News Act, introdotto l’anno scorso dal governo di Trudeau, ha creato delle regole per le piattaforme per negoziare accordi commerciali e pagare coloro che pubblicano le notizie. Anche Meta ha sollevato preoccupazioni riguardo alla legislazione e ha avvertito che potrebbe essere costretto a bloccare la condivisione di notizie sulla sua piattaforma. La legge è stata approvata dalla Camera dei Comuni canadese a dicembre ed è attualmente all’esame della Camera alta del Parlamento, che raramente blocca la legislazione approvata dalla Camera bassa, in quanto camera non elettiva. Le norme mirano ad aiutare l’industria canadese dell’informazione, che ha chiesto una regolamentazione delle aziende tecnologiche, citando le crescenti perdite finanziarie del settore e lamentando che le Big Tech guadagnano costantemente una maggiore quota di mercato degli introiti pubblicitari online.

Una nuova ricerca negli Stati Uniti mostra che alcune questioni relative alla tecnologia non hanno colore politico. Un nuovo rapporto del Ethics and Public Policy Center e l’Institute for Family Studies Center mostra una diffusa preoccupazione per i bambini online. E una serie di proposte politiche che mirano a ripristinare la capacità dei genitori di guidare i propri figli in quel “selvaggio west” che è il Web, hanno registrato alti livelli di sostegno tra i genitori, a prescindere dall’appartenenza politica. Un recente rapporto di Common Sense Media ha rilevato che l’età media della prima esposizione alla pornografia è ora di 12 anni e che tre quarti degli adolescenti hanno visto porno online entro i 17 anni. Ma i genitori hanno molto di cui preoccuparsi per i ragazzi, oltre all’esposizione precoce alla pornografia. Il cyberbullismo e la condivisione non consensuale di foto di nudo hanno afflitto le scuole superiori. Queste preoccupazioni stanno risuonando tra i politici. La legge attuale e decenni di precedenti della Corte Suprema offrono al Congresso un margine di manovra molto più ampio per proteggere i ragazzi online senza dover affrontare le complessità di questioni più ampie legate al free speech. Uno sforzo bipartisan per adottare misure modeste per proteggere i bambini online potrebbe dare i suoi frutti. La senatrice repubblicana Marsha Blackburn del Tennessee e il senatore democratico del Connecticut Richard Blumenthal hanno spinto i loro colleghi ad approvare il loro Kids Online Safety Act (KOSA), che aggiornerebbe il quadro di riferimento per il modo in cui le aziende tecnologiche servono i minori online. 

La “cybercittà utopica” dello Zimbabwe potrebbe diventare una minaccia per la privacy. I gruppi per i diritti mettono, infatti, in discussione le ambizioni di sorveglianza del progetto multimilionario, soprattutto in un Paese in cui le forze di sicurezza sono state accusate di violenze e arresti arbitrari In una fertile distesa di campi e fattorie soprannominata Nuova Harare, lo Zimbabwe sta costruendo una “cybercittà” ad alta tecnologia, lontana dalle strade intasate dal traffico e dalle baraccopoli sovraffollate della vicina capitale del Paese. Il Presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, desideroso di evidenziare le notizie positive sulla travagliata economia del Paese, l’anno scorso ha lanciato la prima fase del progetto Zim Cyber City, del valore di 500 milioni di dollari, in collaborazione con la società Mulk International di Dubai. Il piano per Zim Cyber City prevede la costruzione di aree residenziali di alto livello, centri commerciali, uffici moderni e hub informatici. Tuttavia, anche se alcuni commentatori dubitano che il progetto si realizzerà, gli attivisti per i diritti digitali sono preoccupati per i piani che prevedono l’installazione di sistemi di sorveglianza al centro del progetto. Mulk International ha dichiarato che installerà “tecnologie di sorveglianza direttamente collegate alle autorità di polizia”, aggiungendo che le strutture garantiranno la sicurezza delle persone che vivono e lavorano lì. I gruppi per i diritti temono che i dati raccolti nella Zim Cyber City possano essere usati impropriamente dalle autorità di un Paese in cui le forze di sicurezza sono state accusate di violenze e arresti arbitrari nei confronti di manifestanti e attivisti dell’opposizione. Il Ministro dell’Informazione, della Pubblicità e dei Servizi di Radiodiffusione dello Zimbabwe, Monica Mutsvangwa, ha affermato che i sistemi di sicurezza della nuova città saranno utilizzati semplicemente per tenere al sicuro i residenti. “La privacy di nessuno sarà compromessa”, ha dichiarato senza fornire ulteriori dettagli sui piani. Per prevenire eventuali abusi gli attivisti hanno affermato che la Zim Cyber City dovrà essere sottoposta a severi controlli.

