La gogna social sulle borseggiatrici di Milano è incivile (è illegale)

La vicenda è ormai nota e ha, forse, tristemente avuto più eco mediatico di quello che avrebbe meritato. La Consigliera comunale milanese Monica Romano ieri, in un post, si è scagliata contro una delle ultime tendenze social dei suoi concittadini: riprendere e pubblicare sui social scene di borseggio metropolitano con in bella vista, ovviamente, il volto delle e dei presunti borseggiatori, per lo più “zingari”.

Apriti cielo.

Se vuoi leggere il mio pezzo nella rubrica Governare il futuro su HuffingtonPost lo trovi qui.

Privacy weekly, la nuova rubrica di #cosedagarante su StartupItalia

Le #cosedegarante si arricchiscono di una nuova rubrica, Privacy weekly, tutti i venerdì su StartupItalia. Uno spazio dove potrete trovare tutte le principali notizie dal mondo privacy e dintorni della settimana. Se poi vi sarà rimasto del tempo e vorrete saperne di più potete leggere qui le news quotidiane di Privacy Daily o iscrivervi alla newsletter Privacy Newsweek.

Grazie a StartupItalia per l’ospitalità e al direttore Giampaolo Colletti!

I timori di Martin Cooper, l’inventore del telefonino, “per gli effetti sui bambini”

Oggi 94enne, resta entusiasta della sua invenzione, che però ha spalancato anche ai più piccoli la porta a una quantità infinita di contenuti e servizi che non sono adatti a loro e dai quali andrebbero tenuti lontano. Per questo bisogna introdurre sistemi di verifica dell’età.

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Il caso Alberto Ongania e perché, già oggi, non si può e non si deve morire di privacy

Il diritto alla privacy, per settimane, è stato additato come responsabile dapprima dell’impossibilità di procedere a ricerche più efficaci e, quindi, della morte di una persona. Ma quei dati avrebbero potuto e, probabilmente, dovuto essere utilizzati come il Garante ha chiarito sin dal 2008.

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Le iniziative delle altre Autorità

MÀS QUE UN MÒVIL | L’Autorità garante spagnola promuove una campagna per l’uso responsabili del cellulare da parte dei minori

L’Agenzia Spagnola per la Protezione dei Dati (AEPD) e l’UNICEF Spagna stanno portando avanti la campagna “Màs que un mòvil” (Più che un cellulare), mirata allo scopo di sensibilizzare i genitori sui rischi che derivano da un uso non responsabile dello smartphone da parte dei loro figli.

Secondo i dati del rapporto UNICEF Spagna relativo all’impatto della tecnologia sull’adolescenza, l’età media di accesso al primo dispositivo mobile per uso personale nel Paese è inferiore agli 11 anni. Inoltre, il rapporto mostra che quasi il 95% degli adolescenti ha un telefono cellulare con connessione a Internet, ma soltanto il 29,1% degli intervistati afferma che i genitori stabiliscono regole per l’uso della tecnologia, solo il 24% dichiara di avere a disposizione un tempo limitato per l’utilizzo dei dispositivi e il 13,2% di poter accedere a contenuti limitati.

AEPD e UNICEF forniscono, quindi, alle famiglie la “Guida che non arriva con il cellulare”, una serie di raccomandazioni per incoraggiare il dialogo e favorire un approccio attivo all’educazione dei figli, trasmettendo valori e, soprattutto, informazioni sufficienti a garantire un uso responsabile del cellulare.

La guida elenca 10 punti chiave che i genitori devono tenere in considerazione prima di regalare un cellulare ai propri figli:

  1. Pianificare l’arrivo del telefono cellulare
  2. Supervisionare e definire regole e limiti
  3. Curarsi dei dati sui social network
  4. Interessarsi ai videogiochi
  5. Sapere con chi parlano i ragazzi
  6. Stimolare il senso critico
  7. Essere aperti all’aiuto
  8. Essere responsabili dei propri figli
  9. Garantire uno spazio di disconnessione
  10. Verificare come si sentono i ragazzi nella loro vita digitale

Alla campagna “Màs que un mòvil” partecipano compagnie telefoniche – Movistar, Orange, Vodafone e Yoigo – e reti televisive – Atresmedia, Mediaset, RTVE, Movistar Plus+ e Vodafone TV –. Inoltre, JC Decaux trasmette lo spot sulla propria segnaletica stradale e nei centri commerciali, mentre Metro de Madrid e EMT Madrid diffondono l’iniziativa sui rispettivi canali.

La campagna è, peraltro, compresa nelle azioni di divulgazione del Patto Digitale per la protezione delle persone, promossa sempre dall’AEPD, che riunisce più di 400 organizzazioni e associazioni.