PRIVACY DAILY 89/2023

I dipendenti di Tesla hanno condiviso tra loro le immagini delle telecamere di sorveglianza installate sui veicoli. Tesla assicura ai suoi milioni di proprietari di auto elettriche che la loro privacy è al sicuro. Le telecamere che inserisce nei veicoli per assistere la guida, si legge sul suo sito web, sono “progettate da zero per proteggere la vostra privacy”. Ma tra il 2019 e il 2022, gruppi di dipendenti Tesla hanno condiviso privatamente, tramite un sistema di messaggistica interna, video e immagini a volte altamente invasivi registrati dalle telecamere delle auto dei clienti. Lo rivelano alcune dichiarazione di nove ex dipendenti. Alcune delle registrazioni hanno colto i clienti Tesla in situazioni imbarazzanti. Un ex dipendente ha descritto un video di un uomo che si avvicinava a un veicolo completamente nudo. Sono stati condivisi anche incidenti e episodi di rabbia stradale. Tesla afferma nella sua informativa privacy che “le registrazioni delle telecamere rimangono anonime e non sono collegate a voi o al vostro veicolo”. Ma sette ex dipendenti hanno detto che il programma informatico che usavano al lavoro poteva mostrare la posizione delle registrazioni, il che potenzialmente poteva rivelare dove viveva un proprietario di Tesla. Un ex dipendente ha anche detto che alcune registrazioni sembravano essere state effettuate quando le auto erano parcheggiate e spente. Inizialmente, infatti, Tesla riceveva registrazioni video dai suoi veicoli anche quando erano spenti, se i proprietari davano il consenso. Ora però dovrebbe aver cessato questa pratica. Tesla non ha risposto alle domande sul caso.

Le associazioni per i diritti digitali dei consumatori hanno criticato la richiesta delle aziende del settore dei media di mantenere la loro esenzione dalla legge sulla privacy. Peter Lewis, direttore del Centro per la Tecnologia Responsabile dell’Australia Institute, ha dichiarato che è “deludente” che la coalizione per il Right to Know “nata con il lodevole obiettivo di proteggere i giornalisti e gli informatori, venga ora impiegata per perseguire gli interessi commerciali dei Big Media a spese del pubblico che essi pretendono di servire”. La proposta di riforma prevede, infatti, un diritto a fare causa per gravi violazioni della privacy e di ridurre le esenzioni previste per le attività giornalistiche. Ciò richiederebbe alle aziende del settore dei media di mettere al sicuro e distruggere le informazioni private e di informare le persone interessate nell’ambito del sistema di notifica delle violazioni dei dati. La coalizione Right to Know – che comprende giornali e televisioni, sia pubblici che privati – ha respinto la proposta, avvertendo che le modifiche avrebbero danneggiato la libertà di stampa. Il Centre for Responsible Technology ha dichiarato di essere “favorevole” alle riforme proposte , “il primo aggiornamento significativo delle leggi sulla privacy in quattro decenni”.  L’Istituto di tecnologia umana dell’Università di Sydney ha affermato che è “urgente” riformare la legge sulla privacy, data l’ascesa di tecnologie quali l’intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. L’istituto ha affermato che, poiché la lesione del diritto alla privacy può essere giustificata solo in circostanze limitate, “è difficile, se non impossibile, giustificare” un’esenzione generalizzata dalla legge sulla privacy, ad esempio per tutti i giornalisti e i partiti politici. Digital Rights Watch ha chiesto l’abolizione delle esenzioni per le piccole imprese e i partiti politici e si è detta d’accordo con la proposta del Dipartimento di ridurre l’esenzione per il giornalismo

