Il rapporto redatto da Human Rights Watch, “All This Terror Because of a Photo’: Digital Targeting and Its Offline Consequences for LGBT People in the Middle East and North Africa”, esamina l’uso del targeting digitale da parte delle forze di sicurezza e le sue conseguenze offline – tra cui la detenzione e la tortura – in cinque paesi: Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Tunisia. I risultati mostrano come le forze di sicurezza impiegano il targeting digitale per raccogliere e creare prove a sostegno dei procedimenti giudiziari. In questo video trovate alcune testimonianze, nell’ascoltarle, un vero pugno allo stomaco. Qui l’articolo di Human Rights Watch.
DATE ARCHIVES : Febbraio 2023
1 marzo, Inaugurazione Clinica legale – Università di Milano-Bicocca
Domani parteciperò all’inaugurazione della Clinica legale: “Diritto dell’Unione Europea e Protezione dei dati personali” organizzata dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca.
Per info clicca qui.
EVENTO “NAVIGHIAMO IN SICUREZZA. SCOPRI COME TUTELARE I TUOI DATI”
Il mio intervento al convegno “Navighiamo in sicurezza. Scopri come tutelare i tuoi dati” organizzato dalla Facoltà di economia dell’UNINT – Università degli Studi Internazionali di Roma.
PRIVACY DAILY 55/2023
Nonostante le richieste dell’Autorità Garante federale, il Governo tedesco ha deciso, per ora, di mantenere il proprio account di Facebook. “Dal nostro punto di vista, la presenza su Facebook è una parte importante del nostro lavoro di pubbliche relazioni e vogliamo mantenerla per il momento”, ha dichiarato il vice portavoce del governo Wolfgang Büchner. La settimana scorsa, il Bundesdatenschutzbeauftragte, Ulrich Kelber, aveva dato istruzioni all’Ufficio stampa federale di interrompere la gestione della pagina del Governo federale su Facebook. Nella lettera veniva specificata la necessità di provvedere alla chiusura della pagina entro quattro settimane dal ricevimento dell’avviso. Il vice portavoce del governo ha ora affermato che tutte le questioni legali saranno esaminate attentamente entro questo termine. Inoltre, ha aggiunto, “questo non esclude che faremo ricorso contro la decisione dell’Autorità garante”. Al centro della disputa c’è la questione della titolarità dei trattamenti di dati da parte dei gestori di una pagina Facebook. A riguardo, il Governo tedesco ritiene che solo Facebook sia il titolare del trattamento. L’Autorità garante federale sostiene, invece, che, secondo la disciplina in materia di protezione dei dati personali, un’autorità pubblica non potrebbe gestire una pagina fan di Facebook. “Tutte le autorità hanno la responsabilità di rispettare la legge in modo esemplare”, ha sottolineato Ulrich Kelber. Secondo quanto emerso dall’istruttoria svolta dai suoi Uffici, ciò è attualmente impossibile quando si gestisce una pagina fan.
Imprenditori e startupper sono molto interessati a Fintech e Blockchain. Secondo un rapporto di CBInsights, il 2022 è stato un anno positivo per le soluzioni fintech basate sulla blockchain: già al momento delle rilevazioni (terzo trimestre) erano stati raccolti investimenti per 21,7 miliardi di dollari e le previsioni sembrano indicare che complessivamente si arriverà a 28,9 miliardi (nel 2021 erano stati raccolti 26,1 miliardi; nel 2020 solo 3,2). Dal 2018 la maggior parte degli investimenti provenienti dal settore del venture capital è stato destinato a progetti relativi al Web3, agli NFT, al gaming e al metaverso. Nel 2022, considerando i primi 9 mesi, il settore dove sono stati investiti più soldi (il 63%), è il Web3. Uno dei prodotti più di successo della collaborazione tra fintech e blockchain è la cosiddetta DeFI, ossia la finanza decentralizzata, che offre grandi vantaggi e opportunità rispetto a quella tradizionale, sebbene presenti dei rischi. Secondo il rapporto, i vantaggi offerti da questa tecnologia sono: facilità di accesso ai servizi finanziari per coloro che non hanno un conto in banca o hanno poche risorse; esecuzione molto più veloce delle transazioni rispetto a i processi tradizionali di compensazione e regolamento; nessun limite orario per effettuare operazioni; anonimato e nessuna divulgazione dei dati personali. Specialmente l’ultimo fattore, però, suscita opinioni contrastanti: per gli operatori del settore DeFi rappresenta un grande beneficio, tuttavia ciò potrebbe celare anche un potenziale pericolo, poiché l’anonimato non permette di applicare le misure di sicurezza relative all’anti-riciclaggio. Recentemente è emersa quella che tuttavia potrebbe sembrare una soluzione, ossia la CeDeFi, una soluzione DeFi a cui sono integrate delle pratiche di AML che permetterebbe di evitare truffe e furti.
