L’intelligenza artificiale stravolgerà Google e Amazon’. La profezia di Gates, l’assistente personale una rivoluzione

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>>ANSA/ ‘L’intelligenza artificiale stravolgerà Google e Amazon’La profezia di Gates, l’assistente personale una rivoluzione (di Serena Di Ronza)

(ANSA) – NEW YORK, 23 MAG – La corsa per lo sviluppo di un assistente personale dotato di intelligenza artificiale è ormai partita. Ed è destinata a trasformare radicalmente le abitudini dei consumatori, con vaste implicazioni anche per colossi come Google e Amazon: finora leader incontrastati della ricerca e dello shopping online, in futuro rischiano di diventare obsoleti. Bill Gates non ha dubbi: chi vincerà questa gara sbaraglierà la concorrenza, acquisendo un vantaggio sostanziale sui competitor. E non è detto che a tagliare per prima il traguardo sia un gigante hi-tech: ci sono infatti – spiega il fondatore di Microsoft – il 50% di chance che ad aver successo sia una start up. Intervenendo ad AI Forward 2023, evento organizzato da Goldman Sachs e SV Angel, Gates osserva come un assistente personale digitale – munito di intelligenza artificiale – sarà capace di anticipare i bisogni umani ed effettuare compiti che gli utenti potrebbero non aver tempo di svolgere, quali leggere, fare shopping e condurre ricerche online. Chi avrà l’assistente digitale “non navigherà più su siti di ricerca e di produttività, non andrà mai su Amazon”, spiega il fondatore di Microsoft. A lavorare su un ‘tutto fare’ dotato di IA è, al momento, Deep Mind, la società fondata a guidata da Mustafa Suleyman. “Immaginate un compagno personale di intelligenza artificiale con l’unica missione di rendervi più felici, più in salute e più produttivi. La nostra missione è allineare la vostra intelligenza artificiale con voi, con i vostri interessi. Questo significa un’IA che vi aiuta ad articolare le vostre intenzioni, organizzare la vostra vita ed è lì per voi quando ne avete bisogno”, ha scritto proprio Suleyman in un recente post. Nonostante le grandi manovre in corso e gli ingenti investimenti effettuati, un assistente personale di intelligenza artificiale è ancora un progetto lontano dall’essere realizzato e sarà necessario attendere ancora a lungo prima che diventi realtà . Sul palco di AI Forward 2023 Gates si è soffermato anche sull’impatto che l’intelligenza artificiale può avere sulla salute, accelerando lo sviluppo di farmaci e medicinali contro malattie quali l’Alzheimer. Ma anche sugli effetti sul mercato del lavoro: i robot con IA – ha detto il fondatore di Microsoft – avranno un impatto sui colletti blu e i colletti bianchi, in quanto l’innovazione sarà meno costosa dell’utilizzo di esseri umani. (ANSA).

DRZ
2023-05-23 17:27 NNNN

Oblio oncologico, una battaglia di civiltà che non si può perdere

Assicurazioni, banche e una pletora di altri soggetti chiedono e, anzi, esigono di sapere non solo se siamo malati, ma anche se lo siamo stati. Non possiamo accettare che aver sconfitto un tumore diventi un titolo di demerito, un pregiudizio, un marchio a fuoco, un elemento di discriminazione disumana. E, purtroppo, è esattamente quello che accade oggi

Potete leggere l’articolo completo qui

https://www.huffingtonpost.it/rubriche/governare-il-futuro/2023/05/23/news/oblio_oncologico_una_battaglia_di_civilta_che_non_si_puo_perdere-12195036/

PRIVACYDAILY

N. 123/2023

LE TRE NEWS DI OGGI:

  • IRLANDA, META SANZIONATA PER 1,2 MILIARDI DI EURO
  • COMMISSIONE EU: L’ANALLISI DEI MESSAGGI PER CONTRASTARE LA PEDOPORNOGRAFIA NON E’ CONTRO I DIRITTI FONDAMENTALI
  • IL CAPO DEGLI AFFARI INTERNI PEZZULLI E’ STATO INTERROGATO SULLE REGOLE DEI SOCIAL DOPO IL DIVIETO DI TIKTOK

L’Autorità garante della privacy irlandese ha deciso di infliggere una multa record da 1,2 miliardi di euro a Meta per violazione delle legge europea sulla protezione dei dati tramite il social Facebook. Lo ha reso noto il Garante europeo per la privacy. Si tratta della più alta sanzione imposta da un regolatore della protezione dei dati in Europa, risultato di un’indagine avviata nel 2020. Meta, che intende presentare ricorso, è stata condannata per aver “continuato a trasferire dati personali” di utenti dallo Spazio economico europeo (See) agli Stati Uniti in violazione delle norme europee in materia, ha indicato nella sua decisione la Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc). Meta deve inoltre “sospendere qualsiasi trasferimento di dati personali negli Stati Uniti entro cinque mesi” dalla notifica della decisione e deve conformarsi entro sei mesi, si legge ancora nella nota. Meta definisce la multa “ingiustificata e non necessaria” e avvierà un’azione legale per sospenderla, ha reagito immediatamente il gigante dei social media in una dichiarazione. “Migliaia di aziende e organizzazioni fanno affidamento sulla capacità di trasferire dati tra Ue e Usa” e “c’è un conflitto di diritti fondamentali tra le regole del governo Usa sull’accesso ai dati e i diritti europei alla privacy” ha spiegato il colosso californiano

La Commissione europea ha difeso la sua proposta legislativa per combattere il materiale pedopornografico (CSAM) in un documento informale, sostenendo che non è incompatibile con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e con la giurisprudenza. La legge sul materiale pedopornografico autorizzerebbe le autorità giudiziarie a emettere ordini di rilevamento che impongano a piattaforme come WhatsApp e Gmail di implementare strumenti automatizzati per analizzare tutte le comunicazioni sui loro servizi al fine di individuare contenuti sospetti e tentativi di “pedofilia”. Da quando la proposta è stata presentata l’anno scorso, ha ricevuto un’accoglienza contrastante, dovuta in parte al suo effetto sproporzionato sui diritti fondamentali, da parte del Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), da una valutazione esterna del Parlamento europeo e dal servizio giuridico del Consiglio dell’UE. Proprio quest’ultimo, particolarmente influente nel processo decisionale dell’UE, sembra aver spinto la Commissione europea ad assumere una posizione difensiva in un documento informale del 16 maggio all’organo tecnico competente del Consiglio dell’UE. “I servizi della Commissione ritengono che le norme proposte e la giurisprudenza disponibile fino ad oggi, considerate nella loro interezza e correttamente interpretate, non forniscano alcun motivo per concludere che su questo punto il regolamento proposto sia incompatibile con la Carta [dei diritti fondamentali dell’UE]”, si legge nel documento, a cui EURACTIV ha avuto accesso. Per garantire ciò, le ingiunzioni possono essere emesse solo dopo una “valutazione preventiva obbligatoria del rischio e un processo di mitigazione”. Il tribunale nazionale competente deve innanzitutto valutare se vi siano prove di un rischio significativo che il servizio sia utilizzato per abusi sessuali su minori e se le ragioni per emettere l’ingiunzione siano superiori alle conseguenze negative, dopo aver bilanciato tutti i diritti fondamentali e altri diritti e interessi in gioco. Inoltre, la Commissione europea ha sottolineato che anche le autorità pubbliche indipendenti devono essere coinvolte nel processo. Una delle garanzie a questo proposito è che i fornitori di servizi soggetti a un ordine di rilevamento “devono riferire regolarmente sull’attuazione e l’autorità nazionale competente deve valutare regolarmente se l’obbligo di rilevamento debba essere modificato”, al fine di garantire “un’efficace gestione dei ricorsi e dei reclami” e altri controlli.