La legge saudita sulla protezione dei dati personali è stata modificata ed entrerà in vigore il 14 settembre 2023. Secondo le fonti, i regolamenti esecutivi che integrano la PDPL saranno emanati prima di questa data. Il Consiglio dei ministri ha approvato una serie di 27 emendamenti alla legge originale, pubblicata in gazzetta ufficiale nel 2021. La legge  aggiornata tiene conto di alcune delle modifiche proposte in un documento di consultazione pubblicato dalla Saudi Data & Artificial Intelligence Authority nel novembre 2022, sebbene non tutte le proposte siano state attuate. Le modifiche introducono diversi concetti che allineeranno maggiormente la PDPL agli standard internazionali, come il GDPR. Le modifiche includono quelle relative ai dati particolari e ai diritti dell’interessato. Secondo le modifiche, il titolare non potrà raccogliere dati personali se non dall’interessato. Tuttavia, sono previste alcune esenzioni. Gli emendamenti includono anche la necessità che il titolare del trattamento adotti un’informativa privacy e la renda disponibile agli interessati e non diffonda i loro dati senza consenso. Sono state apportate modifiche anche per quanto riguarda i data breach e sui trasferimenti di dati al di fuori del Regno dell’Arabia Saudita. Gli emendamenti hanno ridefinito alcuni aspetti, come distruzione, divulgazione e dati particolari. L’articolo 4 della legge è stato modificato per dare all’interessato il diritto di accedere ai propri dati personali ai titolari e di chiedere di ottenerli intellegibili e chiari. L’interessato ha anche il diritto di chiederne la rettifica o l’aggiornamento, nonché di richiedere la distruzione dei dati non più necessari. L’emendamento all’articolo 20 della legge sottolinea la necessità che di notificare all’autorità competente eventuali data breach.

English version

Tesla employees shared images from surveillance cameras installed in the vehicles with each other. Tesla assures its millions of electric car owners that their privacy is safe. The cameras it places in vehicles to assist driving, its website states, are ‘designed from the ground up to protect your privacy’. But between 2019 and 2022, groups of Tesla employees privately shared, via an internal messaging system, sometimes highly invasive videos and images recorded by customer car cameras. This was revealed in statements by nine former employees. Some of the recordings caught Tesla customers in embarrassing situations. One former employee described a video of a man approaching a vehicle completely naked. Accidents and incidents of road rage were also shared. Tesla states in its privacy policy that ‘camera recordings remain anonymous and are not linked to you or your vehicle’. But seven former employees said the computer programme they used at work could show the location of the recordings, which could potentially reveal where a Tesla owner lived. One former employee also said that some recordings appeared to have been made when the cars were parked and switched off. Initially, in fact, Tesla received video recordings from its vehicles even when they were turned off, if the owners gave consent. Now, however, it is supposed to have ceased this practice. Tesla did not respond to questions about the case.

Consumer digital rights groups have rejected media companies’ request to maintain their exemption from the Privacy Act. Peter Lewis, director of the Australia Institute’s Centre for Responsible Technology, said it was ‘disappointing’ that the Right to Know coalition, ‘born with the laudable aim of protecting journalists and whistleblowers, is now being used to pursue the commercial interests of Big Media at the expense of the public they purport to serve’. Indeed, the reform proposal envisages a right to sue for serious breaches of privacy and to reduce exemptions for journalistic activities. This would require media companies to secure and destroy private information and to inform affected persons under the data breach notification system. The Right to Know coalition – which includes newspapers and television stations, both public and private – rejected the proposal, warning that the changes would harm press freedom. The Centre for Responsible Technology said it was ‘supportive’ of the proposed reforms, ‘the first significant update to privacy laws in four decades’. The University of Sydney’s Institute of Human Technology said it was ‘urgent’ to reform privacy law, given the rise of technologies such as artificial intelligence and facial recognition. The institute argued that because injury to the right to privacy can only be justified in limited circumstances, ‘it is difficult, if not impossible, to justify’ a blanket exemption from the Privacy Act, for example for all journalists and political parties. Digital Rights Watch called for the abolition of exemptions for small businesses and political parties and agreed with the Department’s proposal to reduce the exemption for journalism