Nel Regno Unito arriva il “Department of Cool”, presentato come una sorta di startup tecnologica del Governo. Il nuovo DSIT (Department for Science, Innovation and Technology) rappresenta una delle iniziative di punta della premiership di Rishi Sunak, accolta con favore anche dall’industria. Sembra essere l’incarnazione della tanto sbandierata promessa di trasformare la Gran Bretagna nella “prossima Silicon Valley del mondo”. Ma alcuni nodi già sono venuti al pettine. A quasi tre settimane, varie questioni relative ai finanziamenti e al personale rimangono irrisolte. Inoltre, uno dei suoi principali atti legislativi, il Data Protection and Digital Information Bill, rischia di restare in sospeso fino alla prossima sessione parlamentare. I critici sostengono che il Governo rischia di perdere terreno prezioso. Infatti, il DSIT dovrà affrettarsi a preparare le proposte legislative in materia di innovazione alla svelta, in vista del Discorso del Re di fine anno (il meccanismo con cui i governi del Regno Unito definiscono la programmazione della propria azione legislativa). L’opposizione contesta che tutto ciò rischia di ritardare l’adozione di provvedimenti fondamentali per far crescere l’economia britannica e tutelare imprese e consumatori. In gioco ci sono, infatti, vari passaggi strategici, tra cui la sostituzione del GDPR con un regime britannico di protezione dei dati. Stando a quanto dichiarato dal Governo, l’Online Safety Bill dovrebbe tornare alla Camera dei Lord il mese prossimo, mentre il Digital Markets, Competition and Consumer Bill arriverà “in questa sessione, non appena il tempo parlamentare lo consentirà”. Sul Data Protection Bill, però, la nota governativa è più cauta: “rimane un impegno” e “proseguirà il suo iter a tempo debito”.
English version
Despite the demands of the Federal Supervisory Authority, the German government has decided to maintain its Facebook account for the time being. ‘From our point of view, the Facebook presence is an important part of our public relations work and we want to keep it for the time being,’ said deputy government spokesman Wolfgang Büchner. Last week, the Bundesdatenschutzbeauftragte, Ulrich Kelber, had instructed the Federal Press Office to discontinue the operation of the federal government’s page on Facebook. The letter specified that the page should be shut down within four weeks of receipt of the notice. The deputy government spokesman has now stated that all legal issues will be carefully examined within this deadline. Moreover, he added, ‘this does not exclude that we will appeal the decision of the Supervisory Authority’. At the centre of the dispute is the question of the ownership of data processing by the operators of a Facebook page. In this respect, the German government believes that only Facebook is the data controller. The Federal Data Protection Authority argues, on the other hand, that according to data protection regulations, a public authority could not operate a Facebook fan page. “All authorities have a responsibility to comply with the law in an exemplary manner,” emphasised Ulrich Kelber. According to the findings of the investigation carried out by his offices, this is currently impossible when running a fan page.
Entrepreneurs and startuppers are very interested in fintech and blockchain. According to a report by CBInsights, 2022 was a good year for blockchain-based fintech solutions: already at the time of the findings (Q3), $21.7 billion in investments had been raised, and forecasts seem to indicate that a total of $28.9 billion will be raised (in 2021, $26.1 billion had been raised; in 2020, only $3.2 billion). Since 2018, most of the investments from the venture capital sector have been for projects related to Web3, NFT, gaming and metaverse. In 2022, considering the first 9 months, the sector where the most money (63%) has been invested is Web3. One of the most successful products of the collaboration between fintech and blockchain is the so-called DeFI, i.e. decentralised finance, which offers great advantages and opportunities compared to traditional finance, albeit with risks. According to the report, the advantages offered by this technology are: easy access to financial services for those who do not have a bank account or have few resources; much faster execution of transactions compared to traditional clearing and settlement processes; no time limits for making transactions; anonymity and no disclosure of personal data. Especially the last factor, however, arouses conflicting opinions: for DeFi operators, this is a great benefit, however, it could also represent a potential danger, as anonymity does not allow for the application of anti-money laundering security measures. Recently, what might nevertheless seem to be a solution has emerged, namely CeDeFi, a DeFi solution to which AML practices are integrated that would prevent fraud and theft.