Il gabinetto federale sta chiedendo il parere del Dipartimento degli Affari Interni sui rischi per la sicurezza di Instagram, Netflix, Twitter e delle app di incontri, sulla scia del divieto di TikTok sui dispositivi in dotazione al governo. Il segretario del Dipartimento Mike Pezzullo ha confermato che il rapporto di una revisione interna dei rischi dei social media è stato fornito al Ministro degli Affari Interni Clare O’Neil a marzo, durante l’audizione del Senato di lunedì scorso. Pezzullo si è rifiutato di rivelare la natura del parere, ma ha lasciato intendere che il gabinetto stava prendendo in considerazione la possibilità di limitare l’uso di applicazioni diverse da TikTok quando ha detto che la signora O’Neil aveva deciso di presentare la revisione al gabinetto. Il ministro ha deciso di sottoporre la questione ai suoi colleghi. È attualmente oggetto di considerazione da parte di tutto il governo”, ha dichiarato. “Ha chiesto l’approvazione per l’esame della questione attraverso i processi di governo”. Pezzullo ha fatto queste osservazioni dopo che gli era stato chiesto se il dipartimento avesse svolto una “due diligence” sull’uso di applicazioni diverse da TikTok sui telefoni e sui computer portatili dei dipendenti pubblici, sulla scia dell’ampio divieto francese. A marzo il governo francese ha annunciato un divieto non solo su Tik Tok, ma su tutte le piattaforme di social media, giochi e applicazioni di video-streaming come Twitter, Instagram, Netflix e Candy Crush, a causa di problemi di cybersicurezza e privacy. Pezzullo ha risposto a una domanda se avrebbe fornito una copia della revisione dei rischi dei social media da parte degli Affari interni alla commissione del Senato che sta conducendo l’audizione sulle stime, dicendo che avrebbe chiesto indicazioni alla signora O’Neil in merito alla sua pubblicazione. Ha confermato che l’analisi faceva parte della più ampia indagine che il Ministro degli Interni Clare O’Neil ha commissionato all’inizio dell’anno sui rischi posti dall’uso delle piattaforme di social media sui dispositivi in dotazione al governo. Tale indagine ha spinto il governo Albanese a vietare TikTok sui telefoni e sui computer di politici e dipendenti pubblici ad aprile, per timori legati alla sicurezza che l’app cinese rappresentasse un rischio di spionaggio e a seguito di divieti simili in altri Paesi occidentali.Il governo non ha annunciato un divieto su altre piattaforme.

English version

  • IRELAND, META SANCTIONETED FOR 1.2 BILLION EUROS.
  • EU COMMISSION: ANALYSIS OF MESSAGES TO COUNTER PEDOPORNOGRAPHY IS NOT AGAINST FUNDAMENTAL RIGHTS
  • HEAD OF INTERNAL AFFAIRS PEZZULLI WAS QUESTIONED ABOUT SOCIAL MEDIA RULES AFTER TIKTOK BAN

Ireland’s Privacy Authority has decided to impose a record €1.2 billion fine on Meta for violating European data protection laws through the social Facebook. This was announced by the European Privacy Authority. It is the highest fine imposed by a data protection regulator in Europe, the result of an investigation launched in 2020. Meta, which plans to appeal, was convicted of “continuing to transfer personal data” of users from the European Economic Area (EEA) to the United States in violation of relevant European rules, the Irish Data Protection Commission (Dpc) indicated in its decision. Meta must also “suspend any transfer of personal data to the U.S. within five months” of notification of the decision and must comply within six months, the memo further states. Meta calls the fine “unjustified and unnecessary” and will initiate legal action to suspend it, the social media giant reacted immediately in a statement. “Thousands of companies and organizations rely on the ability to transfer data between the EU and the U.S.” and “there is a fundamental rights conflict between U.S. government rules on data access and European privacy rights,” the California-based giant explained.

The European Commission has defended its legislative proposal to combat child sexual abuse material (CSAM) in a non-paper, arguing that it is not incompatible with the EU Charter of Fundamental Rights and case law. The Child Sexual Abuse Material Act would empower judicial authorities to issue detection orders requiring platforms such as WhatsApp and Gmail to implement automated tools to analyze all communications on their service to detect suspicious content and attempts at “pedophilia.” Since the proposal was introduced last year, it has received a mixed reception due in part to its disproportionate effect on fundamental rights from the European Data Protection Supervisor (EDPS), an external evaluation by the European Parliament, and the EU Council’s legal service. It is precisely the latter, which is particularly influential in EU policy-making, that seems to have prompted the European Commission to take a defensive stance in a May 16 non-paper to the relevant technical body of the EU Council. “The Commission services consider that the proposed rules and the case law available to date, considered in their entirety and correctly interpreted, provide no reason to conclude that on this point the proposed regulation is incompatible with the Charter [of Fundamental Rights of the EU],” reads the non-paper, accessed by EURACTIV.The document reiterates that detection orders are meant to be used only as a last resort. To ensure this, injunctions can only be issued after a “mandatory prior risk assessment and mitigation process.” The competent national court must first consider whether there is evidence of a significant risk that the service is being used for child sexual abuse and whether the reasons for issuing the injunction outweigh the negative consequences, after balancing all fundamental rights and other rights and interests at stake. In addition, the European Commission has stressed that independent public authorities must also be involved in the process. One of the safeguards in this regard is that service providers who are subject to a detection order “shall regularly report on the implementation, and the competent national authority shall regularly assess whether the detection obligation should be modified” in order to ensure “effective redress and complaint handling” and other controls.

Federal cabinet is canvassing advice from the Home Affairs Department on the security risks of Instagram, Netflix, Twitter and dating apps in the wake of a TikTok ban on government-issued devices. Department secretary Mike Pezzullo confirmed the report from an internal review of social media risks had been provided to Home Affairs Minister Clare O’Neil in March as he was grilled at a Senate estimates hearing on Monday. While Mr Pezzullo refused to disclose the nature of the advice, he hinted cabinet was considering restricting the use of apps other than TikTok when he said Ms O’Neil had decided to present the review to cabinet. The minister has made a decision to bring this forward to her colleagues. It’s currently the subject of consideration across government,” he said. “She … has sought approval for the matter to be considered through cabinet processes.” Mr Pezzullo made the remarks after he was asked if the department had carried out “due diligence” on the use of apps other than TikTok on public servants’ phones and laptops in the wake of France’s wide-ranging ban. The French government in March announced a ban not only on Tik Tok, but on all social media platforms, gaming and video-streamed apps such as Twitter, Instagram, Netflix and Candy Crush because of cybersecurity and privacy concerns. Mr Pezzullo took a question on whether he would provide a copy of Home Affairs’ social media risk review to the Senate committee running the estimates hearing on notice, saying he’d seek guidance from Ms O’Neil regarding its release. He confirmed the review formed part of the broader investigation Home Affairs Minister Clare O’Neil commissioned earlier this year into the risks posed by the use of social media platforms on government-issued devices. That probe prompted the Albanese government to ban TikTok on phones and computers operated by politicians and public servants in April, over security concerns the Chinese social media app posed an espionage risk and following similar bans in other western countries. The government hasn’t announced a ban on any other platforms.

Tutti i problemi con la privacy dello yuan digitale (e molto altro ancora)

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Le iniziative delle altre Autorità

L’Autorità garante norvegese ha vietato a Statistics Norway di raccogliere dati sugli acquisti di generi alimentari

L’Autorità norvegese per la protezione dei dati personali (Datatilsynet) ha adottato un provvedimento che vieta a Statistics Norway, l’Istituto nazionale di statistica della Norvegia, di raccogliere i dati sugli acquisti di generi alimentari della popolazione norvegese (anche noti come “bongdata”). Questa raccolta di dati personali è stata considerata invasiva e priva di una valida base giuridica.

Statistics Norway voleva ricevere i dati sugli acquisti dei consumatori dai rivenditori di generi alimentari del Paese, al fine di compilare statistiche migliori sui consumi e sulla dieta dei norvegesi, utilizzando le transazioni bancarie dei pagamenti effettuati tramite carta dai cittadini.

Grazie ai “bongdata” e alle transazioni bancarie, Statistics Norway avrebbe avuto informazioni molto dettagliate sugli acquisti alimentari di una percentuale significativa della popolazione, che avrebbe potuto collegare a dati socioeconomici sulla famiglia, come il reddito o il livello di istruzione.