The Saudi Personal Data Protection Law has been amended and will enter into force on 14 September 2023. According to sources, executive regulations supplementing the PDPL will be issued before this date. The Council of Ministers approved a series of 27 amendments to the original law, which was published in the official gazette in 2021. The updated law takes into account some of the changes proposed in a consultation paper published by the Saudi Data & Artificial Intelligence Authority in November 2022, although not all of the proposals have been implemented. The changes introduce several concepts that will bring the PDPL more in line with international standards, such as the GDPR. The changes include those relating to special data and the rights of the data subject. According to the amendments, the data controller will not be able to collect personal data except from the data subject. However, there are some exemptions. The amendments also include the need for the data controller to adopt a privacy notice and make it available to data subjects and not disclose their data without consent. Amendments were also made with regard to data breaches and data transfers outside the Kingdom of Saudi Arabia. The amendments redefined certain aspects, such as destruction, disclosure and special data. Article 4 of the law was amended to give the data subject the right to access his or her personal data to data controllers and to request to have it intelligible and clear. The data subject also has the right to request rectification or updating, as well as to request the destruction of data no longer needed. The amendment to Section 20 of the Act emphasises the need to notify the competent authority of any data breach.

PRIVACY DAILY 80/2023

Un nuovo ordine esecutivo del Presidente Biden limiterà l’uso degli spyware commerciali da parte del Governo degli Stati Uniti. Questi strumenti sono stati utilizzati fin ora per sorvegliare una serie di soggetti in tutto il mondo. L’ordine risponde alle crescenti preoccupazioni riguardo ai programmi che possono catturare messaggi di testo e altri dati dei cellulari. Alcuni programmi – i cosiddetti exploit “zero-click” – possono infettare un telefono senza che l’utente clicchi su un link dannoso. È noto che i governi di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, raccolgono grandi quantità di dati per scopi di intelligence e di law enforcement. La proliferazione di spyware commerciali ha, infatti, reso disponibili ai Paesi più piccoli strumenti potenti, ma ha anche creato quelle che i ricercatori e gli attivisti per i diritti umani avvertono come opportunità di abuso e repressione. La Casa Bianca ha reso noto l’ordine esecutivo prima del secondo summit per la democrazia che si terrà questa settimana. L’ordine “dimostra la leadership e l’impegno degli Stati Uniti nel promuovere la tecnologia per la democrazia, anche contrastando l’uso improprio di spyware commerciali e altre tecnologie di sorveglianza”, ha dichiarato la Casa Bianca in un comunicato. L’ordine di Biden, presentato come un divieto di utilizzo di spyware commerciali “che pongono rischi per la sicurezza nazionale”, prevede alcune eccezioni. L’ordine richiede al capo di ogni agenzia statunitense che utilizza programmi commerciali di certificare che il programma non rappresenti un rischio significativo per il controspionaggio o altri rischi per la sicurezza, ha dichiarato un alto funzionario dell’amministrazione. Tra i fattori che verranno utilizzati per determinare il livello di rischio per la sicurezza c’è il fatto che un attore straniero abbia utilizzato il programma per monitorare cittadini statunitensi senza autorizzazione legale o per sorvegliare attivisti per i diritti umani e altri dissidenti.

Il progetto di legge sui “Giochi Olimpici” potrebbe ottenere ampio sostegno, ma c’è chi denuncia una componente di sicurezza sproporzionata. Il testo, già adottato a larga maggioranza a fine gennaio in Senato, è stato esaminato la scorsa settimana all’Assemblea Nazionale ed è stato oggetto di un voto formale. L’articolo più controverso, sulla cosiddetta videosorveglianza “intelligente”, apre la strada a un esperimento che combinerebbe immagini riprese da telecamere e droni e algoritmi. L’esperimento riguarderà “eventi sportivi, ricreativi o culturali” su larga scala. Dovrebbe terminare il 31 dicembre 2024, ma potrebbe iniziare non appena la legge sarà promulgata e riguardare, ad esempio, la prossima Coppa del Mondo di rugby a settembre-ottobre. La maggioranza presidenziale e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin hanno insistito sulle garanzie e hanno difeso più volte il processo: l’analisi delle immagini per individuare automaticamente atti o gesti potenzialmente rischiosi, e la segnalazione agli agenti dietro un muro di schermi in modo che possano inviare i colleghi a controllare la situazione o a intervenire. Ma l’elenco degli “eventi” e dei comportamenti da rilevare sarà stabilito per decreto. Con grande disappunto dei deputati di Nupes, che si preoccupano di cosa verrà trattenuto, nonostante gli esempi fatti dal ministro: “un principio di incendio, imbottigliamenti della popolazione, un pacco o una borsa abbandonati”. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia quello di proteggere i milioni di persone che si prevede parteciperanno ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024, i deputati dell’opposizione sospettano che l’esecutivo stia cercando di utilizzare l’esperimento come trampolino di lancio per generalizzare questa tecnologia di sorveglianza dopo l’evento. “È un testo sulle Olimpiadi, tutti amano le Olimpiadi, tutti amano lo sport, quindi tutto passa”, sospira al contrario il deputato Ugo Bernalicis, il cui gruppo voterà contro il testo. Promette già di sottoporre la questione al Consiglio costituzionale.

