Le iniziative delle altre Autorità

SANZIONE RECORD AD UN SOGGETTO PUBBLICO:

L’AUTORITÀ GARANTE PORTOGHESE MULTA L’ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA PER OLTRE 4 MILIONI DI EURO

L’Istituto Nazionale di Statistica (INE) portoghese è stato sanzionato per una serie di violazioni del GDPR commesse nell’ambito delle operazioni di censimento del 2021 dalla Comissão Nacional de Proteção de Dados (CNDP), per un importo complessivo pari a 4,3 milioni di euro. Si tratta della sanzione più alta mai inflitta ad un soggetto pubblico europeo, superando i 3,7 milioni irrogati all’amministrazione fiscale olandese nello scorso aprile.

L’INE raccoglieva diversi tipi di dati di residenti portoghesi e li trasferiva a Cloudfare Inc., un fornitore di servizi negli Stati Uniti, che supportava lo svolgimento delle indagini statistiche. Per legittimare il trasferimento transfrontaliero dei dati, erano state utilizzate le clausole contrattuali standard (SCC) dell’UE.

L’Autorità garante, dopo aver ricevuto diversi reclami, ha avviato un’istruttoria, sospendendo peraltro l’invio dei dati personali relativi al censimento verso gli Stati Uniti ed altri Stati terzi senza un adeguato livello di protezione.

All’esito del procedimento, la CNDP ha individuato cinque illeciti amministrativi. Secondo quanto riportato nella Deliberazione/2022/1072, l’INE è stato, infatti, sanzionato per: aver trattato illegittimamente dati relativi alla salute e all’orientamento religioso; aver violato gli obblighi informativi relativi al questionario del censimento; non aver rispettato i doveri di diligenza nella scelta del responsabile del trattamento; aver violato le disposizioni di legge sul trasferimento internazionale dei dati; non aver svolto una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati per l’operazione di censimento.

Nello specifico, l’Autorità ha concluso che, rispetto ai dati relativi alla salute e alla religione, l’Istituto nazionale di statistica aveva omesso di fornire informazioni chiare e complete sul fatto che il conferimento di questi dati da parte dei cittadini fosse facoltativo, in violazione di quanto previsto dall’art. 4 della Legge sul segreto statistico portoghese. Così, molti intervistati non hanno compreso che rispondere ad alcune domande del questionario era facoltativo.

Inoltre, la CNPD ha ritenuto che l’INE non abbia rispettato il dovere di diligenza nella scelta del responsabile del trattamento, in quanto i requisiti dell’art. 28, par. 3 GDPR risultavano sussistere più dal punto di vista formale, che sostanziale. Infatti, nonostante l’esistenza di un ufficio di Cloudflare Inc. a Lisbona, il contratto era stato stipulato con la società con sede negli Stati Uniti, stabilendo, peraltro, che il foro per risolvere eventuali controversie fosse il Tribunale della California.

Per altro verso, con riferimento al trasferimento dei dati personali negli USA, è vero che il contratto con Cloudflare includeva le clausole contrattuali standard approvate dalla Commissione Europea, però non prevedeva misure aggiuntive che impedissero l’accesso ai dati da parte di enti governativi del Paese terzo. Le leggi americane, infatti, autorizzano le autorità di pubblica sicurezza ad accedere ai dati di utenti e clienti della società, senza fornire informazioni agli interessati. Dal momento che non risultava rispettato un livello di protezione di dati pari a quello garantito dalla legislazione UE, come invece richiesto anche dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella Sentenza Schrems II, la CNPD ha rilevato la violazione della normativa in materia di trasferimenti internazionali di dati.