Al riguardo, l’Autorità norvegese ha ricevuto diversi reclami e segnalazioni da parte di cittadini e aziende e, sulla base di questi, ha aperto un’istruttoria nell’autunno del 2022.

Dalle contestazioni mosse dall’Autorità è emersa una questione relativa alla violazione del principio di necessità rispetto all’acquisizione di dati e informazioni, nonché su quale fosse la valida base giuridica per effettuare questo tipo di trattamenti. 

Nel difendersi, Statistics Norway ha citato il fatto che l’art. 10 della legge norvegese sulle statistiche prevede la possibilità di adottare decisioni in tal senso, indicando questa come base giuridica per il trattamento dei dati. 

Tuttavia, l’Autorità norvegese ha affermato che esiste un limite ai dati che le autorità pubbliche possono trattare, anche quando lo scopo è lecito. Pur riconoscendo, infatti, l’utilità sociale delle statistiche sul consumo alimentare e sulla dieta delle famiglie, il Garante norvegese ha ritenuto di dover intervenire lo stesso.

Sebbene lo scopo di Statistics Norway fosse quello di realizzare statistiche anonime, l’Autorità ha concluso che la violazione della privacy dei soggetti coinvolti nell’indagine statistica era avvenuta al momento della raccolta dei dati personali. 

Secondo quanto stabilito dal Garante norvegese, le decisioni di Statistics Norway non costituiscono “una base giuridica sufficientemente chiara e prevedibile per una raccolta così invasiva di dati personali”. Inoltre, i cittadini non avrebbero avuto alcuna possibilità reale di opporsi a tale raccolta, se non quella di utilizzare il denaro contante come mezzo di pagamento. 

L’Autorità ha sottolineato di aver preso questa decisione più per salvaguardare la fiducia nel settore pubblico norvegese che per un vero e proprio timore di un uso improprio dei dati personali da parte dell’istituto di statistica. Il timore era infatti che un’intrusione sproporzionata nella vita privata potesse provocare un indebolimento della fiducia nelle autorità pubbliche e una minore disponibilità dei cittadini a condividere i dati con il settore pubblico in futuro (c.d. “effetto agghiacciante”).

English version

The Norwegian Data Protection Authority has banned Statistics Norway from collecting data on food purchases

The Norwegian Data Protection Authority (Datatilsynet) has adopted a measure prohibiting Statistics Norway, the National Statistical Office of Norway, from collecting data on the food purchases of the Norwegian population (also known as ‘bongdata’). This collection of personal data was considered invasive and lacking a valid legal basis.

Statistics Norway wanted to receive data on consumer purchases from food retailers in the country in order to compile better statistics on the consumption and diet of Norwegians, using bank transactions of card payments made by citizens.

Thanks to the ‘bongdata’ and bank transactions, Statistics Norway would have very detailed information on the food purchases of a significant percentage of the population, which it could link to socio-economic data on the household, such as income or education level.

In this regard, the Norwegian Authority received several complaints and reports from citizens and companies and, based on these, opened an investigation in the autumn of 2022.

The Authority’s objections raised a question of whether the principle of necessity had been violated with respect to the acquisition of data and information, as well as what was the valid legal basis for carrying out this type of processing.

In its defence, Statistics Norway referred to the fact that Section 10 of the Norwegian Statistics Act provides for the possibility of taking such decisions, indicating this as the legal basis for data processing.

However, the Norwegian Authority stated that there is a limit to the data that public authorities may process, even when the purpose is lawful. While recognising, in fact, the social usefulness of statistics on food consumption and household diets, the Norwegian Data Protection Authority considered it necessary to intervene anyway.

Although Statistics Norway’s purpose was to produce anonymous statistics, the Authority concluded that a violation of the privacy of those involved in the statistical survey had occurred at the time of the collection of personal data.

According to the Norwegian Data Protection Authority, Statistics Norway’s decisions did not constitute ‘a sufficiently clear and foreseeable legal basis for such an invasive collection of personal data’. Moreover, citizens would have had no real possibility to object to such collection, other than to use cash as a means of payment.

The Authority emphasised that it had taken this decision more to safeguard trust in the Norwegian public sector than out of a genuine fear of misuse of personal data by the statistical office. Indeed, the fear was that a disproportionate intrusion into private life could lead to a weakening of trust in public authorities and a reduced willingness on the part of citizens to share data with the public sector in the future (so-called ‘chilling effect’).

“Diritto comparato della privacy e della protezione dei dati personali” (Ledizioni) di Paolo Guarda e Giorgia Bincoletto

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“Diritto comparato della privacy e della protezione dei dati personali” (Ledizioni) è il volume scritto da Paolo Guarda e Giorgia Bincoletto, rispettivamente professore associato di Diritto privato all’Università di Trento, Facoltà di Giurisprudenza e assegnista di ricerca in Diritto Privato Comparato all’Università di Trento. Il libro esplora la disciplina in materia di privacy e protezione dei dati personali, utilizzando un approccio olistico nel quale l’interdisciplinarietà è il valore aggiunto e la chiave di lettura per decifrare la portata e i connotati dei fenomeni in atto che, spinti dall’incessante innovazione tecnologica, ridisegnano in rapida sequenza gli scenari della società e del diritto. Per realizzare questi obiettivi – sottolineano gli Autori – la comparazione rappresenta lo strumento metodologico principe. A tal fine, con completezza e rigore scientifico, gli autori non si limitano solo a ripercorrere ed analizzare le regole dell’ordinamento giuridico nazionale e dell’Unione Europea che svolge un ruolo chiave in materia di protezione dei dati, ma anche i sistemi giuridici del Canada, degli Stati Uniti, del Regno Unito poiché – chiariscono ancora Guarda e Bincoletto – la dimensione di protezione a livello nazionale è alimentata dalle regole derivanti dal livello sovrannazionale e dalla circolazione dei modelli in un contesto internazionale. Gli autori però evidenziano anche il contributo derivante da altri saperi, da saperi non giuridici, che diventano rilevanti per una più esatta comprensione del mondo giuridico stesso. Il volume è diviso in due parti, una prima parte dedicata alla disciplina tradizionale in materia di riservatezza e di protezione dei dati personali in cui vengono forniti gli elementi più generali della disciplina e la ratio sottostante l’istituto di volta in volta analizzato (ad esempio i capitoli su: Data protection by design e by default, il trasferimento internazionale dei dati personali, il diritto all’oblio, la privacy nel contesto lavorativo, le Autorità garanti per la protezione dei dati personali, il danno da lesione alla privacy e alla protezione dei dati), mentre nella seconda parte vengono affrontate tematiche specifiche come la questione della anonimizzazione, la pseudonimizzazione dei dati, il fenomeno dei Big Data che determina e condiziona i contesti applicativi quali quello dell’intelligenza artificiale e dell’internet delle cose. Di grande rilievo il capitolo dedicato alla sanità digitale e al tema della ricerca scientifica con attenzione alla ricerca medica, biomedica ed epidemiologica. E, da ultimo, un ampio approfondimento su blockchain e forme di sorveglianza e controllo. In virtù del metodo casistico – problematico, che richiede di inserire casi giurisprudenziali veri o immaginari per sviluppare l’attitudine argomentativa nella formulazione e nella risoluzione di problemi giuridici, il libro è arricchito dalla proposta di una serie di esempi che lasciano al lettore il compito di studiare e individuare le possibili soluzioni.