Il principe Harry si è presentato a sorpresa a Londra, dinanzi all’High Court, in occasione dell’inizio di un procedimento giudiziario per intercettazioni telefoniche e privacy che coinvolge l’Associated Newspapers Limited (ANL). È la prima volta che il Duca di Sussex torna nel Regno Unito dopo il funerale della Regina, lo scorso settembre. Il principe fa parte di un gruppo di sette ricorrenti di alto profilo, tra cui il cantante Sir Elton John e suo marito regista David Furnish, le attrici Liz Hurley e Sadie Frost, la baronessa Doreen Lawrence e il politico liberaldemocratico Sir Simon Hughes. Tutti hanno mosso accuse contro l’editore del quotidiano Daily Mail. Sostengono di essere stati vittime di “abominevoli attività criminali” e di “gravi violazioni della privacy” da parte dell’Associated Newspapers – e hanno annunciato a ottobre di voler intentare una causa per abuso di informazioni private contro ANL, che è anche l’editore di The Mail On Sunday e MailOnline. I presunti atti illeciti, che avrebbero avuto luogo dal 1993 al 2011, comprendono l’assunzione di investigatori privati per piazzare segretamente dispositivi di ascolto all’interno di automobili e abitazioni, la registrazione di conversazioni telefoniche private, l’accesso a conti bancari con mezzi illeciti e il pagamento di funzionari di polizia per ottenere informazioni riservate. L’ANL nega le accuse e sostiene che dovrebbero essere archiviate senza processo. Un’udienza preliminare dell’Alta Corte ha preso in considerazione le argomentazioni legali, dopodiché il giudice deciderà se andare avanti.

English version

A new executive order by President Biden will restrict the use of commercial spyware by the US government. These tools have been used so far to surveil a variety of subjects around the world. The order responds to growing concerns about programmes that can capture text messages and other mobile phone data. Some programmes – so-called ‘zero-click’ exploits – can infect a phone without the user clicking on a malicious link. Governments around the world, including the United States, are known to collect large amounts of data for intelligence and law enforcement purposes. The proliferation of commercial spyware has, in fact, made powerful tools available to smaller countries, but it has also created what researchers and human rights activists perceive as opportunities for abuse and repression. The White House released the executive order before the second Democracy Summit this week. The order ‘demonstrates US leadership and commitment to advancing technology for democracy, including by countering the misuse of commercial spyware and other surveillance technologies,’ the White House said in a statement. Biden’s order, billed as a ban on the use of commercial spyware ‘that poses a national security risk’, includes some exceptions. The order requires the head of each US agency that uses commercial programmes to certify that the programme does not pose a significant counterintelligence or other security risk, a senior administration official said. Among the factors that will be used to determine the level of security risk is whether a foreign actor has used the programme to monitor US citizens without legal authorisation or to surveil human rights activists and other dissidents.