English version

Justin Trudeau against Google’s blocking test. The Canadian prime minister said it was a ‘terrible mistake’ for Google to block news content as a reaction to a government bill that would force the tech giant to pay for news content. This week, Google said it was testing blocking access to news by some Canadian users as a potential response to the Trudeau government’s Online News Act, which is now in the process of being passed. Trudeau, speaking to reporters in Toronto, said that news blocking in Canada is an issue that ‘worries’ him. “It really surprises me that Google has decided to prevent Canadians from accessing news rather than actually paying journalists for the work they do,” he said, adding that “I think it’s a terrible mistake and I know Canadians expect journalists to be well paid for the work they do.” The Online News Act, introduced last year by the Trudeau government, created rules for platforms to negotiate business deals and pay those who publish news. Meta has also raised concerns about the legislation and warned that it may be forced to block news sharing on its platform. The bill was passed by the Canadian House of Commons in December and is currently being considered by the upper house of Parliament, which rarely blocks legislation passed by the lower house, as it is a non-elective chamber. The regulations are intended to help the Canadian information industry, which has called for regulation of technology companies, citing growing financial losses as Big Tech steadily gain more market share of online advertising revenue.

New research in the US shows that some technology issues have no political colour. A new report by the Ethics and Public Policy Center and the Institute for Family Studies Centre shows widespread concern about children online. And a series of policy proposals aimed at restoring the ability of parents to guide their children in the ‘wild west’ that is the Web have registered high levels of support among parents, regardless of political affiliation. A recent report by Common Sense Media found that the average age of first exposure to pornography is now 12 and that three quarters of teenagers have seen online porn by the age of 17. But parents have a lot for teens to worry about besides early exposure to pornography. Cyberbullying and non-consensual sharing of nude photos have plagued high schools. These concerns are resonating with politicians. Current law and decades of Supreme Court precedent give Congress much more leeway to protect kids online without having to deal with the complexities of broader free speech issues. A bipartisan effort to adopt modest measures to protect children online could pay off. Republican Senator Marsha Blackburn of Tennessee and Democratic Senator Richard Blumenthal of Connecticut pushed their colleagues to pass their Kids Online Safety Act (KOSA), which would update the framework for how technology companies serve children online.

Zimbabwe’s ‘utopian cybercity’ could become a threat to privacy. Indeed, rights groups are questioning the surveillance ambitions of the multi-million dollar project, especially in a country where security forces have been accused of violence and arbitrary arrests In a fertile expanse of fields and farms dubbed New Harare, Zimbabwe is building a high-tech ‘cybercity’ away from the traffic-clogged streets and overcrowded slums of the country’s neighbouring capital. Zimbabwean President Emmerson Mnangagwa, keen to highlight positive news about the country’s troubled economy, last year launched the first phase of the $500 million Zim Cyber City project in partnership with Dubai-based Mulk International. The plan for Zim Cyber City involves the construction of high-end residential areas, shopping malls, modern offices and IT hubs. However, although some commentators doubt that the project will come to fruition, digital rights activists are concerned about plans to install surveillance systems at the heart of the project. Mulk International has stated that it will install ‘surveillance technology directly linked to law enforcement authorities’, adding that the facilities will ensure the safety of the people who live and work there. Rights groups fear that the data collected in Zim Cyber City could be misused by authorities in a country where security forces have been accused of violence and arbitrary arrests of protesters and opposition activists. Zimbabwe’s Minister of Information, Publicity and Broadcasting Services, Monica Mutsvangwa, said security systems in the new city would be used simply to keep residents safe. “No one’s privacy will be compromised,” she said without giving further details of the plans. To prevent any abuses, activists said Zim Cyber City will have to be subjected to strict controls.

PRIVACY DAILY 32/2023

Le Autorità di protezione dei dati dovranno condividere con la Commissione europea aggiornamenti sulle istruttorie riguardanti le Big tech. In risposta a un’indagine del Mediatore europeo e alle pressioni esercitate dagli attivisti dell’Irish Council for Civil Liberties (ICCL), la Commissione ha, infatti, chiesto a tutte le Autorità garanti nazionali di presentare relazioni bimestrali dettagliate – e strettamente confidenziali – sulle procedure transfrontaliere attive su larga scala. Ciò fa seguito alle contestazioni mosse dall’ICCL dinanzi al Mediatore europeo rispetto al mancato controllo della Commissione sull’effettiva applicazione del GDPR. In particolare, gli attivisti avevano lamentato un’eccessiva lentezza delle procedure transfrontaliere guidate dalla Autorità garante irlandese (DPC), eccependo che la Commissione non avesse quasi mai avuto interlocuzioni dirette con l’Autorità, limitandosi al suo ruolo di osservatore in seno all’European Data Protection Board (EDPB). Così, nel rispondere alle osservazioni del Mediatore, è stata introdotta questa modifica. Nonostante non sia stato fornito un timing preciso, l’impressione è che la Commissione voglia spingere per una stretta sui fascicoli transfrontalieri più “lenti” nell’ottica di rafforzare l’applicazione del GDPR.