PRIVACYDAILY

N. 122/2023

LE TRE NEWS DI OGGI:

  • G7 HIROSHIMA : BISOGNA COLLABORARE PER RAFFORZARE LA COOPERAZIONE SULL’AI, NE VALE ANCHE DELLA PRIVACY
  • MESSICO CONFLITTO TRA GIUDICE E SENATO SULLE NOMINE DEI COMMISSARI
  • VIETNAM IN ARRIVO UNA GRANDE ISPEZIONE DEL MINISTERO DELL’INFORMAZIONE SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI SUI SOCIAL

I leader dei Paesi del G7 hanno deciso sabato di lanciare un gruppo di lavoro per rafforzare la collaborazione nell’affrontare le varie questioni legate alla nuova tecnologia. I Paesi del G7 avvieranno l’iniziativa – denominata Hiroshima AI process – nel corso dell’anno per facilitare le discussioni. Si prevede che al gruppo si uniscano anche gli organismi internazionali competenti, tra cui l’OCSE. Gli strumenti di IA generativa come ChatGPT hanno conquistato il mondo della tecnologia e si ritiene che possano cambiare le carte in tavola, aumentando in modo significativo la produttività globale. Ma è probabile che presentino anche dei rischi, come l’eliminazione di posti di lavoro e la diffusione di fake news. “Riconosciamo la necessità di fare immediatamente il punto sulle opportunità e le sfide dell’IA generativa”, si legge nella dichiarazione congiunta. Il G7 si impegna a redigere standard di IA per una “IA responsabile”, lavorando con più parti interessate in modo trasparente, aperto ed equo, hanno aggiunto. La definizione di regole per la governance dell’IA sta diventando una questione urgente per molti Paesi e regioni, con gli sforzi dell’Unione Europea per introdurre severe misure legali che hanno recentemente attirato l’attenzione. La dichiarazione congiunta dei leader del G7 afferma che le posizioni sulle normative in materia di IA sono probabilmente diverse, ma è necessario un certo grado di standardizzazione. Sottolinea inoltre che “la governance dell’economia digitale dovrebbe continuare a essere aggiornata in linea con i nostri valori democratici condivisi”, sottolineando che ciò vale anche per altre tendenze tecnologiche in crescita, come il metaverso e la scienza dell’informazione quantistica. Oltre ad aver aperto la strada al rafforzamento della cooperazione in materia di IA tra i membri del G7, il Giappone è riuscito a convincere gli altri leader del G7 a promuovere ulteriormente un’iniziativa per la sicurezza dei flussi di dati transfrontalieri, nota come Data Free Flow with Trust (DFFT). Poiché il DFFT è stato proposto dal Giappone nel 2019, fare progressi su questo tema al vertice del G7 era una priorità importante per il Paese. In vista del vertice di Hiroshima di aprile, i ministri del G7 responsabili del digitale e della tecnologia hanno deciso di creare un quadro istituzionale internazionale per avviare progetti DFFT specifici. Il vertice di Hiroshima ha approvato questo piano. Il DFFT intende contrastare le iniziative di alcuni Paesi volte a controllare strettamente i flussi di dati transfrontalieri attraverso l’introduzione di norme rigorose, come l’obbligo per gli operatori commerciali di conservare ed elaborare i dati all’interno del proprio territorio e di chiedere l’autorizzazione alle autorità per inviare determinati tipi di dati all’estero. Negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di Paesi, tra cui Cina e Vietnam, ha introdotto tali normative, note come localizzazione dei dati, nel tentativo di rafforzare la sicurezza nazionale e proteggere la privacy dei dati e le industrie nazionali. Secondo un rapporto dell’OCSE pubblicato lo scorso giugno, al 2021 erano state implementate 92 misure relative alla localizzazione dei dati in 39 Paesi, la maggior parte delle quali introdotte negli ultimi cinque anni. Tuttavia, molte aziende hanno affermato che tali misure aumentano gli ostacoli e i costi per le loro operazioni commerciali. Per questo motivo il Giappone, insieme ai suoi colleghi del G7, sta proponendo dei modi per garantire flussi di dati transfrontalieri senza intoppi e in modo affidabile. Il comunicato dei leader del G7 osserva che, sebbene sia importante per i governi affrontare sfide come la privacy e la protezione dei dati, i flussi di dati transfrontalieri sono essenziali per la crescita dell’economia digitale globale.

Il 17° tribunale in materia amministrativa, con sede a Città del Messico, ha ordinato al Consiglio di coordinamento politico (Jucopo) del Senato di preparare la lista dei candidati per ricoprire il ruolo di commissario dell’Istituto nazionale per la trasparenza, l’accesso all’informazione e la protezione dei dati personali (INAI), e che la Commissione permanente del Congresso autorizzi lo svolgimento di un periodo straordinario per la nomina di un nuovo membro dell’organismo per la trasparenza. Qualche ora dopo, il senatore Ricardo Monreal, presidente del Jucopo, ha dichiarato che il Senato presenterà un reclamo contro questa risoluzione giudiziaria. Sebbene sia favorevole a procedere con l’elezione del commissario – essenziale perché l’organo possa riunirsi -, ha sottolineato di non poter parlare a nome di tutti i suoi colleghi, ha ricordato che per convocare un periodo straordinario è necessaria la maggioranza qualificata della Commissione permanente. In mattinata è stato annunciato che il tribunale ha concesso una sospensione provvisoria nell’ambito del processo amparo 1714/2022, in modo che l’INAI, oggi senza tre dei suoi commissari, possa svolgere le sue funzioni. La causa di amparo è stata presentata da un membro del Consiglio consultivo dell’INAI contro gli atti del Jucopo e di altre autorità. Dopo mezzogiorno Monreal ha confermato di aver ricevuto la sentenza del tribunale, che concede al Jucopo un termine di tre giorni lavorativi per preparare la proposta di candidati a commissario. Il provvedimento giudiziario è una misura cautelare fino a quando non si entrerà nel merito della questione e si deciderà se concedere una sospensione definitiva al firmatario dell’amparo o se respingere il ricorso. In un’intervista, Monreal ha dichiarato: “Cosa dovremmo fare in questo caso? Che esauriamo le istanze legali e abbiamo il diritto di presentare un reclamo per sospendere il procedimento, fino a quando il tribunale non risolverà qualcosa in sospeso.”. Ha sottolineato infine che l’udienza in cui si risolverà la sospensione è il 30 maggio. “Presenteremo il ricorso. Il Senato è in pausa, ovviamente”, anche se il consulente legale di quest’aula agisce in modo istituzionale.

Basta digitare le parole chiave “can cuoc cong dan” (carte d’identità) o “ban thong tin” (informazioni in vendita) sulle caselle di ricerca di Telegram e Facebook Messenger per vedere un elevato numero di annunci che mostrano indirizzi per il commercio illegale di informazioni personali degli utenti. Secondo l’Autorità per la sicurezza informatica (AIS), il commercio di informazioni personali rimane una questione molto complicata. Dopo che l’agenzia ha condotto una serie di campagne di scansione e gestione dei siti web che pubblicizzano l’acquisto o la vendita di informazioni personali, ci sono ancora gruppi di soggetti che operano su piattaforme OTT transfrontaliere. L’AIS ha dichiarato che l’acquisto o la vendita di informazioni personali non avviene solo tra individui, ma anche con la partecipazione organizzata di imprese. Alcune imprese e società di servizi raccolgono le informazioni personali dei clienti e permettono a terzi di accedervi. La compravendita di informazioni e dati personali è organizzata in modo metodico e persino con garanzie. Gli esperti hanno citato una serie di ragioni alla base del problema, tra cui la scarsa consapevolezza della protezione delle informazioni personali; la negligenza delle persone che forniscono informazioni in modo arbitrario, soprattutto sui social network; la mancanza di misure di protezione dei dati da parte di agenzie, organizzazioni e imprese che raccolgono informazioni; la condivisione illegale di informazioni a terzi e la fuga di informazioni dai responsabili della gestione dei dati. Inoltre, i sistemi informatici raccolgono, elaborano e conservano informazioni personali senza garantire la sicurezza informatica, con il risultato di essere attaccati. Nel frattempo, il phishing online per raccogliere informazioni personali è aumentato notevolmente negli ultimi tempi. Nel suo recente rapporto all’Assemblea nazionale, il MIC ha dichiarato che il ministero ha pubblicato 10 documenti legali relativi alla protezione delle informazioni personali, chiedendo alle agenzie, alle organizzazioni e alle imprese del Paese di controllare e rispettare i regolamenti per garantire la sicurezza delle informazioni personali. Il MIC ha consigliato al governo di promulgare il decreto 14, pubblicato nel 2022, che modifica e integra alcuni articoli del decreto 15, del 2020, sulle sanzioni amministrative per le violazioni nei settori delle poste, delle telecomunicazioni, delle radiofrequenze, dell’informatica e delle transazioni elettroniche, e del decreto 119, del 2020, sulle sanzioni per le attività di pubblicazione. Il decreto appena pubblicato include norme sulle sanzioni relative alla raccolta e al trattamento dei dati personali.Nel quarto trimestre del 2023, il MIC ha organizzato e inviato personale a 11 delegazioni interministeriali di ispettori per fornire valutazioni sul lavoro di garanzia della sicurezza e della cybersecurity.