The ‘Olympic Games’ bill could gain support, while the opposition denounces a disproportionate security component. The text, already widely adopted at the end of January in first reading in the Senate, was examined last week in the National Assembly and was subject to a formal vote. The most controversial article, on so-called ‘smart’ video surveillance, paves the way for an experiment that would combine images taken by cameras and drones with algorithms. The experiment will cover large-scale ‘sporting, recreational or cultural events’. It should end on 31 December 2024, but could start as soon as the law is enacted and cover, for example, the next Rugby World Cup in September-October. The presidential majority and Interior Minister Gérald Darmanin have insisted on guarantees and have repeatedly defended the process: the analysis of images to automatically detect potentially risky acts or gestures, and the alerting of agents behind a wall of screens so that they can send colleagues to check the situation or intervene. But the list of ‘events’ and behaviour to be detected will be established by decree. Much to the disappointment of the Nupes MPs, who are concerned about what will be detained, despite the examples given by the minister: ‘a fire start, population bottlenecks, an abandoned parcel or bag’. Although the stated aim is to protect the millions of people expected to attend the 2024 Olympic and Paralympic Games, opposition MPs suspect that the executive is trying to use the experiment as a springboard to generalise this surveillance technology after the event. ‘It is a text about the Olympics, everyone loves the Olympics, everyone loves sport, so everything passes,’ sighs MP Ugo Bernalicis, whose group will vote against the text. He already promises to refer the matter to the Constitutional Council.

Prince Harry made a surprise appearance at the High Court in London for the start of a wiretapping and privacy court case involving Associated Newspapers Limited (ANL). This is the first time the Duke of Sussex has returned to the UK since the Queen’s funeral last September. The prince is one of a group of seven high-profile claimants, including singer Sir Elton John and his director husband David Furnish, actresses Liz Hurley and Sadie Frost, Baroness Doreen Lawrence and Liberal Democrat politician Sir Simon Hughes. All have made accusations against the editor of the Daily Mail newspaper. They claim to have been victims of ‘abominable criminal activity’ and ‘serious breaches of privacy’ by Associated Newspapers – and announced in October that they would file a lawsuit for misuse of private information against ANL, which is also the publisher of The Mail On Sunday and MailOnline. The alleged misdeeds, which allegedly took place from 1993 to 2011, include hiring private investigators to secretly plant listening devices inside cars and homes, recording private telephone conversations, accessing bank accounts by illicit means, and paying police officers to obtain confidential information. The ANL denies the charges and argues that they should be dismissed without trial. A preliminary hearing of the High Court considered the legal arguments, after which the judge will decide whether to go ahead.

Messina Denaro: eccessivo pubblicare referti e dettagli strettamente clinici

(GARANTE PRIVACY) – COMUNICATO STAMPA, 18 GEN – Anche in casi di vicende di assoluto interesse pubblico, riguardanti persone che si sono macchiate di crimini orribili, la pubblicazione integrale di referti, o la diffusione di dettagli particolareggiati presenti nelle cartelle cliniche relativi a patologie, non appare giustificata.

E’ quanto ribadisce il Garante che richiama l’attenzione di media, siti web e social media al rigoroso rispetto del principio di essenzialità fissato dalle Regole deontologiche per l’attività giornalistica.

L’Autorità ha già avviato iniziative di sua competenza.

Il caso Vagnato: ladri di biciclette e ladri di dignità


Gabriele Vagnato
 di professione influencer, scelto, tra l’altro, da Fiorello come inviato di Viva Rai 2, qualche mese fa decide di emulare Le Iene e – così lo racconta lui stesso – “entrare nella testa di un ladro” di biciclette, raccontando, naturalmente, al mondo intero, minuto per minuto, il suo esperimento sociale. L’idea è tanto semplice quanto pericolosa, specie se attuata nel modo sbagliato: comprare una bicicletta, installarci sopra non uno ma due GPS, uno dei quali con funzioni anche di microspia acustica, parcheggiare la bici in bella vista, aspettare che qualcuno la rubi e poi pedinare e smascherare il ladro, tutto, rigorosamente, sotto lo sguardo indiscreto di un paio di telecamere. Detto fatto.

Continua a leggere #Governareilfuturo qui su HuffPostItalia