In the UK comes the ‘Department of Cool’, presented as a kind of government technology start-up. The new DSIT (Department for Science, Innovation and Technology) is one of the flagship initiatives of Rishi Sunak’s premiership, also welcomed by industry. It seems to be the embodiment of the much-hyped promise to turn Britain into the ‘next Silicon Valley of the world’. But some knots have already come to the boil. Almost three weeks on, several funding and personnel issues remain unresolved. Moreover, one of its key pieces of legislation, the Data Protection and Digital Information Bill, is likely to remain on hold until the next parliamentary session. Critics argue that the government risks losing valuable ground. Indeed, DSIT will have to hurry to prepare legislative proposals on innovation quickly, in view of the end-of-year King’s Speech (the mechanism by which UK governments schedule their legislative action). The opposition counters that this risks delaying the adoption of key measures to grow the British economy and protect businesses and consumers. There are, in fact, several strategic steps at stake, including the replacement of the GDPR with a British data protection regime. According to the government, the Online Safety Bill is expected to return to the House of Lords next month, while the Digital Markets, Competition and Consumer Bill will arrive ‘in this session, as soon as parliamentary time permits’. On the Data Protection Bill, however, the government note is more cautious: ‘it remains a commitment’ and ‘will continue its progress in due course’.
28 febbraio, evento “NAVIGHIAMO IN SICUREZZA. SCOPRI COME TUTELARE I TUOI DATI”
Se la tecnologia diventa strumento di persecuzione contro gli LGBT+
Il rapporto di Human Rights Watch, “Tutto questo orrore solo per una foto”, ci illumina in modo incontrovertibile su decine di episodi di autentica caccia alle streghe digitale in atto in Medio Oriente e Nord Africa e, in particolare, in Egitto, Iraq, Giordania, Libano e Tunisia.
Con una serie di casi balzati sulla cronaca dei giornali nazionali e internazionali, ne “La privacy degli ultimi” scritto per Rubbettino, avevo sottolineato quanto sia di cruciale importanza garantire, anche nella dimensione digitale, la privacy di chi ha orientamenti sessuali diversi. La privacy è infatti spesso l’ultimo baluardo di libertà, l’ultima difesa prima di essere discriminati per come si è.
Se vuoi leggere il mio pezzo nella rubrica Governare il futuro su HuffingtonPost lo trovi qui.
Quel selfie ancor m’offende (o almeno dovrebbe)
Dolore e commozione alla camera ardente di Maurizio Costanzo sono stati interrotti e vilipesi da un episodio che sbaglieremmo a lasciarci scivolare addosso con indifferenza.
Leggi qui il pezzo nella mia rubrica Governare il futuro su HuffingtonPost.
GARANTISMI – SELFIE AI FUNERALI con Maria De Filippi alla Camera Ardente di Maurizio Costanzo
In questa nuova puntata di #Garantismi insieme a Matteo Flora parliamo delle immagini del selfie chiesto da una serie di fan a Maria De Filippi durante l’ultimo saluto a Maurizio Costanzo. Il fenomeno non è nuovo, ma è una pratica diffusa. Cosa c’è dietro?