English version

  • G7 HIROSHIMA : WE NEED TO COLLABORATE TO STRENGTHEN COOPERATION ON AI, IT’S ALSO AT STAKE WITH PRIVACY
  • MESSICO CONFLICT BETWEEN JUDGE AND SENATE ON COMMISSIONER APPOINTMENTS
  • VIETNAM COMING SOON A MAJOR INSPECTION BY THE MINISTRY OF INFORMATION ON THE PROTECTION OF PERSONAL DATA ON SOCIAL

Leaders of the Group of Seven meeting in Hiroshima decided Saturday to launch a working group to strengthen collaboration in addressing various issues related to the new technology. The G7 countries will launch the initiative — called the Hiroshima AI process — later this year to facilitate discussions. The group is also expected to be joined by relevant international bodies, including the OECD. Generative AI tools such as ChatGPT have taken the tech world by storm and are expected to be game changers, significantly increasing global productivity. But they are also likely to present risks, such as the elimination of jobs and the spread of fake news. “We recognize the need to take stock immediately of the opportunities and challenges of generative AI,” the joint statement reads. The G7 is committed to drafting AI standards for “responsible AI,” working with multiple stakeholders in a transparent, open and fair manner, they added. Rule-making for AI governance is becoming an urgent issue for many countries and regions, with the European Union’s efforts to introduce tough legal measures recently attracting attention. The G7 leaders’ joint statement says that positions on AI regulations are likely to differ, but some degree of standardization is needed. It also emphasizes that “governance of the digital economy should continue to be updated in line with our shared democratic values,” noting that this also applies to other growing technology trends, such as the metaverse and quantum information science. In addition to paving the way for the strengthening of AI cooperation among G7 members, Japan succeeded in convincing other G7 leaders to further promote an initiative to secure cross-border data flows, known as Data Free Flow with Trust (DFFT). Since DFFT was proposed by Japan in 2019, making progress on this issue at the G7 summit was an important priority for the country. Ahead of the Hiroshima Summit in April, the G7 ministers responsible for digital and technology agreed to create an international institutional framework to initiate specific DFFT projects. The Hiroshima summit approved this plan. The DFFT aims to counter initiatives by some countries to tightly control cross-border data flows through the introduction of strict rules, such as requiring traders to store and process data within their own territory and to seek permission from authorities to send certain types of data abroad. In recent years, an increasing number of countries, including China and Vietnam, have introduced such regulations, known as data localization, in an effort to strengthen national security and protect data privacy and domestic industries. According to an OECD report released last June, as of 2021, 92 data localization measures had been implemented in 39 countries, most of them introduced in the past five years. However, many companies said such measures increase obstacles and costs for their business operations. For this reason, Japan, together with its G7 colleagues, is proposing ways to ensure smooth and reliable cross-border data flows. The G7 leaders’ communiqué notes that while it is important for governments to address challenges such as privacy and data protection, cross-border data flows are essential to the growth of the global digital economy.


The 17th Tribunal in Administrative Matters, based in Mexico City, ordered the Senate’s Policy Coordination Council (Jucopo) to prepare the list of candidates to fill the role of commissioner of the National Institute for Transparency, Access to Information and Personal Data Protection (INAI), and that the Congressional Standing Committee authorize the holding of an extraordinary period for the appointment of a new member of the transparency body. A few hours later, Senator Ricardo Monreal, president of Jucopo, stated that the Senate will file a complaint against this judicial resolution. Although he is in favor of proceeding with the election of the commissioner-essential for the body to convene-he stressed that he could not speak for all his colleagues-he recalled that a qualified majority of the Standing Committee is required to convene an extraordinary period. It was announced in the morning that the court granted an interim stay in the amparo 1714/2022 case so that INAI, now without three of its commissioners, can carry out its functions. The amparo suit was filed by a member of INAI’s Advisory Council against the acts of the Jucopo and other authorities. After noon, Monreal confirmed that he had received the court’s ruling granting the Jucopo a three-working-day deadline to prepare a proposal for commissioner candidates. The court order is a precautionary measure until the merits of the matter are entered and a decision is made on whether to grant a permanent stay to the amparo petitioner or dismiss the appeal. In an interview, Monreal said, “What should we do in this case? That we exhaust the legal petitions and have the right to file a complaint to stay the proceedings until the court resolves something pending.” He finally stressed that the hearing where the suspension will be resolved is May 30. “We will file the appeal. The Senate is in recess, of course,” although the legal counsel for this chamber is acting in an institutional manner.


One only has to type the keywords “can cuoc cong dan” (ID cards) or “ban thong tin” (information for sale) on Telegram and Facebook Messenger search boxes to see a high number of ads showing addresses for illegal trading of users’ personal information. According to the Information Security Authority (ISA), trading personal information remains a very complicated issue. After the agency conducted a series of campaigns to scan and manage websites that advertise the purchase or sale of personal information, there are still groups of entities operating on cross-border OTT platforms. AIS stated that the buying or selling of personal information is not only between individuals, but also with the organized participation of businesses. Some enterprises and service companies collect customers’ personal information and allow third parties to access it. The buying and selling of personal information and data is organized methodically and even with guarantees. Experts cited a number of reasons behind the problem, including lack of awareness of the protection of personal information; people’s negligence in providing information arbitrarily, especially on social networks; lack of data protection measures by agencies, organizations and businesses that collect information; illegal sharing of information to third parties; and leakage of information from data managers. In addition, computer systems collect, process and store personal information without ensuring cybersecurity, resulting in attacks. Meanwhile, online phishing to collect personal information has increased significantly in recent times. In its recent report to the National Assembly, MIC said the ministry has issued 10 legal documents related to the protection of personal information, asking agencies, organizations and enterprises in the country to monitor and comply with regulations to ensure the security of personal information. The MIC advised the government to promulgate Decree 14, published in 2022, which amends and supplements some articles of Decree 15, of 2020, on administrative penalties for violations in the postal, telecommunications, radio frequency, information technology and electronic transactions sectors, and Decree 119, of 2020, on penalties for publication activities. The newly published decree includes rules on sanctions related to the collection and processing of personal data.In the fourth quarter of 2023, MIC organized and sent staff to 11 interministerial delegations of inspectors to provide assessments on security and cybersecurity assurance work.

PRIVACYDAILY

N. 121/2023

LE TRE NEWS DI OGGI:

  • UK: L’INVESTIGATORE PRIVATO DEL DAILY MIRROR RACCONTA “L’OSCURA ARTE” DI RACCOGLIERE INFORMAZIONI ILLEGALMENTE
  • USA: CONTINUANO AD AUMENTARE GLI STATI CHE SI DOTANO DI LEGGI SULLA PRIVACY
  • AUSTRALIA: IL SETTORE DEL REAL ESTATE CONTRO LA NUOVA LEGGE SULLA PRIVACY

