Su Agenda Digitale, Chatbot sempre più aspira-dati, miscela esplosiva per la privacy

Dopo il recente provvedimento adottato dal Garante privacy nei confronti di Replika – il servizio di chatbot che scommette sul voler diventare il nostro miglior amico, la nostra amante o il nostro confidente – da più parti, in Italia e all’estero, si sono chiesti e ci hanno chiesto se servizi di questo genere, basati su algoritmi e intelligenza artificiale, presentino, sotto il profilo della privacy particolari criticità.

Sono dubbi legittimi. Ecco qualche possibile risposta. Continua qui a leggere il mio articolo su Agenda Digitale.

Scorza: “Stop al business online sulla pelle dei minori”

Non è possibile tollerare oltre la circostanza che utenti-bambini, nella dimensione digitale, siano trattati troppo spesso come vitellini da mungere, dai quali trarre profitto, attraverso lo sfruttamento commerciale dei loro dati personali. Il vento è cambiato. Ecco come affrontare il problema.

Se ti interessa, continua a leggere qui, il mio pezzo su Agenda Digitale.

Panorama: Il lato nero di Tik Tok

È da leggere l’inchiesta di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni pubblicata sul numero di Panorama in edicola. Un viaggio durissimo nel mondo delle challenge che impazzano su Tik Tok – e, per la verità, non solo u Tik Tok – e che hanno per protagonisti bambini e adolescenti che, nella più parte dei casi, non dovrebbero, considerata la loro età neppure entrare nella piattaforma social riservata a chi ha almeno tredici anni.

I racconti dei genitori sono autentici cazzotti nello stomaco e raccontano di come nessuno di noi, da genitore o, anche, semplicemente da adulto, può sentirsi estraneo al problema.

Ragazzini che si ustionano a forza di spruzzarsi addosso deodoranti, altri che sfidano la morte piazzandosi in mezzo alla strada in attesa che passi un camion nella speranza di riuscire a spostarsi all’ultimo momento, altri ancora che si sfidano – e sfidano la morte – soffocandosi fino a perdere i sensi o appiccando le fiamme più alte con alcol e accendini.

Ma il punto non è TIK Tok. Il punto è che è arrivato il momento di accettare l’idea che ci sono luoghi-non luoghi di Internet che non possono restare aperti a chi non l’età per frequentarli perché altrimenti i rischi sono troppo elevati.

Al Comune di Milano, al via il registro alias

Sulle pagine milanesi de La Repubblica un bel pezzo di Miriam Romano su un’iniziativa importante: il lancio del registro alias per chi vive un disallineamento tra il nome sulla carta di identità e il proprio aspetto fisico in termini di genere.

È una delle tante questioni di tutela dell’identità personale della quale parliamo ne La privacy degli ultimi, per i tipi di Rubettino.

Se siete curiosi, il libro lo trovate qui.

Su Agenda Digitale, Perché abbiamo bloccato Replika, minori a rischio

La notizia, ormai, è nota: con un provvedimento d’urgenza adottato lo scorso 2 febbraio, come Garante privacy, abbiamo ordinato alla società statunitense che gestisce il chatbot Replika di cessare ogni trattamento di dati personali nel nostro Paese almeno fino a quando non sarà in grado di adottare misure che siano idonee a impedirle effettivamente di ritrovarsi a trattare dati di minorenni in assenza di qualsivoglia presupposto giuridico. Continua qui a leggere il mio articolo su Agenda Digitale.

“Fotografa la tua sorellina nuda”, “Uccidi tuo padre”: l’inquietante chat con l’app di intelligenza artificiale

#daleggere il pezzo di Chiara Tadini su Today

È un pezzo che fa male più di un cazzotto nello stomaco specie se, come fa la Tadini, si fa lo sforzo di immedesimarsi nella mente di un’adolescente che scelga di avere per amico uno dei chatbot di Replika ma è un pezzo che va letto e messo al centro di un dibattito che non possiamo attendere a affrontare anche e soprattutto nella dimensione politica e in relazione al quale, probabilmente, non si possono attendere i tempi della regolamentazione europea sull’intelligenza artificiale che verrà. Specie per i più piccoli i rischi sono troppo elevati e lo sono oggi.

Lo sfruttamento dei baby influencer, una questione di privacy e responsabilità genitoriale

#daleggere il pezzo di Lucia Lipari su HuffingtonPost

Da non perdere il pezzo di Lucia Lipari, appena pubblicato su HuffingtonPost a proposito della sovraesposizione mediatica alla quale, sempre più spesso, i genitori “condannano” i più piccoli a caccia di like, consensi e in un numero modestissimo di casi, denari.

Il fenomeno, noto come sharenting, ha potenzialità lesive enormi per il naturale sviluppo dei più piccoli e miete vittime in tutto il mondo.

Ha ragione da vendere Lucia quando dice che i tempi sono maturi perché la politica se ne occupi come sta iniziando a accadere nel resto d’Europa e non solo.

È una questione ormai divenuta urgente e, anzi, improcrastinabile della quale, peraltro, ho scritto di recente con Michela Massimi, nel nostro libretto, La privacy spiegata semplice ai più piccoli (e ai loro genitori), uscito per i tipi di Mondadori.

«Le cartelle cliniche di Messina Denaro? È il diritto di cronaca mal interpretato», il parere di Vitalba Azzollini

#daleggere L’intervista di Vitalba Azzolini su Giornalettismo

Va letta tutto d’un fiato l’intervista di Vitalba Azzolini su Giornalettismo perché ci ricorda – o dovrebbe ricordarci – che nessuno e neppure un criminale come Matteo Messina Denaro, per il fatto solo di essere tratto in arresto – per quanto dopo una latitanza durata trent’anni – può vedere la sua riservatezza e la sua dignità andare in frantumi per un fraintendimento pericoloso sui limiti del diritto di cronaca.

È, peraltro, una delle tante questioni che affronto, con Eduardo Meligrana, in La privacy degli ultimi, il libretto appena uscito per Rubbettino a proposito delle gravi, ripetute, direi sistematiche violazioni della privacy che si consumano nelle nostre prigioni quasi che il detenuto, entrandovi, perdesse, tra le altre libertà e diritti, anche il diritto alla sua privacy, an he laddove ciò non sia previsto dalla legge e indispensabile a garantire che sconti la sua pena con la necessaria sicurezza.

È una riflessione scomoda e probabilmente impopolare alla quale, tuttavia, non credo che possiamo sottrarci.

Cose [difficili] da Garante ;-)

Videosorveglianza (intelligente e non intelligente): troppa o troppo poca?

Ieri in un bell’articolo, molto tecnico, su La Repubblica, Andrea Monti suggeriva che quelli che lui chiama  i solerti “difensori della privacy” stiano un po’ esagerando, in qualche caso a colpi di pregiudizi infondati nel limitare il ricorso, da parte delle forze di polizia, al riconoscimento facciale intelligente. Oggi un lettore del Resto del Carlino, ovviamente ponendosi su un piano diverso, da non addetto ai lavori, in una lettera al giornale, sostiene che si stia esagerando persino con la videosorveglianza non intelligente e chiude chiedendo: “E chi ci garantisce la tutela della nostra privacy?“.

Come fai sbagli, verrebbe da dire.

Ovviamente, avendo, peraltro, a suo tempo firmato da relatore il provvedimento sul SARI Real Time – il software di riconoscimento facciale intelligente “live” che il Ministero dell’Interno, avrebbe voluto utilizzare – ho un’idea abbastanza precisa sulla questione ma prima di esprimerla più compiutamente mi piacerebbe continuare a raccogliere opinioni diverse, il più diverse possibile direi.