Timidi segnali di ripresa per il mercato delle pubblicità online…o forse no? Il 2022 ha rappresentato la peggiore annata per Wall Street dopo il 2008. Le ripercussioni sulle aziende tecnologiche, specialmente per quelle che si affidano alla pubblicità digitale, sono state impietose sia in termini di perdite in borsa che di tagli al personale. Tuttavia, dopo questo vero e proprio annus horribilis, gli investitori sembrano sul punto di tornare a credere nel settore degli annunci online, forse anche prima della ripresa dei risultati finanziari prevista per il 2023. Già in questa settimana potrebbe esserci qualche segnale positivo. Infatti, proprio in questi giorni le maggiori aziende del settore comunicheranno i risultati del quarto trimestre e forniranno un aggiornamento sul fatto che le società stiano iniziando a spendere di più in pubblicità dopo aver sospeso molte delle loro campagne. Si cercano anche metodi nuovi. In particolare, già dall’aprile 2021 Meta sta lavorando per migliorare la sua tecnologia pubblicitaria e aumentare la sua capacità di indirizzare annunci personalizzati agli utenti. Il Dipartimento del Commercio USA avverte, però: la spesa per i consumi è scesa dello 0,2% nel mese di dicembre, sintomo di una generale tendenza al risparmio. La scommessa degli investitori è, quindi, rischiosa.

In Egitto le app per incontri possono trasformarsi in vere e proprie trappole, specialmente per le persone LGBT. Nel Paese delle Piramidi è estremamente difficile incontrare apertamente potenziali partner in pubblico, quindi le app di incontri sono un modo popolare per farlo. Ma il solo utilizzo delle app –indipendentemente dal proprio orientamento sessuale –può essere motivo di arresto in base alle leggi sull’incitamento alla dissolutezza o sulla moralità pubblica. Peggio ancora se si tratta di persone omossessuali. Non sono però solo gli Egiziani ad essere presi di mira. Recentemente, infatti, uno straniero è stato arrestato e poi espulso dal Paese, dopo essere stato identificato dalla polizia sulla popolare app di incontri Grindr. Stando al verbale della polizia, lo straniero avrebbe “ammesso la sua perversione, la sua volontà di impegnarsi nella dissolutezza gratuitamente e inviato foto di se stesso e del suo corpo”. Si assiste così all’utilizzo di tattiche per rintracciare e reprimere le persone LGBT sempre più sofisticate, con evidenti rischi di discriminazioni e violazioni della privacy.

English version

Data Protection Authorities will have to share updates on Big Tech investigations with the European Commission. In response to an enquiry by the European Ombudsman and pressure from activists of the Irish Council for Civil Liberties (ICCL), the Commission has, in fact, asked all National Data Protection Authorities to submit detailed – and strictly confidential – bi-monthly reports on active large-scale cross-border procedures. This follows the ICCL’s complaints to the European Ombudsman about the Commission’s failure to monitor the effective application of the GDPR. In particular, the activists had complained about an excessive slowness of the cross-border procedures led by the Irish Data Protection Authority (DPC), arguing that the Commission had hardly ever had any direct interaction with the Authority, limiting itself to its role as observer in the European Data Protection Board (EDPB). Thus, in response to the Ombudsman’s comments, this change was introduced. Although no precise timing was given, the impression is that the Commission is pushing for a clampdown on ‘slower’ cross-border files with a view to strengthening GDPR enforcement.

Timid signs of recovery for the online advertising market…or maybe not? 2022 represented the worst year for Wall Street since 2008. The repercussions for technology companies, especially those that rely on digital advertising, were merciless in terms of both turnover and job cuts. However, after this veritable annus horribilis, investors seem to be on the verge of believing in the online ad sector again, perhaps even before the recovery of financial results expected in 2023. Already this week there could be some positive signs. In fact, in these very days the major companies in the sector will announce their fourth quarter results and provide an update on whether companies are starting to spend more on advertising after having discontinued many of their campaigns. New methods are also being sought. In particular, as early as April 2021 Meta is working to improve its advertising technology and increase its ability to target customised ads to users. The US Department of Commerce warns, however: consumer spending fell by 0.2 per cent in December, a sign of a general trend towards savings. Therefore, the investors’ bet is risky.

In Egypt, dating apps can turn into real traps, especially for LGBT people. In the Land of the Pyramids, it is extremely difficult to meet potential partners openly in public, so dating apps are a popular way to do this. But the mere use of apps – regardless of one’s sexual orientation – can be grounds for arrest under laws on incitement to debauchery or public morality. Worse still if homosexuals are involved. However, it is not only Egyptians who are targeted. Recently, in fact, a foreigner was arrested and then expelled from the country after being identified by the police on the popular dating app Grindr. According to the police report, the foreigner allegedly ‘admitted his perversion, his willingness to engage in debauchery for free and sent photos of himself and his body’. We are thus witnessing the use of increasingly sophisticated tactics to track down and repress LGBT people, with obvious risks of discrimination and violations of privacy.