Steve Whittamore un investigatore privato che ha lavorato per l’editore del Daily Mirror afferma che i giornalisti con cui ha avuto a che fare sapevano “benissimo” che raccoglieva in maniera illegale alcune informazioni. Il Mirror Group Newspapers nega che gli alti dirigenti fossero a conoscenza di queste pratiche e che non le abbiano fermate. Un altro testimone chiave ha descritto il MGN come un “gruppo criminale organizzato”. Whittamore stava testimoniando al processo civile sulle violazioni della privacy del Duca di Sussex e di altre personalità. Si sostiene che i giornalisti dei giornali abbiano ottenuto informazioni private e riservate sulla vita delle persone attraverso una serie di mezzi illegali tra il 1991 e il 2011, tra cui l’accesso ai messaggi della segreteria telefonica. Whittamore ha dichiarato di non avere dubbi sul fatto che i clienti dei suoi giornali fossero consapevoli che le informazioni erano state ottenute attraverso il “blagging”. Se le informazioni fossero state disponibili legittimamente, ha detto, i giornali non avrebbero avuto bisogno del suo aiuto. A un certo punto, ha affermato di aver utilizzato un indirizzo e-mail blag2049@hotmail.com per inviare le fatture ai suoi clienti giornalisti L’azienda ha ammesso l’uso di metodi illegali per raccogliere storie, ma nega che dirigenti e redattori ne fossero a conoscenza. Whittamore è stato condannato per violazione delle leggi sull’informazione nel 2005, dopo un’indagine durante la quale sono stati sequestrati tutti i suoi documenti e le fatture di pagamento. Durante il controinterrogatorio, Andrew Green KC, per conto dell’editore, ha suggerito che alcuni di questi documenti indicavano che aveva anche fornito ricerche legittime ai giornalisti.” Ammette che la maggior parte del lavoro che ha svolto per la MGN era lecito?”. “No”, ha risposto il signor Whittamore. “Forse lei non è stato così cattivo come ora vuole far credere alla corte”, ha detto il signor Green, riferendosi alle fatture del signor Whittamore.”Beh, non ero io a fare i controlli”, ha risposto il signor Whittamore. La sua attività consisteva nel trattare con una rete di “subappaltatori” esperti nel carpire informazioni riservate. Gli è stata chiesta una fattura per una “conversione di un TP mobile” a nome di Tom Newton-Dunn, allora giovane giornalista del Daily Mirror, poi redattore politico del Sun e ora conduttore di Times Radio.

Quest’anno il numero di Stati con leggi complete sulla privacy sta per raddoppiare, raggiungendo quota10. Iowa, Indiana e Tennessee hanno emanato leggi nelle ultime settimane, mentre le proposte di legge del Montana e della Florida sono in attesa di un’azione governativa. Questa ondata di azioni legislative si aggiunge ai cinque Stati che già dispongono di ampie leggi che offrono ai consumatori un maggiore controllo sul modo in cui le aziende raccolgono e utilizzano i loro dati. Le nuove misure seguono in gran parte gli approcci alla privacy già esistenti negli Stati, anche se alcune disposizioni specifiche differiscono. Quest’anno i legislatori statali hanno spinto ampie protezioni per i consumatori accanto a proposte più ristrette sulla privacy, in assenza di una legge federale completa. Ogni volta che viene approvata una nuova legge statale sulla privacy, dobbiamo sederci e chiederci: “È applicabile all’azienda?”, ha dichiarato David Saunders, partner di McDermott Will & Emery LLP. “E se lo è, allora la domanda diventa: OK, cosa c’è di diverso da A a B. I legislatori del Texas, ad esempio, stanno lavorando per trovare un accordo su una legge completa dopo che versioni diverse sono passate alla Camera e al Senato. Le nuove leggi complete seguono schemi simili a quelle precedentemente emanate in Colorado, Connecticut, Virginia e Utah. La California è l’unico stato a creare una nuova agenzia di regolamentazione per supervisionare la sua legge sulla privacy, la California Privacy Protection Agency (Agenzia per la protezione della privacy della California), incaricata di elaborare le norme. Le leggi si rivolgono alle aziende che operano e raccolgono dati sui residenti in ogni Stato, le disposizioni danno ai consumatori il diritto di sapere quali informazioni le aziende raccolgono e come le utilizzano, oltre a richiedere il consenso o a permettere di rinunciare a determinati usi. “Hanno punti in comune, ma sono diversi”, ha dichiarato Odia Kagan, partner e presidente del settore conformità al regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE e privacy internazionale presso Fox Rothschild LLP. Alcune leggi statali, ad esempio, prevedono disposizioni diverse per i dati sensibili e per i dati precisi di geolocalizzazione, ha detto Kagan. Ci sono ulteriori sfumature, come le dichiarazioni di non responsabilità richieste per i siti web e il trattamento della pubblicità mirata, ha detto Saunders. La legge dell’Iowa entrerà in vigore il 1° gennaio 2025. Il Tennessee seguirà il 1° luglio 2025 e la legge dell’Indiana entrerà in vigore il 1° gennaio 2026. Alcuni Stati hanno adottato approcci diversi in materia di privacy.

Gli agenti immobiliari australiani  si oppongono alle proposte di modifica della legge sulla privacy, affermando che le piccole imprese non devono affrontare ulteriori oneri burocratici per mantenere al sicuro i dati dei clienti e degli inquilini. Il presidente del Real Estate Institute of Australia, Hayden Groves, ha dichiarato che “un ulteriore livello non è davvero necessario” in aggiunta ai doveri esistenti degli agenti e che l’aumento dei rischi normativi potrebbe essere “l’ultima goccia” per le agenzie più piccole. Sulla scia delle violazioni dei dati di Optus e Medibank, Groves ha riconosciuto che esiste un dibattito legittimo sulle informazioni personali raccolte dagli agenti. I franchising delle agenzie immobiliari Harcourts e LJ Hooker sono stati colpiti da violazioni di dati nel 2022. La facciata di un condominio con rivestimenti bianchi, rossi e arancioni. La maggior parte degli affittuari australiani ritiene che le applicazioni di terze parti richiedano troppi dati privati, secondo un sondaggio di Choice. Ma Groves ha suggerito che un codice di condotta potrebbe aiutare a guidare gli agenti a raccogliere solo le informazioni necessarie, senza farli rientrare nel campo di applicazione della legge federale sulla privacy. A febbraio il Dipartimento del Procuratore Generale ha pubblicato una revisione che chiede agli australiani di ottenere un maggiore controllo sulle proprie informazioni personali. Gli utenti avrebbero la possibilità di scegliere di non ricevere annunci pubblicitari mirati, di cancellare i propri dati e di fare causa in caso di gravi violazioni della privacy. Nonostante il consenso sulla necessità di aggiornare le leggi sulla privacy, alcuni aspetti della proposta sono stati attaccati dalle società di social media e tecnologiche, preoccupate per i limiti al “targeting” degli utenti, e dalle organizzazioni dei media che vogliono un’esenzione dal diritto di fare causa. Ora il REIA ha chiesto al governo di mantenere l’esenzione per le piccole imprese dal Privacy Act, perché altrimenti si stima che due terzi delle agenzie con un fatturato inferiore a 3 milioni di dollari saranno catturate. Il documento del REIA propone anche di rinviare al 2025 il nuovo regime sanzionatorio. Groves ha affermato che la rimozione “unilaterale” dell’esenzione “potrebbe non portare benefici tangibili ai consumatori, aggiungendo invece inutili rischi aggiuntivi per le piccole imprese”.” Non siamo contrari alla protezione dei consumatori, ovviamente”, ha detto. “Sono i nostri clienti”. Ha detto che il REIA ha ricordato ai membri di raccogliere solo i dati “sufficienti” di cui hanno bisogno per valutare la capacità dei potenziali inquilini di adempiere agli obblighi previsti da un contratto di locazione, verificando che “siano chi dicono di essere” e niente di più.