PRIVACY DAILY 54/2023
Justin Trudeau contro il blocking test di Google. Il primo ministro canadese ha dichiarato che è stato un “terribile errore” da parte di Google bloccare i contenuti giornalistici come reazione nei confronti di una proposta di legge del Governo che obbligherebbe il gigante tecnologico a pagare per essi. Questa settimana Google ha dichiarato di aver testato il blocco dell’accesso alle notizie da parte di alcuni utenti canadesi come potenziale risposta all’Online News Act del governo Trudeau, ormai in via di approvazione. Trudeau, parlando con i giornalisti a Toronto, ha detto che il blocco delle notizie in Canada è un problema che lo “preoccupa”. “Mi sorprende davvero che Google abbia deciso di impedire ai canadesi l’accesso alle notizie piuttosto che pagare effettivamente i giornalisti per il lavoro che svolgono”, ha detto, aggiungendo che “penso che sia un errore terribile e so che i canadesi si aspettano che i giornalisti siano ben pagati per il lavoro che fanno”. L’Online News Act, introdotto l’anno scorso dal governo di Trudeau, ha creato delle regole per le piattaforme per negoziare accordi commerciali e pagare coloro che pubblicano le notizie. Anche Meta ha sollevato preoccupazioni riguardo alla legislazione e ha avvertito che potrebbe essere costretto a bloccare la condivisione di notizie sulla sua piattaforma. La legge è stata approvata dalla Camera dei Comuni canadese a dicembre ed è attualmente all’esame della Camera alta del Parlamento, che raramente blocca la legislazione approvata dalla Camera bassa, in quanto camera non elettiva. Le norme mirano ad aiutare l’industria canadese dell’informazione, che ha chiesto una regolamentazione delle aziende tecnologiche, citando le crescenti perdite finanziarie del settore e lamentando che le Big Tech guadagnano costantemente una maggiore quota di mercato degli introiti pubblicitari online.
Una nuova ricerca negli Stati Uniti mostra che alcune questioni relative alla tecnologia non hanno colore politico. Un nuovo rapporto del Ethics and Public Policy Center e l’Institute for Family Studies Center mostra una diffusa preoccupazione per i bambini online. E una serie di proposte politiche che mirano a ripristinare la capacità dei genitori di guidare i propri figli in quel “selvaggio west” che è il Web, hanno registrato alti livelli di sostegno tra i genitori, a prescindere dall’appartenenza politica. Un recente rapporto di Common Sense Media ha rilevato che l’età media della prima esposizione alla pornografia è ora di 12 anni e che tre quarti degli adolescenti hanno visto porno online entro i 17 anni. Ma i genitori hanno molto di cui preoccuparsi per i ragazzi, oltre all’esposizione precoce alla pornografia. Il cyberbullismo e la condivisione non consensuale di foto di nudo hanno afflitto le scuole superiori. Queste preoccupazioni stanno risuonando tra i politici. La legge attuale e decenni di precedenti della Corte Suprema offrono al Congresso un margine di manovra molto più ampio per proteggere i ragazzi online senza dover affrontare le complessità di questioni più ampie legate al free speech. Uno sforzo bipartisan per adottare misure modeste per proteggere i bambini online potrebbe dare i suoi frutti. La senatrice repubblicana Marsha Blackburn del Tennessee e il senatore democratico del Connecticut Richard Blumenthal hanno spinto i loro colleghi ad approvare il loro Kids Online Safety Act (KOSA), che aggiornerebbe il quadro di riferimento per il modo in cui le aziende tecnologiche servono i minori online.
La “cybercittà utopica” dello Zimbabwe potrebbe diventare una minaccia per la privacy. I gruppi per i diritti mettono, infatti, in discussione le ambizioni di sorveglianza del progetto multimilionario, soprattutto in un Paese in cui le forze di sicurezza sono state accusate di violenze e arresti arbitrari In una fertile distesa di campi e fattorie soprannominata Nuova Harare, lo Zimbabwe sta costruendo una “cybercittà” ad alta tecnologia, lontana dalle strade intasate dal traffico e dalle baraccopoli sovraffollate della vicina capitale del Paese. Il Presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, desideroso di evidenziare le notizie positive sulla travagliata economia del Paese, l’anno scorso ha lanciato la prima fase del progetto Zim Cyber City, del valore di 500 milioni di dollari, in collaborazione con la società Mulk International di Dubai. Il piano per Zim Cyber City prevede la costruzione di aree residenziali di alto livello, centri commerciali, uffici moderni e hub informatici. Tuttavia, anche se alcuni commentatori dubitano che il progetto si realizzerà, gli attivisti per i diritti digitali sono preoccupati per i piani che prevedono l’installazione di sistemi di sorveglianza al centro del progetto. Mulk International ha dichiarato che installerà “tecnologie di sorveglianza direttamente collegate alle autorità di polizia”, aggiungendo che le strutture garantiranno la sicurezza delle persone che vivono e lavorano lì. I gruppi per i diritti temono che i dati raccolti nella Zim Cyber City possano essere usati impropriamente dalle autorità di un Paese in cui le forze di sicurezza sono state accusate di violenze e arresti arbitrari nei confronti di manifestanti e attivisti dell’opposizione. Il Ministro dell’Informazione, della Pubblicità e dei Servizi di Radiodiffusione dello Zimbabwe, Monica Mutsvangwa, ha affermato che i sistemi di sicurezza della nuova città saranno utilizzati semplicemente per tenere al sicuro i residenti. “La privacy di nessuno sarà compromessa”, ha dichiarato senza fornire ulteriori dettagli sui piani. Per prevenire eventuali abusi gli attivisti hanno affermato che la Zim Cyber City dovrà essere sottoposta a severi controlli.