Le iniziative delle altre Autorità

MEZZO MILIONE DI CHIAMATE PER TELEMARKETING ILLECITO IN UK: L’ICO (il Garante inglese) INTERVIENE E SANZIONA CINQUE SOCIETÀ

Nel Regno Unito, cinque società sono state condannate al pagamento di sanzioni del valore complessivo di 435.000 sterline dall’Autorità garante per la privacy (Information Commissioner’s Office, ICO) per aver effettuato quasi mezzo milione di chiamate a persone registrate presso il Telephone Preference Service (TPS) – corrispondente del Registro delle opposizioni italiano –. Secondo la legge britannica, è infatti vietato chiamare per finalità di marketing chiunque sia registrato presso il TPS, a meno che questi non fornisca un’espressa e specifica autorizzazione in tal senso.

In particolare le chiamate avevano lo scopo di convincere i destinatari (tra cui tante persone anziane e vulnerabili) a sottoscrivere contratti di assicurazione sugli elettrodomestici (es. lavatrice, utensili da cucina, caldaie ecc.). Dalle indagini dell’ICO, è emerso che, in alcuni casi, le compagnie si rivolgevano deliberatamente a un gruppo demografico specifico: proprietari di case, over 60, con un telefono fisso. È stato, inoltre, dimostrato che alcune delle società hanno usato evidenti tattiche di pressione al fine di ottenere i dati di pagamento dalle persone.

Secondo quanto riportato dall’ICO, infatti, nei reclami ricevuti veniva lamentato che alcuni operatori delle società sanzionate avessero peraltro atteggiamenti insistenti ed invadenti nel corso delle chiamate illegittime. Ad esempio, ad una signora ultraottantenne veniva detto che occorreva rinnovare l’assicurazione della caldaia – circostanza, tra l’altro, non vera – e, con l’occasione, l’operatore continuava a domandare dati superflui come l’età anagrafica della signora, dove e come facesse la spesa, le modalità di pagamento e perfino i dettagli della carta di credito. Proprio quest’ultima domanda, in più di un caso, ha suscitato allarme nei destinatari delle chiamate, specialmente tra i più anziani, i quali hanno attivato le procedure di reclamo.

L’ICO ha recentemente rilasciato una guida aggiornata sul marketing diretto con l’intenzione di sostenere le imprese decise a conformarsi alla legge. Tuttavia, così come dichiarato anche dal capo del dipartimento Investigations, l’Autorità ribadisce la sua volontà di indagare e di prendere provvedimenti severi laddove vengano riscontrate palesi inosservanze della legge che possano danneggiare le persone. Così come in questo caso, in cui in tanti (specialmente anziani soli) si sono sentiti in dovere di consegnare i propri dati bancari semplicemente per avere qualcuno con cui parlare al telefono.

Telemarketing: primo numero bloccato ;-)

Da oggi ogni volta che riceverò una telefonata di telemarketing da chi non sarà in grado di dirmi dove abbia preso il mio numero e perché lo utilizzi nonostante la mia iscrizione nel registro delle opposizioni, farò poche cose semplicissime:

(a) verificherò presso il registro gestito da AGCOM se la numerazione dalla quale proviene la chiamata è riconducibile a un operatore che, nel rispetto delle regole, si è reso identificabile e, qualora non sia così…

(b) bloccherò la relativa numerazione sul mio telefono e

(c) pubblicherò qui il relativo numero

(d) se il numero risultasse intestato a un operatore iscritto presso il relativo registro segnalerò qui ai nostri uffici, come un qualsiasi privato cittadino, la telefonata di disturbo ricevuta con tutti gli elementi in mio possesso.

Suggerirei a tutti di fare altrettanto, costa poco e potrebbe far passare a qualcuno la voglia di violare le regole.

Nel mio primo caso il numero chiamante era +393501627447 e l’operatrice, prima di mettere giù il telefono a seguito della mia richiesta sull’origine dei miei dati e sul perché mi chiamasse nonostante la mia iscrizione nel registro delle opposizioni, ha dichiarato di chiamare da una non meglio precisata “società per l’energia elettrica”. Il numero (come racconta lo screenshot qui sopra) non è risultato iscritto presso il registro degli operatori di comunicazione.