English version

  • UK: DAILY MIRROR’S PRIVATE INVESTIGATOR RECLAIMS “THE DARK ART” OF GETTING INFORMATION ILLEGALLY
  • USA.: MORE STATES CONTINUE TO ADOPT PRIVACY LAWS
  • AUSTRALIA: REAL ESTATE SECTOR AGAINST NEW PRIVACY LAW

Steve Whittamore a private investigator who worked for the publisher of the Daily Mirror says that the journalists he dealt with knew “full well” that he was illegally collecting certain information. The Mirror Group Newspapers denies that senior executives were aware of these practices and did not stop them. Another key witness described the MGN as an “organized criminal group.” Whittamore was testifying at the civil trial about privacy violations by the Duke of Sussex and other dignitaries. It is alleged that newspaper journalists obtained private and confidential information about people’s lives through a variety of illegal means between 1991 and 2011, including access to voicemail messages. Whittamore said he had no doubt that his newspaper clients were aware that the information was obtained through “blagging.” If the information had been available legitimately, he said, the newspapers would not have needed his help. At one point, he said he used an e-mail address blag2049@hotmail.com to send invoices to his journalist clients The company has admitted using illegal methods to gather stories, but denies that managers and editors knew about it. Whittamore was convicted of violating information laws in 2005 after an investigation during which all of its records and payment invoices were seized. During cross-examination, Andrew Green KC, on behalf of the publisher, suggested that some of these documents indicated that he had also provided legitimate research to journalists.” Do you admit that most of the work you did for MGN was legitimate?” “No,” Mr. Whittamore replied. “Maybe you were not as bad as you now want the court to believe,” Mr. Green said, referring to Mr. Whittamore’s invoices. “Well, I wasn’t the one doing the checking,” Mr. Whittamore replied. His business consisted of dealing with a network of “subcontractors” who were experts in seizing confidential information. He was asked for an invoice for a “mobile TP conversion” in the name of Tom Newton-Dunn, then a young reporter for the Daily Mirror, later political editor of the Sun and now host of Times Radio.

This year the number of states with comprehensive privacy laws is about to double to 10. Iowa, Indiana and Tennessee have enacted laws in recent weeks, while Montana and Florida’s proposed bills are awaiting government action. This wave of legislative action adds to the five states that already have extensive laws that give consumers greater control over how companies collect and use their data. The new measures largely follow existing privacy approaches in the states, although some specific provisions differ. This year, state lawmakers have pushed broad consumer protections alongside narrower privacy proposals in the absence of a comprehensive federal law. “Whenever a new state privacy law is passed, we have to sit back and ask, ‘Does it apply to the business?” said David Saunders, partner at McDermott Will & Emery LLP. “And if it is, then the question becomes, OK, what’s different from A to B. Texas lawmakers, for example, are working to agree on a comprehensive bill after different versions passed in the House and Senate. The new comprehensive laws follow similar patterns to those previously enacted in Colorado, Connecticut, Virginia and Utah. California is the only state to create a new regulatory agency to oversee its privacy law, the California Privacy Protection Agency, charged with drafting the rules. The laws target companies that operate and collect data on residents in each state, the provisions give consumers the right to know what information companies collect and how they use it, as well as requiring consent or allowing them to opt out of certain uses. “They have commonalities, but they are different,” said Odia Kagan, partner and chair of EU General Data Protection Regulation compliance and international privacy at Fox Rothschild LLP. Some state laws, for example, have different provisions for sensitive data and precise geolocation data, Kagan said. There are additional nuances, such as required disclaimers for websites and the treatment of targeted advertising, Saunders said. Iowa’s law will take effect Jan. 1, 2025. Tennessee will follow on July 1, 2025, and Indiana’s law will go into effect on Jan. 1, 2026. Some states have taken different approaches to privacy.

Australian real estate agents oppose proposed changes to the Privacy Act, saying that small businesses should not face additional bureaucratic burdens to keep client and tenant data safe. The president of the Real Estate Institute of Australia, Hayden Groves, said that “an additional layer is not really necessary” on top of agents’ existing duties and that increased regulatory risks could be “the last straw” for smaller agencies. In the wake of the Optus and Medibank data breaches, Groves acknowledged that there is a legitimate debate about personal information collected by agents. Real estate agency franchises Harcourts and LJ Hooker were affected by data breaches in 2022. The facade of an apartment building with white, red, and orange siding. Most Australian renters believe third-party apps require too much private data, according to a Choice survey. But Groves suggested that a code of conduct could help guide agents to collect only the information they need, without bringing them under the federal Privacy Act. In February, the Attorney General’s Department released a review calling for Australians to gain more control over their personal information. Users would have the option of opting out of targeted advertisements, deleting their data and suing in the event of serious privacy violations. Despite the consensus on the need to update privacy laws, aspects of the proposal have come under attack from social media and technology companies, which are concerned about limits on “targeting” users, and media organizations that want an exemption from the right to sue. Now the REIA has asked the government to maintain the exemption for small businesses from the Privacy Act, because otherwise it is estimated that two-thirds of agencies with revenues of less than $3 million will be caught. The REIA document also proposes postponing the new penalty regime until 2025. Groves said that “unilateral” removal of the exemption “may not bring tangible benefits to consumers, instead adding unnecessary additional risks for small businesses.” We’re not against consumer protection, of course,” he said. “They are our customers.” He said the REIA has reminded members to collect only the “sufficient” data they need to assess potential tenants’ ability to fulfill their obligations under a lease, verifying that “they are who they say they are” and nothing more.

PRIVACYDAILY

N. 120/2023

LE TRE NEWS DI OGGI:

  • COOKIE: ATTIVISTA AUSTRIACO LOTTA PER LA PRIVACY ON LINE
  • PERCHE’ GLI STATI UNITI VOGLIONO VIETARE TIK TOK?
  • LA VIOLAZIONE DEI DATI ESPONE LE INFORMAZIONI DEL PERSONALE DEL CONGRESSO

Scherms il 35enne avvocato austriaco e il suo gruppo sulla privacy NOYB (None Of Your Business), stanno e gestendo non meno di 800 reclami in varie giurisdizioni per conto degli utenti di Internet.” Per un cittadino medio è quasi impossibile far valere i propri diritti”, ha dichiarato l’avvocato Schrems all’AFP. “Per noi, come organizzazione, è già molto lavoro farlo data la complessità del sistema dovuta ai diversi requisiti delle autorità di regolamentazione” Il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) del 2018 impone regole severe su come le aziende possono utilizzare e conservare i dati personali, con la minaccia di multe salate per le aziende che le violano. Sebbene siano state imposte multe per centinaia di milioni di euro in seguito alle denunce presentate da NOYB, Schrems ha affermato che il GDPR non viene quasi mai applicato. E questo è un “grosso problema”, ha aggiunto l’avvocato, il disprezzo per i diritti fondamentali come la privacy dei dati è quasi paragonabile a “una dittatura”..In base al regolamento, le aziende sono obbligate a chiedere il consenso degli utenti per l’installazione di “cookie” che consentono ai browser di salvare informazioni sulle abitudini online degli utenti per proporre annunci altamente mirati. L’avvocato trentacinquenne sta gestendo non meno di 800 reclami in varie giurisdizioni per conto degli utenti di internet, I dati del settore indicano che solo il tre per cento degli utenti di Internet approva effettivamente i cookie, ma oltre il 90 per cento è spinto ad acconsentire a causa di un “design ingannevole” che presenta per lo più pulsanti di “accettazione”. Stremati dall’assenza di una semplice opzione “sì o no” e sommersi da una marea di pop-up, gli utenti si stufano a tal punto da rinunciare, ha detto l’avvocato Schrems. Contrariamente all’intento della legge, l’onere viene “spostato sul singolo consumatore, che dovrebbe trovare una soluzione”. Anche se la società si rende conto dell’importanza del diritto all’oblio o alla rimozione di informazioni private da Internet, il controllo reale sui dati personali è ancora lontano, ha detto l’attivista. Ma NOYB ha aiutato coloro che vogliono riprendere il controllo lanciando campagne per il diritto alla privacy che hanno portato le aziende ad adottare i pulsanti di “rifiuto”. Le autorità di regolamentazione hanno imposto pesanti sanzioni alle aziende che hanno violato le norme del GDPR: Meta, proprietaria di Facebook e con sede europea a Dublino, è stata colpita a gennaio da multe per un totale di 390 milioni di euro (424 milioni di dollari). Uno dei motivi per cui i giganti tecnologici come Google o Meta, così come le aziende più piccole, scelgono di non rispettare le regole del GDPR è che eluderle conviene, ha detto Schrems.