English version
Justin Trudeau against Google’s blocking test. The Canadian prime minister said it was a ‘terrible mistake’ for Google to block news content as a reaction to a government bill that would force the tech giant to pay for news content. This week, Google said it was testing blocking access to news by some Canadian users as a potential response to the Trudeau government’s Online News Act, which is now in the process of being passed. Trudeau, speaking to reporters in Toronto, said that news blocking in Canada is an issue that ‘worries’ him. “It really surprises me that Google has decided to prevent Canadians from accessing news rather than actually paying journalists for the work they do,” he said, adding that “I think it’s a terrible mistake and I know Canadians expect journalists to be well paid for the work they do.” The Online News Act, introduced last year by the Trudeau government, created rules for platforms to negotiate business deals and pay those who publish news. Meta has also raised concerns about the legislation and warned that it may be forced to block news sharing on its platform. The bill was passed by the Canadian House of Commons in December and is currently being considered by the upper house of Parliament, which rarely blocks legislation passed by the lower house, as it is a non-elective chamber. The regulations are intended to help the Canadian information industry, which has called for regulation of technology companies, citing growing financial losses as Big Tech steadily gain more market share of online advertising revenue.
New research in the US shows that some technology issues have no political colour. A new report by the Ethics and Public Policy Center and the Institute for Family Studies Centre shows widespread concern about children online. And a series of policy proposals aimed at restoring the ability of parents to guide their children in the ‘wild west’ that is the Web have registered high levels of support among parents, regardless of political affiliation. A recent report by Common Sense Media found that the average age of first exposure to pornography is now 12 and that three quarters of teenagers have seen online porn by the age of 17. But parents have a lot for teens to worry about besides early exposure to pornography. Cyberbullying and non-consensual sharing of nude photos have plagued high schools. These concerns are resonating with politicians. Current law and decades of Supreme Court precedent give Congress much more leeway to protect kids online without having to deal with the complexities of broader free speech issues. A bipartisan effort to adopt modest measures to protect children online could pay off. Republican Senator Marsha Blackburn of Tennessee and Democratic Senator Richard Blumenthal of Connecticut pushed their colleagues to pass their Kids Online Safety Act (KOSA), which would update the framework for how technology companies serve children online.
Zimbabwe’s ‘utopian cybercity’ could become a threat to privacy. Indeed, rights groups are questioning the surveillance ambitions of the multi-million dollar project, especially in a country where security forces have been accused of violence and arbitrary arrests In a fertile expanse of fields and farms dubbed New Harare, Zimbabwe is building a high-tech ‘cybercity’ away from the traffic-clogged streets and overcrowded slums of the country’s neighbouring capital. Zimbabwean President Emmerson Mnangagwa, keen to highlight positive news about the country’s troubled economy, last year launched the first phase of the $500 million Zim Cyber City project in partnership with Dubai-based Mulk International. The plan for Zim Cyber City involves the construction of high-end residential areas, shopping malls, modern offices and IT hubs. However, although some commentators doubt that the project will come to fruition, digital rights activists are concerned about plans to install surveillance systems at the heart of the project. Mulk International has stated that it will install ‘surveillance technology directly linked to law enforcement authorities’, adding that the facilities will ensure the safety of the people who live and work there. Rights groups fear that the data collected in Zim Cyber City could be misused by authorities in a country where security forces have been accused of violence and arbitrary arrests of protesters and opposition activists. Zimbabwe’s Minister of Information, Publicity and Broadcasting Services, Monica Mutsvangwa, said security systems in the new city would be used simply to keep residents safe. “No one’s privacy will be compromised,” she said without giving further details of the plans. To prevent any abuses, activists said Zim Cyber City will have to be subjected to strict controls.
Privacy Today un caffè con Guido Scorza
Nella puntata di oggi, ore 9.30, con Vittorio Colomba “Privacy Today un caffè con Guido Scorza” su Affari Italiani, parleremo delle sfide della privacy per il mondo corporate.
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