Il governatore del Montana Greg Gianforte ha firmato una legge che vieta a TikTok, società con sede in Cina, di operare nello Stato per “proteggere i montanesi” dalla presunta sorveglianza cinese, diventando così il primo Stato americano a vietare la popolare App. Il direttore dell’FBI Chris Wray ha dichiarato a novembre che TikTok rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale, aggiungendo che le aziende cinesi sono tenute a fare essenzialmente “tutto ciò che il governo cinese vuole che facciano in termini di condivisione di informazioni”. A marzo i membri del Congresso hanno denunciato che il governo cinese detiene una “golden share” in ByteDance, che gli conferisce potere su TikTok. TikTok ha risposto che “un’entità affiliata al governo cinese possiede l’1% di una sussidiaria di ByteDance, Douyin Information Service” e che la partecipazione “non ha alcuna rilevanza sulle operazioni globali di ByteDance al di fuori della Cina, compreso TikTok”. Wray ha anche affermato che le operazioni statunitensi di TikTok destano preoccupazioni per la sicurezza nazionale, perché il governo cinese potrebbe sfruttare l’app di condivisione video per influenzare gli utenti o controllare i loro dispositivi. I rischi includono “la possibilità che il governo cinese possa utilizzare per controllare la raccolta di dati su milioni di utenti o controllare l’algoritmo di raccomandazione, che potrebbe essere utilizzato per operazioni di influenza”, ha dichiarato Wray ai legislatori statunitensi. Il direttore della National Security Agency, Paul Nakasone, ha dichiarato a marzo di essere preoccupato per i dati raccolti da TikTok, per l’algoritmo utilizzato per distribuire le informazioni agli utenti e per “il controllo di chi possiede l’algoritmo”. Ha affermato che la piattaforma TikTok potrebbe consentire operazioni di influenza a tappeto perché TikTok potrebbe influenzare gli utenti in modo proattivo e potrebbe anche “spegnere il messaggio”. TikTok afferma che “non permette a nessun governo di influenzare o modificare il suo modello di raccomandazione”. TikTok consegnerà i dati degli americani ai funzionari del governo cinese.

Una violazione del programma di a sostegno del “pendolarismo” del Dipartimento dei Trasporti (DOT) potrebbe aver esposto i dati dei dipendenti del Congresso. Un portavoce del DOT ha dichiarato a The Hill che l’Office of the Chief Information Officer (OCIO) sta indagando sulla violazione e che agenzie come la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) stanno fornendo assistenza. Il portavoce ha dichiarato inoltre che un’indagine preliminare ha stabilito che la violazione ha interessato alcuni sistemi amministrativi del DOT utilizzati per funzioni come il programma TRANServe, e che non ha interessato alcun sistema di sicurezza dei trasporti. “Con il supporto di altre agenzie federali, tra cui il CISA, l’OCIO sta affrontando la violazione e ha sospeso l’accesso ai sistemi pertinenti mentre si indaga ulteriormente sul problema e si mettono in sicurezza i sistemi”. TRANServe “copre” i dipendenti federali per le spese di pendolarismo, per incentivarli a utilizzare i mezzi di trasporto di massa per ridurre la congestione del traffico e aiutare l’ambiente. I dipendenti possono ricevere fino a 280 dollari al mese per coprire le spese di pendolarismo. La Reuters ha riportato per prima la notizia della violazione venerdì: fonti informate sulla questione hanno riferito che sono stati esposti i dati di 237.000 dipendenti pubblici attuali ed ex. FedScoop, un organo di informazione tecnologica che si occupa del governo federale, ha riferito che le informazioni eventualmente compromesse potrebbero includere i nomi dei destinatari, l’agenzia, l’e-mail di lavoro, il numero di telefono di lavoro, l’indirizzo di lavoro, l’indirizzo di casa, il numero della carta SmarTrip e il numero della carta TRANServe.

English version

  • COOKIE FIGHT: AUSTRIAN ACTIVIST IN TOUGH ONLINE PRIVACY
  • WHY DOES THE UNITED STATES WANT TO BAN TIK TOK?
  • DATA BREACH EXPOSE CONGRESSIONAL STAFF INFO

Scherms the 35-year-old Austrian lawyer and his privacy group NOYB (None Of Your Business), are and handling no less than 800 complaints in various jurisdictions on behalf of Internet users.” It is almost impossible for the average citizen to enforce their rights,” lawyer Schrems told AFP. “It’s already a lot of work for us as an organization to do that given the complexity of the system due to the different requirements of the regulators. “The 2018 General Data Protection Regulation (GDPR) imposes strict rules on how companies can use and store personal data, with the threat of steep fines for companies that violate them. Although fines of hundreds of millions of euros have been imposed following complaints filed by NOYB, Schrems said the GDPR is hardly ever enforced. And this is a “big problem,” the lawyer added; the disregard for basic rights such as data privacy is almost comparable to “a dictatorship. “Under the regulation, companies are obliged to ask for users’ consent to install “cookies” that allow browsers to save information about users’ online habits in order to serve highly targeted ads. The 35-year-old lawyer is handling no fewer than 800 complaints in various jurisdictions on behalf of Internet users, Industry data show that only three percent of Internet users actually approve of cookies, but more than 90 percent are pressured to consent because of a “misleading design” that features mostly “accept” buttons. Exhausted by the absence of a simple “yes or no” option and overwhelmed by a barrage of pop-ups, users get so fed up that they give up, said attorney Schrems. Contrary to the intent of the law, the burden is “shifted to the individual consumer, who should find a solution.” Even if society realizes the importance of the right to be forgotten or to remove private information from the Internet, real control over personal data is still far away, activists said. But NOYB has helped those who want to take back control by launching campaigns for privacy rights that have led companies to adopt “deny” buttons. Regulators have imposed heavy fines on companies that have violated GDPR rules: Meta, which owns Facebook and is based in Europe in Dublin, was hit with fines totaling 390 million euros ($424 million) in January. One reason why tech giants such as Google or Meta, as well as smaller companies, choose not to comply with GDPR rules is that circumventing them pays off, Schrems said.

Montana Governor Greg Gianforte signed a law banning China-based TikTok from operating in the state to “protect Montanans” from alleged Chinese surveillance, becoming the first U.S. state to ban the popular app. FBI Director Chris Wray said in November that TikTok poses a national security risk, adding that Chinese companies are required to do essentially “whatever the Chinese government wants them to do in terms of sharing information.” In March, members of Congress complained that the Chinese government holds a “golden share” in ByteDance, which gives it power over TikTok. TikTok responded that “an entity affiliated with the Chinese government owns 1 percent of a ByteDance subsidiary, Douyin Information Service” and that the stake “has no bearing on ByteDance’s global operations outside China, including TikTok.” Wray also said that TikTok’s U.S. operations raise national security concerns because the Chinese government could exploit the video-sharing app to influence users or control their devices. Risks include “the possibility that the Chinese government could use to control data collection on millions of users or control the recommendation algorithm, which could be used for influence operations,” Wray told U.S. lawmakers. National Security Agency Director Paul Nakasone said in March that he was concerned about the data collected by TikTok, the algorithm used to distribute information to users and “control over who owns the algorithm.” He said the TikTok platform could enable blanket influence operations because TikTok could proactively influence users and could also “turn off the message.” TikTok states that it “does not allow any government to influence or change its recommendation model.” TikTok will turn over Americans’ data to Chinese government officials.

A breach of the Department of Transportation’s (DOT) “commuting support” program may have exposed the data of congressional employees. A DOT spokesperson told The Hill that the Office of the Chief Information Officer (OCIO) is investigating the breach and that agencies such as the Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) are providing assistance. The spokesperson also stated that a preliminary investigation has determined that the breach affected some DOT administrative systems used for functions such as the TRANServe program, and that it did not affect any transportation security systems. “With support from other federal agencies, including CISA, the OCIO is addressing the breach and has suspended access to relevant systems while the problem is further investigated and systems are secured.” TRANServe “covers” federal employees for commuting expenses to incentivize them to use mass transit to reduce traffic congestion and help the environment. Employees can receive up to $280 a month to cover commuting expenses. Reuters first reported the news of the breach on Friday: sources briefed on the matter reported that the records of 237,000 current and former public employees were exposed. FedScoop, an information technology body dealing with the federal government, reported that possibly compromised information could include recipients’ names, agency, work e-mail, work phone numb